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CAPI SCOUT ROMANI: SUL DEGRADO CIVILE, COLPEVOLE SILENZIO DELL’AGESCI E DELLA CHIESA

Tratto da: Adista Notizie n° 30 del 16/04/2011

36090. ROMA-ADISTA. È un gesto di rottura, compiuto in maniera anche piuttosto polemica, con la scelta fatta ormai diversi anni fa dai vertici dell’Agesci (la più importante associazione di scout cattolici in Italia) di non intervenire sulle questioni di carattere politico ed ecclesiale: ne sono protagonisti 63 capi scout della zona Roma Ovest (“Cassiopea”), che in un documento inviato il 22 marzo scorso agli organismi dirigenti dell’associazione, alla Presidenza della Cei, al vicario del papa per la Diocesi di Roma ed ai Vescovi ausiliari della loro città denunciano il degrado raggiunto dalla nostra vita civile ed il colpevole silenzio, anche ecclesiale, che accompagna questa difficile fase del Paese.

«Non possiamo tacere», ripetono quasi come un refrain i capi scout romani nella loro lettera-appello. E spiegano: «Da tempo la vita della comunità civile, la stessa esperienza personale quotidiana, ed in particolare quella dei giovani, è sconvolta, colpita, avvilita dal prorompente e violento affermarsi di disvalori, di stili di vita, che non solo sono estranei alla nostra cultura, alle nostre speranze, al nostro impegno per un mondo migliore, ma confliggono duramente con essi, sono ad essi antagonisti, ne svuotano ogni contenuto positivo, ogni possibilità di successo».

«Non vogliamo tacere», continuano i capi scout dell’Agesci romana, «dell’avvilente silenzio, della mancanza di coraggio, se non dell’omertà, che abbiamo dolorosamente osservato in troppi luoghi, occasioni, eventi, nei quali la gravità di quanto recentemente emerso nelle cronache politiche e giudiziarie avrebbe dovuto sollevare ammonimenti, prese di posizione nette ed inequivocabili di condanna e di salvaguardia delle condizioni minimali perché sia salvo il rispetto reciproco e la dignità delle istituzioni della Repubblica democratica». Il riferimento, esplicito, è ai vertici della Chiesa: «Ci sentiamo responsabili - scrivono - del silenzio dei nostri vescovi, pur con le autorevoli eccezioni di cui abbiamo avuto notizia: li sproniamo al coraggio, alla profezia, perché sappiano confortare il dolore, raddrizzare il disorientamento, che avvertiamo vastissimi nelle comunità cristiane locali, nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi frequentati dai nostri giovani».

Non manca una critica ai vertici del loro stesso movimento: «Ci sentiamo responsabili, ma non solidali, del silenzio (non conta se imbarazzato o meno) dei nostri organi direttivi nazionali e regionali, che, assoggettati al vincolo democratico di rappresentanza, sono la nostra voce pubblica istituzionale. Li impegniamo ad un più attento e tempestivo ascolto dei capi e dei gruppi scout; e a una più netta azione pubblica che dia testimonianza del pensiero e dell’impegno dei capi educatori dell’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani». (valerio gigante)

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