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Chiesa di frontiera Casa Zaccheo: la passione per il Vangelo e per la storia

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 36 del 30/04/2011

La piccola comunità dei sacramentini è arrivata a Caserta sette anni fa con un desiderio: vivere il Vangelo come passione per la vita e per la storia. Due dimensioni che rimangono ancora un po’ in ombra, anche nella Chiesa, rispetto agli ambiti liturgico, catechetico e pastorale. Invece siamo convinti che la vita venga prima di ogni progetto “a tavolino”. Sentiamo che la politica, l’economia, la finanza, l’ecologia, la pace, i diritti, la giustizia, la criminalità, la denuncia sono parte integrante della spiritualità cioè dell’esperienza di Gesù di Nazareth.
Siamo arrivati a queste riflessioni provocati dalla preghiera, dall’ascolto delle nostre insoddisfazioni, da alcuni “segni dei tempi” e da tante e tanti testimoni coraggiosi e fedeli dell’umanità di Gesù di Nazareth, a cominciare dal vescovo Raffaele Nogaro, che ci hanno aiutato a capire che il Vangelo è un “progetto di società”. Allora, in questo senso, la nostra comunità si contraddistingue per il suo carattere “politico”, perché cerca di partecipare “da dentro” alle dinamiche sociali e civili della città e del territorio: essa interpreta l’Eucaristia come forza di trasformazione della società.
Abbiamo scelto come nostro punto di riferimento l’art. 37 della Regola di Vita dei padri sacramentini: «Sensibili al grido dei poveri e alla loro sofferenza […], ogni comunità che celebra l’Eucaristia è chiamata con una conversione radicale a contestare il peccato e le sue strutture e ad annunciare la speranza di un mondo nuovo […]. Solidali con quelli che lavorano per una vera promozione dell’uomo, stiamo attenti alle implicanze sociali delle nostre azioni».
Per questo motivo, la scelta di Caserta non è stata casuale. La città, insieme a Napoli, è ormai un’unica conurbazione con più di quattro milioni di abitanti: unica zona in Italia con una concentrazione così elevata di persone. Terra del Sud Italia piena di fascino ambientale, di calore umano, di storia antica ma, anche afflitta da tanti mali. Solo per citarne alcuni: la cronica disaffezione alla partecipazione civile e l’assistenzialismo; il sistema clientelare, diffusissimo anche dentro le istituzioni pubbliche che, per questo, non godono di credibilità. Dopo sette anni di permanenza in città, siamo testimoni di una classe politica incapace, corrotta e complice di profonde ingiustizie sociali. Nonostante potenzialità immense dal punto di vista storico-ambientale, assistiamo ad uno stato di trascuratezza e di degrado. Essendo direttamente coinvolti come soci nel lavoro della Cooperativa sociale neWhope con le suore orsoline di Casa Rut (v. Adista n. 13/11), capiamo meglio perché il clima diffuso di omertà e illegalità non permetta lo sviluppo di un’economia sana e di occupazione, che per la gran parte è gestito in maniera diretta o indiretta dalla malavita organizzata che qui si chiama camorra.
Abbiamo scelto Caserta non per spirito masochistico e neanche per un senso di superiorità, ma perché il Sud, come ogni Sud del mondo, è simbolo di un’ottica ben precisa del Vangelo, del Crocifisso di Nazareth, che è quella delle periferie, degli oppressi, dell’attenzione agli ultimi: si può comprendere e aiutare la storia solo a partire dalle vittime. Abbiamo scelto di vivere in un appartamento, in un quartiere popolare nella periferia della città, e questa scelta ci aiuta a stare più dentro, e da vicino, ai cammini quotidiani della gente, delle famiglie, nelle loro fatiche e nelle loro difficoltà, nelle attese e nella condivisione delle piccole e grandi scelte di ogni giorno: è naturale il viavai delle persone e degli amici, il fermarsi a tavola, una chiacchierata o un momento più disteso di ascolto, o anche di ospitalità di qualche notte per qualche fratello che vive nella precarietà.
Zaccheo è il nome che lo spirito ci ha suggerito per la nostra casa, appunto “Casa Zaccheo”, come icona ispiratrice per noi e per la missione in questo territorio. «Capo dei pubblicani e ricco cercava di vedere quale fosse Gesù… poiché era piccolo… salì su un sicomoro. Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo scendi subito… scese e lo accolse pieno di gioia… e gli disse: Signore io do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto» (Lc 19,1-10). Zaccheo provoca prima di tutto la nostra vita sul versante del maschilismo presente anche in noi, anche all’interno della Chiesa; sul versante del potere, della fama e della ricchezza nelle sue varie forme. Zaccheo non sente, non vede il suo popolo, la sua oppressione. Passa dalla parte del forte, diventa anche lui un oppressore. Solo la riconciliazione con se stessi può farci arrivare a comprendere quanto dolore c’è dietro le maschere delle nostre illusioni e può farci arrivare a “restituire” giustizia a noi stessi e agli altri.
«Riconciliare giustizia e pace» è, in sintesi, il senso del nostro servizio. Esso cura due fondamentali ambiti: l’interiorità come riconciliazione (con percorsi di preghiera, di accompagnamento personale e cammini per i divorziati e separati) e il sociale come giustizia, con le lotte per l’ambiente e per il verde pubblico, contro le cave, per l’acqua pubblica, per i diritti dei migranti e dei rom, con accompagnamenti personali mirati alla formazione al lavoro.
Casa Zaccheo, in fondo, è segno e presenza di una fraternità che desidera prendersi cura della persona, dell’anima, dell’interiorità, nell’accoglienza della debolezza e della diversità: innanzitutto della nostra piccolezza, e poi di quella di chi incontriamo, in modo particolare del mondo maschile, che tende ad esprimere la sua caratteristica non nella forza dello Spirito. E nello stesso tempo, Casa Zaccheo è espressione dell’animo, della forza nonviolenta dello Spirito; vuole essere coscienza politica, viva dentro la città, nella responsabilità a creare percorsi nonviolenti per una nuova convivenza civile secondo le chiamate della storia: nuove forme di fraternità, di riconciliazione, nuovi modi di affrontare i conflitti.
Un’esperienza profondamente significativa per noi a Caserta è la condivisione di vita con le suore orsoline di Casa Rut: due comunità religiose si incontrano, si confrontano e con la forza del Vangelo cercano di plasmare la loro esistenza alla luce delle sfide che il territorio fa emergere, in maniera libera. Ci muoviamo soprattutto dentro la realtà provocatoria e coinvolgente, contraddittoria e stimolante dell’immigrazione. È interessante che, una volta tanto, a fare da guida non sono i religiosi, i preti, i maschi, ma sono le religiose, le donne: ci lasciamo provocare dalla loro presenza e dalla loro testimonianza, dal loro modo di accogliere le ferite che la vita riversa sulle storie di donne lese nella loro dignità e intimità e di tramutarle in possibilità di vita e di riscatto, una vita che sia piena e abbondante per tutte e tutti.
La tenda della Pace, infine, riunisce la nostra comunità religiosa maschile di Casa Zaccheo, quella femminile delle suore Orsoline di Casa Rut e le amiche e gli amici che condividono il nostro spirito e le nostre attività. Attraverso laboratori di approfondimento sui temi della pace e dei diritti, la Tenda della Pace offre a se stessa e alla città uno spazio di formazione, di confronto e di riflessione, ponendo in essere gesti concreti di giustizia, di legalità e di liberazione.

* Religiosi sacramentini della comunità Casa Zaccheo (Caserta)

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