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È CONTRO «L’AUTENTICA DOTTRINA CATTOLICA»: I VESCOVI USA CENSURANO UN LIBRO DELLA TEOLOGA JOHNSON

Tratto da: Adista Notizie n° 30 del 16/04/2011

36097. NEW YORK-ADISTA. Un altro nome illustre della teologia cattolica statunitense è incappato nella censura della locale Conferenza episcopale: questa volta è toccato alla religiosa giuseppina suor Elizabeth Johnson, 69 anni (v. Adista n. 64/08), nota esponente della teologia femminista nonché docente di Teologia sistematica presso la Fordham University di New York, gestita dai gesuiti. La Johnson ha ricevuto infatti un rimprovero per il suo libro The Quest for the Living God (“La ricerca del Dio vivente”), pubblicato nel 2007, che non sarebbe in accordo con «l’autentica dottrina cattolica». Un’accusa da eterno ritorno, questa, perché mossa anche ad altri testi di teologi Usa, come, per citare i più recenti, The Sexual Person di Todd Salzman, presidente del dipartimento di teologia dell’Università di Creighton, e Michael G. Lawler, docente emerito di teologia (v. Adista n. 75/10); Being Religious Interreligiously del teologo Peter Phan, docente presso la cattedra di Dottrina sociale della Chiesa intitolata a Ignacio Ellacuría presso la Georgetown University a Washington (v. Adista nn. 63 e 89/07), e alcuni scritti su matrimonio omosessuale, aborto e contraccezione di Daniel Maguire, docente di Teologia ed Etica religiosa all’Università gesuita di Marquette, a Milwaukee (v. Adista n. 27/07).

La commissione dottrinale della Conferenza dei vescovi, presieduta dall’arcivescovo di Washington card. Donald Wuerl, ha diffuso, il 30 marzo, un comunicato in cui accusa il libro di Elizabeth Johnson, assai diffuso e popolare anche tra i non addetti ai lavori e utilizzato come libro di testo in molte università, di «minare completamente il Vangelo e la fede di coloro che credono in esso», in particolare per quanto riguarda il tema della Trinità. Nessun provvedimento disciplinare contro la teologa, però, la quale ha immediatamente risposto (30/3) diffondendo a sua volta una dichiarazione personale. La decisione dei vescovi, ha scritto, è giunta senza alcuna possibilità di dialogo e «fornisce un’immagine errata della linea fondamentale di pensiero che il libro sviluppa». «Avrei gradito avviare un dialogo per chiarire i punti critici – ha aggiunto – ma non sono mai stata invitata a farlo». Segno di mancanza di dialogo è anche il fatto che la dichiarazione dei vescovi «fraintende radicalmente ciò che penso e che in realtà ho scritto».

Da parte sua, Wuerl, in una dichiarazione firmata, lamenta il fatto che la Johnson non abbia chiesto un imprimatur da parte di un vescovo: ciò avrebbe dato all’autrice «l’opportunità di avviare un dialogo con il vescovo riguardo alla dottrina cattolica espressa nel libro» e quindi le eventuali chiarificazioni sarebbero avvenute prima della pubblicazione. «Anche se l’imprimatur non è richiesto per tutti i libri che trattano di Sacra Scrittura e Teologia – ha precisato – è ancora una prassi raccomandata».

 

Sette problemi

I nove vescovi della Commissione hanno sollevato, nel loro documento di 21 pagine, sette perplessità sul libro della Johnson. In primo luogo, il fatto di aver offerto «una reinterpretazione approfondita della dottrina su Dio» mettendo in discussione elementi centrali della teologia cattolica; in secondo luogo, di aver affermato che il linguaggio religioso usato nella Bibbia e nella tradizione cristiana è inadeguato ed ha un carattere metaforico, dovendo esprimere un mistero incomprensibile. Questa posizione, le viene imputato, la avvicina allo «scetticismo illuministico» di Kant.

I vescovi hanno quindi posto l’accento sull’interrogativo posto dalla Johnson se Dio, nella sua natura divina, sia in grado di soffrire per gli errori umani: interrogativo al quale la teologa risponde affermativamente, minando – secondo i vescovi – la trascendenza di Dio: come se considerasse l’esistenza di Dio, insomma, differente in grado ma non in qualità rispetto alla realtà creata.

Un altro problema è costituito dalla convinzione della teologa che i nomi umani attribuiti a Dio siano nati da un preciso contesto socio-politico; cosa che, per la Commissione dottrinale, non tiene in conto la rivelazione divina e il linguaggio teologico biblico e della tradizione usato per parlare di Dio.

L’opera di suor Elizabeth, si legge poi nel documento, non sembra sostenere la rivelazione completa e definitiva di Gesù come Signore e Salvatore; la pienezza della verità, aveva scritto, può essere raggiunta solo tenendo conto delle religioni non cristiane. Così facendo la Johnson negherebbe dunque «l’unicità di Gesù come Verbo incarnato». A ciò si aggiungerebbe una visione panteistica di Dio, discordante rispetto alla visione di Dio come «radicalmente distinto dalla creazione».

Infine, le viene rimproverato di «limitare la nostra comprensione di Dio all’economia della salvezza», riducendo la concezione tradizionale di Dio come tre persone ad un mero simbolismo. Ciò rappresenterebbe una contraddizione rispetto al Vangelo e alla fede in Cristo come figlio di Dio, sostengono i nove vescovi.

 

Stima e apprezzamenti

Non è chiaro il motivo per cui il libro sia finito sotto la lente della Commissione dottrinale a tanto tempo dalla pubblicazione. All’epoca in cui venne pubblicato esso suscitò infatti molti elogi per il fatto di offrire nuovi modi di intendere Dio sulla base di diverse correnti teologiche: da quella femminista a quella nera, da quella della liberazione a quella interreligiosa, da quella politica a quella ecologica. Per questo motivo, vinse il primo premio della Catholic Press Association per la categoria “teologia accademica”. Secondo quanto afferma p. Thomas G. Weinandy, direttore esecutivo del Segretariato per la Dottrina presso la Conferenza episcopale, il libro venne segnalato alla Commissione nell’inverno 2009-2010, ma non si sa da chi né esattamente quando.

Pieno sostegno alla teologa è stato espresso dal presidente della Fordham University, il gesuita p. Joseph M. McShane. Il suo lavoro teologico, ha scritto (30/3), «è molto serio». D’altronde, il suo altissimo profilo è confermato anche dall’essere stata presidente della Catholic Theological Society of America (Ctsa, 1995-1996) e della Ecumenical Theological Society.

«Come studiosa – afferma la stessa Johnson nella sua risposta al documento dei vescovi – ho sempre considerato le critiche come una preziosa opportunità di approfondire un tema». «Considero questo documento – conclude, annunciando di non voler rilasciare ulteriori dichiarazioni – come occasione per riflettere ancora di più sul mistero del Dio vivente, che è ineffabile».

Un’importante espressione di solidarietà proviene anche dal direttore del settimanale dei gesuiti statunitensi America, p. James Martin che sul blog del sito della rivista scrive (31/3): «Non ho letto Quest, quindi non posso fare commenti sulla notifica. Ma ho letto quasi tutti gli altri libri di Elizabeth Johnson e li ho trovati di grandissima utilità per me come cristiano, cattolico, gesuita e prete. È tra i miei teologi preferiti». «È una fantastica insegnante», conclude. «Spero che questa recente notifica non dissuada nessuno dal leggere i libri che ho citato».

Un appunto al modo di procedere dei vescovi è giunto dal National Catholic Reporter (7/4), che sottolinea come essi abbiano «deciso di non seguire le proprie stesse linee guida per la gestione delle dispute con i teologi». Secondo il documento pubblicato dai vescovi nel 1989 intitolato «Responsabilità dottrinali: approcci alla promozione della cooperazione e alla risoluzione di incomprensioni tra vescovi e teologi», tali dispute «devono seguire scrupolosamente passi specificamente delineati che comprendono un dialogo con il teologo per chiarire dati, significato e relazione con la tradizione cattolica individuando, allo stesso tempo, le implicazioni per la vita della Chiesa». Cosa che la commissione dottrinale non ha fatto. (ludovica eugenio)

 

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