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Todi: il risveglio dei cattolici?

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 79 del 29/10/2011

Mi pare che, nonostante le ansie, l’incontro dei cattolici a Todi sia stato positivo perché ha mostrato coscienza della situazione gravissima, la voglia di cercarne le cause e le strade per uscirne. Anche se la riservatezza dei lavori e il criterio di scelta dei partecipanti mostrano qualche limite. Erano presenti gli organismi con un seguito numerico consistente, mentre apparivano quasi ignorati gruppi e iniziative più importanti per il loro impegno culturale e formativo. E ciò potrebbe far credere che il soggetto ecclesiale sia più interessato ai numeri che alle idee.

Bisogna considerare che questo è stato l’incontro di un certo genere, relativamente omogeneo, di soggetti associativi cattolici, non ancora della totalità della Chiesa italiana. La preoccupazione di base e il messaggio conclusivo sono apparsi “politici”.

Fin troppo ripetuto il «basta con questo governo» e «serve un nuovo soggetto politico» o almeno un «soggetto formativo di soggetti politici». Del resto, come è stato ripetuto, l’obiettivo prioritario non dovrebbe essere un nuovo partito cattolico. I cattolici animano i partiti, non li possiedono. E tanto più sapranno animarli quanto più porteranno in essi una lucida lettura della realtà e la testimonianza vissuta di convinzioni e valori autentici, irrinunciabili e condivisi.

Qui emerge il tema della formazione e dei «valori non negoziabili». Che i credenti debbano testimoniare ed affermare i grandi valori della vita è evidente e condiviso. Che su questi valori – su tutti questi valori – non si debba né possa fare mercato è giustissimo. In questo senso sono non negoziabili. E tuttavia questi valori esigono una riflessione attenta e corale per essere individuati: tutti, nella loro integralità, nel reciproco rapporto, nel loro svolgimento storico. Non possono essere fatti oggetto di commercio, ma certamente devono essere mediati dalla coscienza personale e comunitaria per incarnarsi: da “princìpi” a valori e norme per la vita personale e sociale.

Dopo Todi vorrei fare un auspicio: la cristianità italiana diventi sempre più una forza animatrice della società, portatrice di tutti i grandi valori sociali e spirituali. Ma realizzerà questo suo e nostro sogno solo se li affermerà con forza e soavità, con spirito di fraternità e solidarietà, di misericordia e di pace, di libertà e di riconciliazione, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, rispettando la vita di ogni persona, a cominciare dai più deboli, dai più poveri ed anche dai più diversi e lontani da noi.

Molti laici sono contenti di Todi perché ha criticato Berlusconi (non lui, poveretto, che semmai ha bisogno di misericordia, di un amichevole incoraggiamento a cambiar vita!), la cultura, il sistema... Molti cattolici sono contenti perché c’è un inizio di ascolto, che deve proseguire e crescere: non perché i laici cristiani vogliano comandare nella Chiesa, ma perché bisogna ricostruire insieme la koinonia della Chiesa e della città.

Si è detto che serve una nuova generazione, con più coraggio e profezia. Non si tratta di fare un allevamento modello, si tratta di aprire le finestre e far entrare il vento dello Spirito. Più coraggio e profezia. Converrebbe rileggere la lezione di cattolici nei tempi difficili: Trebeschi, Mazzolari, Moro, Olivelli, Scalfaro, Martinazzoli, Prodi. Franco Monaco ha ricordato proprio sulle pagine di Adista (v. n. 70/11): ma se proprio i vescovi volevano un cattolico coerente e capace alla guida del governo, perché non hanno aiutato e difeso Romano Prodi? Mi fa impressione ricordare che già nel 1988 (!) Segno Sette, allora settimanale promosso dall’Azione Cattolica, scriveva: «I cattolici italiani si potrebbero pentire nel futuro di non aver fatto abbastanza per resistere all’ascesa di Berlusconi (...). Il mondo cattolico si pentirà di aver tollerato (in cambio di qualche strizzatina d’occhi di Craxi o Berlusconi) l’irruzione di strumenti prepotenti e diseducativi nel cuore della cultura e del costume del nostro Paese».

* Giornalista e scrittore, già direttore di “Segno Sette”, “Adista”, e vicedirettore di “Famiglia Cristiana”

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