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Lettera ai teologi: anche gli animali fanno parte del Regno di Dio

Tratto da: Adista Documenti n° 63 del 10/09/2011

DOC-2375. FORLÌ-ADISTA. Sui danni provocati dall’antropocentrismo, così profondamente radicato nella tradizione giudaico-cristiana, l’ecoteologia ha già posto ripetutamente l’accento, evidenziando come il vecchio paradigma, osservando tutto in funzione dell’essere umano, ci abbia alienato dalla natura collocandoci al di fuori e al di sopra di essa e, molto spesso, e oggi più che mai, contro di essa. In realtà, se nella Genesi l’essere umano appare l’unico plasmato a immagine e somiglianza di Dio, la “nuova rivelazione” trasmessa dalle scienze ci dice invece che tutti gli atomi del nostro corpo sono gli stessi che compongono le stelle dell’universo, che cioè siamo, letteralmente, polvere di stelle, formati della stessa materia del pianeta. E che, dunque, non esistono differenze sostanziali fra il corpo umano e quello di altri esseri viventi, perché tutti, dai primi batteri comparsi sulla terra fino a noi, presentano gli stessi elementi di base che costituiscono la vita: gli stessi 20 amminoacidi e gli stessi quattro elementi chimici - l’adenina, la guanina, la citosina e la timina - che permettono la combinazione degli amminoacidi rendendo possibile la biodiversità. Come ha affermato il teologo Leonardo Boff (v. Adista n. 26/09), «tutti gli esseri viventi hanno questa stessa formula di base e possono quindi essere considerati cugini o fratelli. Tra un lombrico e noi vi è il 46% di elementi comuni, tra uno scimpanzè e gli esseri umani c’è appena la differenza di un gene. Quello che esiste allora non è un ambiente, ma una comunità di vita. Per questo difendere la natura è difendere la nostra stessa vita».

Da qui la necessità di superare l’antropocentrismo in direzione di una profonda comunione con tutti gli esseri, perché, come afferma ancora Boff, la nostra vocazione è quella di prenderci cura del guardino dell’Eden, custodendo l’eredità che l’universo ci ha affidato. Ed è proprio in questa direzione che va la «proposta per una teologia non specista» (una teologia cioè che superi quella tradizione che considera «la superiorità ontologica della specie umana sulle altre creature») difesa con vigore, in una lettera aperta ai teologi cattolici, da Gianni Tadolini, coordinatore del Gruppo P.A.C.-Psicologia Animale Comparata, con sede a Forlì (www.psicoanimale.splinder.com), nonché coordinatore della Sezione di Neuroscienze e Biologia dei Recettori della Associazione per lo Studio della Psicologia e delle Neuroscienze “G.M. Balzarini”, Istituto di ricerca e formazione in convenzione con le Università di Bologna e di Urbino. Di seguito ampi stralci della sua lettera aperta. (claudia fanti)

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