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IL “PREZZO” DELLA SANTITÀ. COSTI E POLEMICHE PER LA STATUA DI GIOVANNI PAOLO II

Tratto da: Adista Notizie n° 46 del 18/06/2011

36180. ROMA-ADISTA. «Bella e suggestiva: un’opera moderna che come tale stimola e muove la fantasia». Così Gianni Alemanno definiva lo scorso 18 maggio, giorno dell’inaugurazione, la statua in bronzo di Giovanni Paolo II realizzata su bozzetto dello scultore Oliviero Rainaldi. «L’autore ha voluto esprimere in maniera originalissima il simbolo della reciproca accoglienza», gli faceva eco il card. Agostino Vallini, vicario del papa per la Diocesi di Roma, anch’egli presente a piazza dei Cinquecento (stazione Termini) quando l’opera è stata mostrata ai romani per la prima volta. Commenti entusiastici che hanno ceduto rapidamente il passo a ritrattazioni e prese di distanza, vista l’accesa polemica esplosa nei giorni successivi attorno all’opera d’arte donata alla città di Roma dalla Fondazione Silvia Paolini Angelucci.

Ad aprire le danze è stato l’Osservatore Romano, che il giorno seguente all’inaugurazione accusava il lavoro di Rainaldi di «scarsa riconoscibilità» e paragonava la figura stilizzata di papa Wojtyła nell’atto di aprire con gesto accogliente il mantello a una «garitta». Alla definizione del quotidiano vaticano si aggiungevano rapidamente quelle dei romani che avevano avuto modo di vedere l’opera («la campana», «er pipistrello», ecc.), anche parte del centrodestra romano - Renata Polverini e Fabio Sabbatani Schiuma in testa - si schierava contro il monumento costringendo il primo cittadino ad una precipitosa marcia indietro: «Io non sono di quelli che considerano tutto inamovibile e non in discussione», si schermiva appena tre giorni dopo l’inaugurazione e «se la statua non piace, interverremo in qualche modo togliendola».

E così spuntava prima la proposta di istituire una «commissione di saggi» per valutare eventuali progetti alternativi, poi l’idea di una consultazione fra i cittadini da effettuarsi sia sul sito del Comune sia nelle parrocchie e, infine, Repubblica lasciava trapelare la notizia secondo cui si sarebbe orientati a lasciare la statua lì dov’è, ma apportando ad essa «alcuni ritocchi». Il tutto accompagnato dall’esplodere di un’ulteriore polemica fra il sovrintendente Umberto Broccoli e il Pontificio Consiglio della Cultura, accusato dal primo di aver dato via libera alla realizzazione della statua dopo averne visto il bozzetto salvo poi dissociarsi una volta scoppiata la controversia. Al che il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio, rispondeva rendendo pubblico il bozzetto da lui stesso visionato ed evidenziandone la difformità rispetto all’opera poi realizzata.

Quale che sia il destino della statua, «rimozione» o «ritocchi», appare molto probabile che le ulteriori spese saranno a carico dei cittadini romani che del resto, di soldi, in relazione all’evento della beatificazione di Wojtyła, sembra ne abbiano sborsati, e ne sborseranno in quantità. Sorvolando infatti su un’altra polemica scatenatasi parallelamente a quella che ha visto protagonista la «garitta» (ci riferiamo ai presunti costi astronomici della mostra fotografica “Karol il papa dei popoli”, allestita in contemporanea a Roma e a Cracovia: si parla di circa 80mila euro per esporre 18 foto del papa polacco su alcune strutture mobili), il costo dei tre giorni di celebrazioni pare abbia raggiunto, secondo lo stesso Alemanno, la cifra complessiva di 4,6 milioni di euro. A fronte di un impegno finanziario così ingente, l’Opera Romana Pellegrinaggi ha rimborsato al Comune 370mila euro (450mila quelli inizialmente promessi), tanto che lo stesso Alemanno, finita la festa, ha mostrato  tutto il suo disappunto per il mancato inserimento della beatificazione di Wojtyla nella lista dei cosiddetti “Grandi Eventi”: in tal caso le spese sarebbero state pressoché a totale carico dello Stato. Ora si è in attesa di un intervento legislativo specifico del governo, onde evitare che il consistente indebitamento del Comune si traduca in un aumento dell’imposizione fiscale sui cittadini romani. Su questo, Alemanno era stato categorico in conferenza stampa: «Non ci saranno nuove tasse per pagare l’evento. Il bilancio è già stato fatto».

Certo è che l’entità dei costi reali avrebbe potuto essere prevista con largo anticipo, e forse il Comune non avrebbe sbagliato a puntare un po’ di più i piedi col Vicariato e con l’Orp quando quest’ultima metteva in circolazione cifre chiaramente al ribasso. Basti pensare che, durante la tre giorni, sono state distribuite oltre 2 milioni di bottigliette d’acqua, sono stati impiegati circa 2.500 vigili urbani, 100 dipendenti comunali e 600 dipendenti Zètema, mentre Atac ha incrementato del 30% la presenza di risorse in servizio, Ama ha raccolto 250 tonnellate di rifiuti, impiegando oltre 1.200 operatori e circa 400 mezzi, e l’Ares 118 ha attivato 1.920 operatori, un ospedale da campo, 17 presidi medici avanzati e 60 mezzi dedicati al soccorso. A fronte di un impegno del genere, già ampiamente dettagliato dal Comune nelle settimane precedenti la beatificazione, lo scorso 5 aprile il card. Vallini dichiarava: «Abbiamo deciso di non chiedere nulla alle istituzioni per rispetto al difficile momento economico che attraversa il Paese. Quindi si provvederà con gli sponsor, le banche e poi ci penseremo noi». Qualcuno, evidentemente, gli ha creduto. (marco zerbino)

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