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OLTRE LO STATO CONFUSIONALE

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 49 del 25/06/2011

Non è bastato che il grande comunicatore B. si sia presentato come esempio di disimpegno, secondo il motto del “Comitato per il no”: «Fidati, astieniti». Né è bastato che i telegiornali rompessero il silenzio sbagliando la data dei referendum. La gente è andata a votare. Ha trovato la strada, nonostante il polverone alzato per confondere.

Poteva ricordare, il nostro premier, che dalle centrali atomiche dei nostri vicini importiamo il 6-7% dell’elettricità (non il 19 come ha detto il ministro Romani, elevando la confusione a regola). Accolto il rilievo, avremmo notato, comunque, che stare a 10 o 100 km da impianti nucleari non è la stessa cosa. Poteva anche dire che la preparazione al futuro esige la ricerca sull’atomo.

L’avremmo ascoltato con interesse e con quel poco di fiducia consentito dalla politica di Tremonti. Poteva persino, l’unto del Signore divenuto profeta, ribadire che «il nucleare è il futuro dell’umanità». Ci saremmo limitati a citare la Germania che prevede la chiusura degli impianti nucleari entro il 2022 e la crescita delle rinnovabili dal 17 al 38% entro il 2020, all’80% entro il 2050.

Invece no, anche stavolta B. ha attaccato quanti giudica non cittadini ma nemici senza cervello. E ha emesso una delle sue sentenze sommarie: il referendum sul nucleare è «inutile». Inutile lo strumento dell’esercizio diretto della democrazia, fonte di diritto primario? Un verdetto del genere nasce dalla mentalità del ghe pensi mi. Fu nell’ottobre 2009 che B. rassicurò gli industriali brianzoli: «Per la democrazia e la libertà ghe pensi mi». Bella pretesa, legare la libertà e la democrazia alla concentrazione dei poteri. Sono idee ammesse solo nel regno della confusione.

E in preda al marasma ha operato ultimamente la maggioranza. Con la legge 112/2009 ha imposto il ricorso al nucleare per produrre il 25% dell’elettricità. L’Idv è ricorso al referendum. Poi Fukushima e la moratoria nell’attuazione della legge appena votata. Ma in uno dei suoi monologhi, il premier svela il proposito di riesumare il piano appena spenta l’«onda emotiva». La Cassazione conferma allora l’ammissibilità del referendum. In risposta B. lo definisce «demagogico»: farebbe «votare sul nulla». In-tanto però vuole il ricorso alla Consulta per ottenerne l’abolizione. E mentre il Pdl lascia libertà di voto, i notabili (ciellini in testa) spingono all’astensione. In un impeto di solidarietà con il capo, Scajola dichiara «inutili» i referendum sul nucleare e sul legittimo impedimento, «fuorvianti» quelli sull’acqua. Sul piano psicologico, la regia della “paura” s’intreccia con gli spot in favore della “serenità”. I rom e i profughi devono allarmare; il disastro giapponese no.

E in questo stato di caos il governo pretende la fiducia. Non gli riesce smaltire la spazzatura? Pazienza e fiducia. Pazienza, di fronte alla confusione fra efficienza nella gestione dell’acqua e la sua privatizzazione con licenza di “profitto”. Fiducia, anche se il Parlamento è precettato per sottrarre B. alla giustizia.

Il 2 giugno qualcuno ruba la carta dei siti di possibili installazioni nucleari. «Se il livello di sicurezza è questo – nota Ignazio Marino – meglio rinunciare». D’accordo, il dilettantismo è pericoloso. Ma ancor più temibile lo stato confusionale. È per questo che il popolo italiano non si è fidato ed è corso a votare.

Affluenza al 57%. I sì oltre il 95%. 25 milioni di elettori bocciano il governo del fare su questioni fondamentali di politica economica, energetica, giuridica. E ora, fatta chiarezza, possono godersi il mare in questa favolosa primavera.

* Parroco della chiesa dei ss. Vito e Modesto a Lonnano, Pratovecchio (Ar)

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