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RISCHIO ROGO PER IL “GESÙ STORICO” DI PAGOLA: ILVATICANO LO HA MESSO SOTTO INDAGINE

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 12/02/2011

35982. BILBAO-ADISTA. Sembrava fosse finita la persecuzione contro il Gesù. Un approccio storico del teologo José Antonio Pagola, già vicario della diocesi di San Sebastián all’epoca di mons. José María Setién vescovo. E invece, lanciata da El Correo di Bilbao (30/1), arriva la notizia che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha messo sotto indagine il libro - che pure porta il nihil obstat di mons. Juan María Uriarte (successore di Setién e predecessore di mons. José Ignacio Munilla) -, che ha venduto 80mila copie ed è stato tradotto in varie lingue. Sembrava si potesse sperare in una “riabilitazione” del teologo, per due motivi: innanzitutto la Ppc (la casa editrice dei religiosi marianisti per i cui tipi aveva visto la luce il “Gesù storico” e che però, sotto pressioni gerarchiche, l’aveva poi ritirato da tutte le librerie, v. Adista n. 19/10) lo scorso dicembre ha pubblicato una nuova opera di Pagola, El camino abierto por Jesús. Mateo (seguiranno i volumi sugli altri tre evangelisti); in secondo luogo il teologo basco era tornato a parlare in pubblico (all’Università di Cantabria) con un successo per lui abituale, sebbene in parte “censurato”: il suo nome non era inserito nel programma ufficiale dell’evento, un compromesso trovato con la diocesi (v. gli interventi integrali del teologo in Adista nn. 6 e 11/11). Speranza evidentemente mal riposta. Non si sapeva d’altronde che è stata «richiamata all’ordine», così riferisce El Correo, la diocesi di Gefate (suffraganea di quella di Madrid) proprio per aver concesso il nulla osta a El camino abierto por Jesús.

Prende quindi il via un’indagine dall’iter lungo e tortuoso che terrà conto dei pareri negativi espressi dai singoli vescovi e dalla Commissione dottrinale dell’episcopato spagnolo (v. Adista n. 65/08), delle relazioni dei consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede, delle risposte che lo stesso Pagola darà al questionario che la Congregazione gli invierà per sapere cosa ha da dire a sua discolpa.

E quale sarà la colpa? Ecco, questo a Pagola non è dato sapere, come a tutti gli indagati dal Vaticano. In una lettera di solidarietà inviata a Pagola in questi giorni, José María Castillo, altro teologo finito nel 1988 sotto la pressa vaticana, scrive: «La cosa più dura in queste situazioni è non sapere esattamente cosa sta succedendo e perché sta succedendo»; e riferisce: «Sono molti ed eccellenti i teologi che hanno letto e riletto il tuo libro su Gesù. E non hanno trovato in esso nulla che sia contrario o che attacchi il dogma cristologico».

Non solo «non hanno trovato nulla» ma, secondo il card. Gianfranco Ravasi, teologo e presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, «il modo più trasparente per guidare il lettore non "tecnico" in questa selva [di saggi sulla cristologia] rimane forse quello narrativo adottato in Spagna da due studiosi, Armand Puig i Tàrrech (Gesù. Risposta agli enigmi, San Paolo) e José Antonio Pagola (Gesù. Un approccio storico, Borla)» (Il Sole24ore, 5/12/2010). Come Ravasi, sembra sia un estimatore di Pagola il numero due della Congregazione per la Dottrina della Fede, il segretario mons. Luis Francisco Ladaria: a quanto afferma il quotidiano di Bilbao, all’epoca egli «era favorevole alla pubblicazione» del “Gesù storico”, e ora sarebbe stato bypassato. Terrà conto l’indagine della Congregazione anche di questi ultra-autorevoli pronunciamenti? (eletta cucuzza)

 

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