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DIMMI CON CHI VAI E TI DIRÒ CHI SEI. PROTESTE CONTRO LA VISITA DI KAGAME IN FRANCIA

Tratto da: Adista Notizie n° 65 del 17/09/2011

36288. PARIGI-ADISTA. Sfogliando gli “album di famiglia” di molti leader politici europei, è facile scovare frequentazioni diplomatiche quanto meno “scomode”. Scomodissima – è la denuncia di varie componenti dell’associazionismo per i diritti umani – è la visita diplomatica, in programma tra l’11 e il 13 settembre a Parigi, di Paul Kagame, presidente del Ruanda, sotto processo per crimini contro l’umanità, crimini di guerra, genocidio e terrorismo, presso tribunali di Francia e Spagna; accuse peraltro certificate dall’ultimo dossier Onu sui crimini commessi nell’est del Congo tra il ’93 e il 2003, che menziona il regime di Kigali come possibile responsabile del genocidio congolese.

Kagame, di etnia tutsi, è accusato di aver ordinato al Fronte Patriottico Ruandese (Fpr) l’attentato aereo che portò all’eliminazione del presidente ruandese Juvenal Habyarimana e, quindi, ai disordini tragicamente culminati nei cento giorni di genocidio del ‘94. Insieme ad altri 40 dirigenti del Fpr, è poi ritenuto responsabile della morte di oltre 3 milioni di persone: in Ruanda, durante il genocidio, mentre “liberava” il Paese dalla ferocia hutu; e nell’est della Repubblica democratica del Congo, dove il Fronte avrebbe ricercato i ruandesi fuggiti dal Paese, dopo il genocidio, per evitare processi e ritorsioni. Sostengono in molti che questa sorta di inseguimento dei rifugiati hutu in terra congolese sia stata la scusa per balcanizzare definitivamente l’area (con il drammatico corollario, ad oggi, di oltre 5 milioni di morti nella regione) e per spianare al neopresidente del Ruanda (autonominatosi nel 2000) la strada verso l’accaparramento delle ingenti risorse del sottosuolo congolese. E sarebbero proprio i giacimenti di oro, petrolio e coltan ad accreditare Kagame presso le potenze europee, Francia in testa.

Un ricco curriculum, quello del dittatore, che non ha impedito all’Unione Europea di invitarlo a Bruxelles, quale ospite d’onore delle “Giornate Europee dello Sviluppo” del 2010 (v. Adista97/2010). E, oggi, a stendere il tappeto rosso al presidente ruandese è la Francia di Nicolas Sarkozy che – dopo aver guidato le operazioni militari in Libia e in Costa d’Avorio – sembra sempre più decisa a recuperare una posizione di prim’ordine nello scacchiere africano.

In occasione della visita, la piattaforma “Basta impunità in Ruanda” (http://bastadeimpunidadenruanda.org) ha lanciato una petizione dichiarando che Kagame è presidente del Ruanda grazie ad elezioni «fraudolente e per il clima di totale repressione e violenza nel quale si celebrarono il 9 agosto 2010. Ancor oggi molti leader dell’opposizione e contestatori restano in stato di arresto o in esilio. (…). Ingiustizia davanti alla quale l’Europa non può continuare a chiudere gli occhi né, tanto meno, può continuare ad invitare con tutti gli onori il loro repressore, Paul Kagame». «Se tali gravi accuse non sono sufficienti per ripensare le relazioni di Francia ed Europa con il Governo di Kigali, cos’altro necessitano i nostri leader per smettere di appoggiare e finanziare questo regime? (…). Chi lo sta appoggiando con il suo silenzio, soffrirà il discredito di esser stato suo complice».

Ancora una petizione, rilanciata dal sito della “Rete Pace per il Congo” (il gruppo di missionari attivi nella regione, www.paceperilcongo.it): il parigino Covigla (Collettivo delle vittime dei crimini di massa commessi nella regione dei Grandi Laghi Africani) denuncia che, «in nome degli interessi economici» della Confindustria francese (ossia lo sfruttamento delle risorse congolesi saccheggiate dal Ruanda), ancora una volta i diritti umani verranno calpestati. Questa visita dunque va rigettata, perché «costituisce un insulto per i milioni di vittime innocenti (…) massacrate dall’esercito del dittatore Paul Kagame tra il 1993 e il 2003, in Ruanda e in Repubblica Democratica del Congo». (giampaolo petrucci)

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