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NIENTE “FUMATA ROSA” IN VATICANO: P. BOURGEOIS E LE DONNE PRETE PRELEVATI DALLA POLIZIA

Tratto da: Adista Notizie n° 78 del 29/10/2011

36355. ROMA-ADISTA. La petizione avviata la primavera scorsa in difesa dell’ordinazione sacerdotale femminile e dell’operato del sacerdote pacifista statunitense p. Roy Bourgeois - da anni al fianco delle donne prete e per questo punito con una scomunica da Roma e minacciato di espulsione dalla propria congregazione religiosa, la Maryknoll Society (v. Adista nn. 28, 30, 32, 69/2011) - è arrivata in Vaticano con 15mila firme ed è stata consegnata a mano da una delegazione di 18 membri del movimento Call to Action e di Womenpriests, presente  lo stesso Bourgeois. La marcia pacifica da Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro dei 18 “dimostranti”, il 17 ottobre scorso, che recavano striscioni con la scritta «Dio chiama le donne ad essere preti», «Ordinate le donne cattoliche», è stata bruscamente interrotta da forze dell’ordine in borghese, che hanno impedito l’accesso alla piazza e hanno trattenuto Bourgeois e altri due membri della delegazione. «Non è come consegnare una pizza, non si può arrivare all’improvviso» e senza un permesso, ha fatto presente un poliziotto, al quale è stato risposto che si trattava di «una pizza molto importante». Così le forze dell’ordine hanno permesso solo a p. Bourgeois di entrare in piazza San Pietro per consegnare il documento in Vaticano e non al resto della delegazione e quindi non alle donne vestite con l’abito presbiterale, poiché, gli è stato detto, «il loro abbigliamento è una forma di protesta». La tensione è aumentata con il tentativo da parte della polizia di confiscare striscioni e volantini e con il rifiuto dei dimostranti di consegnarli, cosa che ha provocato il fermo di Bourgeois, di Erin Saiz Hanna, direttore esecutivo della Women’s Ordination Conference e di Miriam Duignan, di Womenpriests, trasportati alla vicina stazione di polizia a sirene spiegate e rilasciati dopo due ore.

La congregazione religiosa a cui appartiene Bourgeois, la Maryknoll Society, era al corrente di questo “viaggio per la giustizia” organizzato in supporto al sacerdote, e ha detto di aver sempre tentato «di promuovere la comunicazione tra p. Bourgeois e la Chiesa». «Non voglio essere buttato fuori», ha detto Bourgeois ai giornalisti il 17 ottobre, aggiungendo di lottare «per ciò che è giusto» e di essere disposto a accettare la decisione di Maryknoll «senza rabbia». Il divieto di far accedere le donne al sacerdozio, ha aggiunto, «è una sfida alla ragione e alla fede» ed è radicato «nel peccato del sessismo». «Sono venuto a Roma – ha aggiunto – con una domanda basilare per la nostra gerarchia in Vaticano: come possiamo, in quanto uomini, affermare che la nostra chiamata da parte di Dio è autentica, ma quella delle donne no?». «Lo scandalo costituito dal chiedere il silenzio sul tema dell’ordinazione femminile riflette l’arroganza assoluta della gerarchia e il suo tragico fallimento nell’accettare le donne come uguali nella dignità e nel discepolato agli occhi di Dio», gli ha fatto eco la Saiz Hanna.

 

Fumata Rosa

La delegazione aveva iniziato la visita a Roma, il 16 ottobre, con la proiezione del film-documentario sul sacerdozio femminile Pink Smoke Over the Vatican (“Fumata rosa sul Vaticano”) e con una conferenza stampa.

Proprio a causa di questo film e della prevista partecipazione di Bourgeois a una sua proiezione, organizzata dall’associazione The 8th Day Center for Justice – di cui fanno parte 39 congregazioni religiose Usa – l’ex presidente dei vescovi Usa, l’arcivescovo di Chicago card. Francis George, il 12 settembre scorso, aveva fatto sentire la sua voce, scrivendo a molti superiori religiosi aderenti, affinché ritirassero la propria sponsorizzazione all’evento, in programma per il 18 dello stesso mese (v. Adista n. 76/11). In coincidenza con questo passo, un religioso, p. Bob Bossie, da più di trent’anni impegnato all’interno del 8th Day Center, era stato sospeso dal proprio lavoro dal provinciale della congregazione del Sacro Cuore a cui appartiene, e che aveva deciso di interrompere il finanziamento al Centro, pari a circa 14mila dollari all’anno. In un comunicato del 28 settembre, il Centro aveva spiegato di non sponsorizzare l’evento, ma di limitarsi ad ospitare la proiezione del film. Aggiungendo, però: «8th Day è impegnato nel creare uno spazio sicuro di dialogo sul primato della coscienza profondamente radicato nell’amore per la Chiesa e per tutto il popolo di Dio».

 

Solidarietà dagli ex membri di Maryknoll

Nel frattempo, continuano le manifestazioni di solidarietà al religioso di Maryknoll nel suo contenzioso con la congregazione, determinata ad espellerlo. 127 ex membri della Società missionaria hanno infatti firmato, il 6 ottobre, in occasione del centesimo anniversario della nascita della congregazione, una lettera aperta a lui rivolta, nata inizialmente come riflessione via mail tra ex missionari di Maryknoll, in cui affermano che «i suoi superiori non possiedono «né il coraggio, né la saggezza, né la diplomazia richiesta per sostenerti nel tuo ministero profetico». «Che cosa spiacevole – si legge – che tu sia accusato di dare scandalo “al popolo di Dio e alla Chiesa”, e quanto è ironico ciò, quando sono proprio il Vaticano e il Consiglio Generale [di Maryknoll] a causare scandalo in America e nel mondo punendoti in un modo che evidenzia l’atteggiamento permanentemente negativo del  Vaticano verso le donne». «Tu non hai nulla da ritrattare – prosegue la lettera – lascia che sia la Santa Madre Chiesa a farlo, come nel caso di Galileo, di Giovanna d’Arco e del limbo, che tanta sofferenza ha causato per secoli a madri, padri e famiglie».

In una mail al settimanale National Catholic Reporter del 10 ottobre, il portavoce di Maryknoll Mike Virgintino ha affermato che la congregazione ritiene necessario che «p. Bourgeois avvii una comunicazione con la sua Chiesa per discutere i temi che li dividono». Maryknoll, ha scritto, «desidera» che si comprenda che «è stata la congregazione a cercare di aprire le porte al dialogo per Bourgeois nel corso di questi tre anni, e che essa continuerà a considerarlo parte della sua famiglia allargata a prescindere dalla decisione che lui o la Chiesa prenderanno». (ludovica eugenio)

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