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L’AQUILA: IN MANETTE DUE DIRIGENTI VICINI ALLA CURIA. TREMANO LE COLONNE “D’ERCOLE”?

Tratto da: Adista Notizie n° 71 del 08/10/2011

36318. L’AQUILA-ADISTA. La stampa abruzzese è in fermento. I media nazionali – salvo un’inchiesta del 23 settembre di Giuseppe Caporale pubblicata sul sito di Repubblica – non sembrano, invece, interessati ai fatti. Nell’occhio del ciclone, due responsabili della Fondazione Abruzzo Solidarietà e Sviluppo, voluta dalla curia aquilana nel giugno 2010 per creare – si legge nell’home page del sito – un «“luogo di confluenza” di conoscenze, saperi e competenze relativi alla ricerca scientifica, culturale, ambientale, pedagogico-formativa, tecnica, tecnologica e socio-economica sul sistema montano abruzzese ed italiano».

Il giudice per le indagini preliminari Marco Billi ha ordinato la custodia cautelare per Fabrizio Traversi (romano, consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nominato segretario generale della Fondazione dai vertici dell’arcidiocesi) e per Gianfranco Cavaliere (vicepresidente della Fondazione, vicino al sottosegretario Carlo Giovanardi, presidente del CdA e rappresentante legale dell’associazione l’Aquila Città Territorio, un’altro ente no profit con sede presso la Curia), con l’accusa di concorso in tentata truffa aggravata continuata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, millantato credito e tentativo di estorsione. Altri personaggi chiave sono finiti sotto la lente degli inquirenti, che non rifiutano l’ipotesi di aver portato alla luce, a L’Aquila, i movimenti di una “cricca”, se non proprio di una struttura massonica. Traversi e Cavaliere avrebbero raggirato soggetti istituzionali locali e nazionali con l’obiettivo di mettere le mani – attraverso la Fondazione – sui circa 12 milioni di euro stanziati, dopo il sisma, dal Dipartimento Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, guidato dal sottosegretario Carlo Giovanardi, per progetti di ricostruzione sociale, rivolti principalmente ai bambini e agli anziani. L’ipotesi della procura è che un’ampia fetta di questi fondi, una volta giunti nelle casse della Fondazione, sarebbero stati poi dirottati dai due arrestati in attività finanziarie o di ricerca fittizie, create a copertura di loro interessi.

A destare il sospetto della Procura, e a far partire l’inchiesta “Attenti a quei due”, la richiesta di chiarezza nella gara per i cosiddetti “fondi Giovanardi” (stanziati oltre 2 anni fa) più volte manifestata dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e dall’allora presidente della Provincia, e oggi assessore comunale, Stefania Pezzopane; ma anche le ostilità, esplose in diverse occasioni pubbliche, che hanno contrapposto Cialente a Giovanardi e D’Ercole, con questi ultimi che chiedevano al sindaco di spingere sull’acceleratore per l’erogazione dei fondi. Così, dopo l’arresto, ha commentato la Pezzopane: «La vicenda dei fondi Giovanardi “puzzava” sin dall’inizio. Il Comune dell’Aquila presentava progetti seri, ma nessuno andava mai bene. Oggi i cittadini delle new town, che si sono visti negare i progetti, capiscono come vanno le cose! Alla Fondazione Abruzzo Solidarietà e Sviluppo il Comune non ha mai aderito. Dopo i primi contatti e incontri con i vertici della Fondazione, il Comune decise di non voler essere della partita. Non riuscivamo a comprendere perché ci dovesse essere un organismo che facesse da intermediario, da filtro, tra i Comuni del cratere e i fondi statali».

 

Qualcosa da chiarire…

Ancora da chiarire la posizione di Carlo Giovanardi e dei vertici della Curia aquilana, l’arcivescovo Giuseppe Molinari e il suo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole: i tre per il momento risultano parte lesa, in quanto «utilizzati» e raggirati da Traversi e Caporale.

Da un’intercettazione telefonica tra Giovanardi e D’Ercole (raggiunto l’1 luglio 2010 dal sottosegretario, che utilizzava il telefono cellulare di Cavaliere che era sotto controllo), però, emergono dati poco chiari che meritano, secondo il Gip, ulteriori approfondimenti, «al fine di accertare il livello di consapevolezza che gli stessi hanno avuto degli effettivi propositi degli indagati». Nello scambio, pubblicato anche dall’edizione aquilana del quotidiano il Centro (23/9), il vescovo ausiliario chiedeva al sottosegretario di «tenere la barra ferma» in favore dei progetti di Abruzzo Solidarietà e Sviluppo, preoccupato per i mal di pancia dei concorrenti istituzionali e per il rischio di veto – che poi è arrivato puntuale a far cadere la tentata truffa – del commissario delegato per la ricostruzione, e presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, peraltro compagno di partito di Giovanardi.

Proprio la particolare dedizione dimostrata da Giovanardi fa dubitare del suo ruolo di “parte lesa” nella truffa. Alle pressioni del vescovo, così infatti il sottosegretario affermava: ho solo bisogno «che chi mi può dare il disco verde, che è il commissario di governo, mi dica “spendi” e io vengo lì con i soldi cash».

Dubbi poi, sugli stretti legami tra l’arcidiocesi e Abruzzo Solidarietà e Sviluppo: gli indirizzi coincidono (via Campo di Pile), e Molinari e D’Ercole sono stati, rispettivamente, presidente e vicepresidente della Fondazione  fino a circa due mesi fa, quando hanno lasciato l’incarico in ossequio – dicono – al compito attribuito loro dai documenti ufficiali. L’Atto costitutivo di fondazione, datato 14 giugno 2010, dice infatti che «la partecipazione dell’arcidiocesi di L’Aquila al vertice della Fondazione riveste una funzione di terziarità al servizio ed a garanzia che la Fondazione stessa raggiunga, sempre ed unicamente, i suoi obiettivi sociali e statutari a beneficio delle popolazioni». Difficile dunque credere che i vertici della Fondazione – come altre realtà nate dopo il terremoto sotto l’ala della Curia – non intrattenessero scambi con i vescovi e godessero di totale autonomia decisionale. Intanto, l’arcivescovo dell’Aquila si tira fuori, abbozzando un mea culpa: «Mi sono fidato di quella gente – ha detto Molinari –, anche dei miei collaboratori più stretti, pensavo solo di fare qualcosa di buono per la gente, ma da questa esperienza dovremo imparare a stare più attenti» (abruzzo24ore.tv, 28/9). Ma la vera mente che si cela dietro le operazioni “imprenditoriali” della Curia, sembra essere il suo vice, mons. D’Ercole.

 

“Curia Srl”

64.enne sacerdote della Piccola Opera della Divina Provvidenza (don Orione), mons. Giovanni D’Ercole è dapprima missionario in Costa D’Avorio, poi parroco in una chiesa romana, fino al 1985, quando viene nominato superiore generale della sua congregazione. Tra il 1987 e il 1990 è vice di Joaquín Navarro-Valls in Sala Stampa vaticana, ma la sua carriera non si arresta e, nel 1990 viene nominato capo ufficio della Prima Sezione-Affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, imponendosi, nel frattempo, quale brillante conduttore di numerosi programmi Rai sui temi della fede (dal ’94 in poi, “Prossimo tuo”, “Millenium” e poi “Terzo Millennio”, “Sulla via di Damasco”). Nel 2002 D’Ercole balza agli onori della cronaca per aver accettato, alcuni anni prima, 10mila dollari per la sua congregazione, regalati dal faccendiere e truffatore americano Martin Frankel, che sfruttava i suoi crediti in Vaticano per condurre attività fraudolente (v. Adista n. 79/02). Il vescovo lascia la Segreteria di Stato circa sette mesi dopo il sisma del 6 aprile 2009, quando Roma lo invia ad affiancare mons. Giuseppe Molinari alla guida della diocesi terremotata. In breve, mons. D’Ercole ruba la scena all’anziano – e decisamente meno “televisivo” – arcivescovo, imponendosi come padre spirituale del “popolo delle carriole” e come scomodo interlocutore del Comune, in continua polemica col sindaco Cialente per la lentezza degli stanziamenti e delle autorizzazioni a edificare. Il protagonismo manageriale della Chiesa aquilana nella ricostruzione, e l’insofferenza di mons. D’Ercole per gli “ostacoli” burocratici, emergono sempre più chiaramente. Il vescovo decide di passare ai fatti e fonda una società, “Aquilakalo’s Srl”, dedita a progetti di ricostruzione edilizia (v. Adista n. 59/10), che rischia più volte di calpestare i piedi ai tecnici del Comune. Anche l’Aquilakalo’s ha sede presso la Curia ed è legata a doppio filo al vescovo D’Ercole, che ne è presidente fino al luglio 2010, quando ne lascia la direzione. Ad un prete di sua fiducia. (giampaolo petrucci)

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