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OLTRE I CONFINI DELL'ORDINE SIMBOLICO CRISTIANO. CONTRO L'OMOFOBIA E LA MISOGINIA NELLA CHIESA

Tratto da: Adista Documenti n° 2 del 08/01/2011

DOC-2318. ROMA-ADISTA. Capire le ragioni della radicata omofobia presente nella Chiesa cattolica significa in primo luogo indagare l'ordine simbolico patriarcale che per secoli ha sovrinteso alla costruzione dei generi e delle identità all'interno delle comunità cristiane. Da qui l'importanza attribuita da Elizabeth Green, teologa e pastora della Chiesa Battista, alla "decostruzione" dei simboli come prima tappa fondamentale per superare le pratiche di oppressione ed esclusione che su questi ordini simbolici si sono andate stratificando.

 

Nella Chiesa cattolica - spiega la Green nel suo intervento al convegno "La Sorgente e Nuova Proposta: persone omosessuali in cammino da vent'anni a Roma", svoltosi il 13 e 14 novembre 2010 a Roma (v. Adista n. 93/10) - l'omosessualità "è resa invisibile, ‘tolta di mezzo', per fondare un ordine socio-simbolico eteronormativo" teologicamente retto dalla dicotomia Creatore-creatura, in cui il polo divino è stato declinato al maschile, mentre quello umano al femminile. "La pratica dell'omosessualità è esplicitamente esclusa; l'unico comportamento sessuale ammesso è quello eterosessuale all'interno di una relazione monogamica. Tale ordine è costruito a partire da una rigida differenziazione tra maschile e femminile e dalla subordinazione del femminile al maschile. Mettere in questione solo uno di questi tre assunti rischia di far traballare tutto l'edificio". Essendo l'eteronormatività costruita non solo in opposizione all'omosessualità ma anche in opposizione alle donne, si può dire così che, nell'ordine simbolico cristiano, gli uomini omosessuali sono discriminati a causa del loro orientamento sessuale, ma che, finché questo rimane invisibile, "godono dei privilegi accordati al loro genere, classe e via dicendo". E che, al contrario, le donne eterosessuali "godono dei privilegi accordati all'eterosessualità in generale mentre sono discriminate a causa del loro genere. Non è difficile - sottolinea la teologa - vedere come le donne lesbiche siano rese doppiamente inessenziali e invisibili a causa sia del genere che della preferenza sessuale".

Che cosa ha premesso allora alle Chiese del protestantesimo storico di aprirsi negli ultimi anni a politiche di affermazione dell'omossessualità? La risposta a questo interrogativo – che la Green dice di poter solo "abbozzare" – va ricercata nella "distinzione tra sacro e profano che è stata declinata in modo diverso all'interno del protestantesimo". Di seguito ampi stralci della relazione di Elizabeth Green. (e. c.)

 

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