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I movimenti verso la Conferenza sul clima di Durban: «Abbiamo salvato Sorella Acqua, ora salviamo Madre Terra»

Tratto da: Adista Documenti n° 72 del 08/10/2011

DOC-2385. ROMA-ADISTA. Non sarà probabilmente un quadro favorevole quello in cui si svolgerà la 17.ma Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop17), in programma dal 28 novembre al 9 dicembre a Durban, in Sudafrica. È, infatti, dopo un’estate record per fenomeni climatici estremi - con la sempre più accentuata tendenza delle eccezioni a trasformarsi in regola -, e nel bel mezzo di una devastante crisi economica internazionale, che l’umanità tenterà nuovamente di trovare un accordo per far fronte alla sfida del riscaldamento globale. Lo farà dopo il fallimento clamoroso di Copenhagen (v. Adista nn. 1/10 e 129/09) e quello solo apparentemente meno grave di Cancun (v. Adista n. 99/10), ripartendo dall’inconsistente accordo raggiunto in Messico, con il solo parere contrario della Bolivia. Un accordo frutto delle pressioni e delle intimidazioni delle nazioni più ricche, attraverso negoziati condotti in gruppi piccoli e in riunioni informali, fatte apposta per facilitare la divisione dei Paesi più poveri. Un accordo in cui nulla di nuovo, né a livello di riduzione di emissioni né a livello di finanziamenti, è stato offerto dai Paesi industrializzati, i quali, se a Cancun si sono impegnati appena a fissare i propri obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, oggi, travolti dalla crisi, avranno, si suppone, ancora minor voglia di concedere alcunché. A parte, ovviamente, l’interesse ad assicurare la continuità e l’espansione dei meccanismi basati sul mercato, come i mercati di carbonio e il meccanismo dei Redd+ (Riduzione delle Emissioni contro Degrado e la Deforestazione, che introduce di fatto la privatizzazione delle foreste), false soluzioni che istituiscono una sorta di ‘diritto di inquinare’”, compensando l’inadempienza degli impegni di riduzione delle emissioni da parte dei Paesi del nord con l’acquisto di diritti di emissione di altri Paesi.

Si mobilitano in vista di Durban i movimenti di tutto il mondo, che a gran voce chiedono un ripensamento del modello di sviluppo, affinché ponga al centro i diritti della natura e dell’essere umano. In Italia, forti della vittoria ai referendum in difesa dell’acqua e contro il nucleare, i movimenti si preparano per una nuova battaglia, quella per la salvezza della Pachamama, diffondendo un appello alla mobilitazione dal basso a livello locale, regionale e nazionale, promosso dalla Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale (Rigas) e già firmato da rappresentanti di sindacati, associazioni, comitati territoriali, movimenti in difesa dei beni comuni e intellettuali (tra i primi firmatari, Alex Zanotelli, Giuseppe De Marzo, Paolo Cacciari, Anna Pizzo, Marco Bersani, Raffaele Salinari, Vittorio Agnoletto; le adesioni possono essere inviate all’indirizzo maricadipierri@asud.net).

Si mobilitano anche le Chiese che, dalla Germania all’Australia, dall’India al Sudafrica, dagli Stati Uniti all’Italia, hanno celebrato dal primo settembre (primo giorno dell'anno liturgico ortodosso, proclamato dal defunto patriarca Dimitrios, nel 1989, giornata di preghiera per l’ambiente) al 4 ottobre (festa di San Francesco d’Assisi, patrono degli ecologisti) il «Tempo per la Creazione», un periodo di preghiera e di riflessione sui doni di Dio nella natura, promosso, tra altre iniziative in materia di giustizia climatica, dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), allo scopo di dare risalto alla dimensione etica e spirituale del dibattito sull’ambiente, specialmente in vista della Cop17 e in occasione della proclamazione del 2011, da parte delle Nazioni Unite, come Anno internazionale delle foreste. 

Ma, in attesa di Durban, il prossimo 12 ottobre è previsto un altro appuntamento in difesa della Pachamama: la IV Minga Globale per la Madre Terra, che, affermano nell’appello di convocazione diverse organizzazioni indigene latinoamericane, si svolgerà «in ogni angolo del pianeta» in difesa della vita, «per i diritti della Madre Terra, per il pieno esercizio dei diritti dei popoli indigeni, contro l’imposizione delle attività estrattive» e, in una parola, «per la costruzione collettiva del Buen Vivir».

Di seguito, ampi stralci dell’appello di Rigas “Salviamoci con la Pachamama” e di quello dei popoli indigeni in difesa della Madre Terra. (claudia fanti)

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