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ANATEMA DI MONS. NEGRI SUL PARROCO CONVERTITO ALLA CHIESA BATTISTA. ED È BUFERA

Tratto da: Adista Notizie n° 73 del 15/10/2011

36331. ROMA-ADISTA. Un «atteggiamento dissennato» che «provoca scandalo» e che è opera del «padre delle tenebre e della menzogna». Non è certo con sobrietà e spirito ecumenico che il vescovo di San Marino-Montefeltro, il ciellino mons. Luigi Negri, ha accolto la notizia della conversione alla Chiesa battista di Luca De Pero, fino a quest’estate parroco a Montecerignone, nella sua diocesi.

Con questo gesto, definito dal vescovo «di attacco al dogma cattolico e alla disciplina ecclesiastica», l’ex parroco, secondo mons. Negri, avrebbe «assunto una posizione eretica quanto ai contenuti e scismatica quanto all’atteggiamento»: «Ci troviamo», si legge nel comunicato del vescovo pubblicato il 29 agosto scorso sul sito della diocesi, «di fronte ad una volontà determinata di rompere l’unità ecclesiale e a un atteggiamento che ha provocato e provoca lo scandalo di coloro che egli avrebbe dovuto educare nell’esperienza della Chiesa e nella loro maturazione ecclesiale e umana. Non ho parole per descrivere i sentimenti che si affollano nel mio cuore se non riconoscere che, ancora una volta, il padre delle tenebre e della menzogna sferra un colpo grave alla nostra Chiesa». E, nell’invocare l’aiuto della Madonna nella speranza di «superare quest’avvenimento tremendo» e di tradurre «questa terribile prova in un’occasione per aumentare la nostra fede», il vescovo concludeva con l’auspicio che «il Signore abbia alla fine misericordia di chi, con quest’atteggiamento dissennato, inizia una vita negativa per sé e per coloro che, fidandosi di lui, potrebbero addirittura seguirlo».

Più pacate le parole del diretto interessato nel salutare la propria comunità e il vescovo: «Non lo giudico – dichiarava De Pero (canale youtube della Chiesa battista di Cesena, 27/8) –, anch’egli in fondo è una vittima di un sistema ecclesiale incapace di mostrare amore, fratellanza e vero dialogo». «Un figlio che vede la madre comportarsi male non può tacere in eterno, non cesserà di amarla, ma dovrà dire la verità prima o poi». «Ho compreso che la Chiesa nella quale mi trovavo ad operare e nella quale sono nato e cresciuto era come un magnifico castello costruito su rituali, cerimonie, gerarchie: una magnifica costruzione umana, ma con poco o nulla di divino dentro».

Venuto poi a conoscenza del fatto che De Pero ed altre tre persone avrebbero ricevuto il battesimo nella Chiesa Protestante Evangelica Battista di Cesena, a distanza di un mese, mons. Negri è tornato sull’argomento: «Credo si tratti di una manifestazione pubblica non tanto di adesione di fede, ma come ulteriore impegno ad offendere la Chiesa cattolica e la sua volontà», si legge in un comunicato del 21 settembre. «Quello che è evidente di questa vicenda è che ciò che muove iniziative, movimenti, gesti – conclude Negri – è ormai solo odio verso la nostra Chiesa».

Toni altrettanto fermi ma ben diversi quelli utilizzati dal presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, Raffaele Volpe, in una lettera indirizzata al vescovo e, per conoscenza, al card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. «Come interpretare la storia di un ex parroco che si converte a Cristo?», si chiede Volpe: «Molto semplicemente come la storia di una persona che non aveva ancora conosciuto Cristo e che lo ha conosciuto. Questa è una buona notizia, questo è evangelo! Che non avesse conosciuto Cristo in tanti anni nella Chiesa cattolica romana – prosegue – non è un giudizio verso la Sua Chiesa: quanti uomini e quante donne frequentano infatti le nostre chiese senza aver conosciuto Cristo?». «Non è mio compito discettare sullo stato psicologico di De Pero e su qualche sua mancanza nei Suoi confronti e nei confronti della sua Chiesa. Questo, comunque – prosegue rivolgendosi direttamente al vescovo –, non giustifica il suo tono nei nostri confronti». «Come ben vede, questa lettera è inviata per conoscenza al Card. Koch, con la speranza che Egli possa ricordarLe che il linguaggio da Lei utilizzato non fa più parte, per bontà di Dio, del vocabolario ecumenico. Siamo passati per la porta stretta del reciproco rispetto e abbiamo abbandonato la porta larga della reciproca scomunica. E, benché la porta sia stretta, è senz’altro quella che il Cristo ha voluto che noi attraversassimo». (i. c.)

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