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PRIMA LA VITA, “IN CARNE E OSSA”. IV FORUM MONDIALE DI TEOLOGIA E LIBERAZIONE

Tratto da: Adista Documenti n° 20 del 12/03/2011

DOC-2337. DAKAR-ADISTA. Erano molteplici le sfide che si era posta la IV edizione del Forum Mondiale di Teologia e Liberazione (FMTL), svoltasi a Dakar dal 5 all’11 febbraio (v. Adista nn. 2 e 6/11). Per prima cosa, il FMTL era stato pensato non più come un evento parallelo al Forum Sociale Mondiale, come nelle sue tre edizioni precedenti (2005 a Porto Alegre, 2007 a Nairobi e 2009 a Belém), bensì come parte integrante dello stesso. E per la prima volta era destinato a svolgersi in un Paese a grande maggioranza musulmana (per circa il 95%), in cui la questione del pluralismo religioso avrebbe quindi inevitabilmente assunto una luce particolare. Questa IV edizione si proponeva, inoltre, di elaborare un’agenda planetaria per la teologia – quella, si intende, liberatrice, contestuale, impegnata a lavorare per «un altro mondo possibile» –  per i prossimi anni, almeno fino alla successiva edizione del Forum Mondiale di Teologia e Liberazione.

Non tutto però è andato secondo i piani - la vita è troppo imprevedibile, come ha sottolineato il segretario esecutivo del Forum Luiz Carlo Susin -: il caos organizzativo dovuto alla mancanza di disponibilità del nuovo rettore ha di fatto impedito ai partecipanti del FMTL tanto di far conoscere ad altri le proprie attività quanto di scegliere tra quelle esterne al Forum di teologia, con la conseguenza che gli incontri si sono svolti tutti tra volti noti e che la “contaminazione” desiderata con il Forum Sociale Mondiale non ha potuto aver luogo. La confusione regnante in termini di organizzazione e le difficoltà di comunicazione tra mondi diversi hanno purtroppo impedito una riflessione congiunta di cristiani e musulmani sul pluralismo, che pure doveva rappresentare uno degli aspetti di maggiore interesse di questa edizione del FMTL. E ciò malgrado il fatto che la convivenza, in Senegal, tra la schiacciante maggioranza musulmana e le minoranze cristiane sia pacifica, fraterna e cordiale. E nonostante tutti i partecipanti del Forum Sociale Mondiale abbiano potuto sperimentare e apprezzare fino in fondo la celebre tengara senegalese.

Il FMTL ha comunque rappresentato un passo in avanti riguardo alla discussione sull’epistemologia, sui metodi e sui linguaggi più adeguati a dar conto della straordinaria complessità del tempo presente. Nella tensione dialettica tra l’esperienza quotidiana della vita dei popoli in tutta la grande varietà di contesti e le questioni sistemiche globali, il Forum ha individuato come «primo luogo teologico» la «vita in carne ed ossa dei nostri popoli» – come si legge nel messaggio finale del FMTL –, a partire da cui e in funzione di cui «esistono le nostre storie, i nostri testi, le nostre tradizioni religiose, le nostre istituzioni». In netta controtendenza rispetto alla teologia classica, che considera la Scrittura come la fonte originaria della Parola di Dio, il Forum ha ribadito la radicale inversione di rotta operata dalla Teologia della Liberazione, individuando nella «relazione viscerale con la vita del popolo, con le sue lotte e le sue speranze, con le sue sofferenze e le sue feste» – come scrive Susin nel suo bilancio della IV edizione del FMTL per la rivista Concilium – «il terreno primario della rivelazione divina», a partire dal quale «la Scrittura acquista nuova luce» sulla base del «criterio del dare vita e vita in abbondanza». Ed è quindi la vita del popolo, più che l’istituzione confessionale, il luogo in cui si dà la comunità di appartenenza primaria di fede, consentendo alla teologia di aprirsi alle religioni, superando le frontiere della tradizione cristiana, per diventare, afferma Susin, «una teologia virtualmente aperta a qualunque fonte da cui derivi un segnale di liberazione».

Ma per rispondere all’immane portata delle trasformazioni mondiali, la teologia non può evitare di guardare oltre, a quel “tempo assiale” che rimanda a una nuova configurazione religiosa e culturale dell’umanità, un tempo di rotture radicali e di  prospettive inedite. È questa coscienza di “assialità” che - a giudizio di José María Vigil (il cui intervento, nella sessione su “Il futuro della teologia nella prospettiva di liberazione”, si è soffermato proprio sulle priorità di una possibile agenda teologica planetaria) - il FMTL è chiamato ad assumere, privilegiando il compito di accompagnare e favorire le trasformazioni e le rotture che si renderanno necessarie. Un tema che a Dakar non ha ancora assunto grande rilievo, ma su cui inevitabilmente il Forum mondiale di Teologia e Liberazione dovrà tornare in maniera approfondita nelle prossime edizioni.

Rimandando alla ricca documentazione sul FMTL già pubblicata da Adista (sui nn. 2 e 6 e sul sito, www.adista.it), pubblichiamo qui di seguito il Messaggio finale del Forum e le interviste concesse alla nostra agenzia da Luiz Carlos Susin e da José María Vigil. (claudia fanti)

 

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