Nessun articolo nel carrello

SIRIA, UN PAESE IN GUERRA. NEANCHE LE GERARCHIE ECCLESIASTICHE PARLANO CON UNA SOLA VOCE

Tratto da: Adista Notizie n° 20 del 26/05/2012

36698. DAMASCO-ADISTA. Se qualcuno sperava che le elezioni parlamentari convocate dal presidente Bashar al-Assad servissero a riportare un po’ di pace in Siria, ora sappiamo che si sbagliava. Le consultazioni con le quali i cittadini del tormentato Paese mediorientale sono stati chiamati a scegliere i 250 deputati del nuovo Parlamento si sono tenute lunedì 7 maggio. Mentre era ancora in corso lo spoglio, fra gli appelli al boicottaggio dell’opposizione armata, le polemiche per i brogli denunciati da alcune forze politiche e le esternazioni dell’inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba Kofi Annan circa il rischio di una guerra civile, la tregua stabilita lo scorso 12 aprile si è dimostrata quanto mai fragile. Diversi sono stati gli episodi di violenza verificatisi nei giorni delle elezioni e in quelli immediatamente successivi, anche contro la minoranza cristiana del Paese, pur se è ancora prematuro parlare di un odio specificamente diretto contro i cristiani.

Un voto bagnato di sangue

L’attentato più sanguinoso è stato l’esplosione che ha avuto luogo il 10 maggio a Damasco, nella zona di Qaza, e che ha lasciato sul campo 70 vittime e 400 feriti. «Questo è un ulteriore esempio delle sofferenze imposte al popolo siriano da simili atti di violenza», ha commentato il capo della missione Onu, il generale norvegese Robert Mood. «Questi atti orribili sono inaccettabili, e la violenza in Siria deve finire», gli ha fatto eco Kofi Annan. «Qualsiasi azione che contribuisca ad aumentare le tensioni e ad innalzare il livello di violenza non può essere altro che controproducente per entrambe le parti». Altri episodi hanno visto invece sotto attacco il gruppo degli osservatori delle Nazioni Unite giunti nel Paese proprio per monitorare la tenuta del cessate il fuoco, ma non hanno provocato vittime.

Le prime elezioni multipartitiche siriane, presentate da Assad come un passaggio decisivo nel processo di riforma in senso democratico che egli sostiene di aver avviato dopo l’inizio, tredici mesi fa, delle manifestazioni contro il suo governo, sono state rese possibili da un emendamento apportato alla Costituzione siriana a inizio 2012. I gruppi di opposizione che si riconoscono nel Consiglio Nazionale Siriano (Cns) – l’organismo formatosi nei primi mesi del 2011, all’inizio delle proteste, e poi trasformatosi in governo in esilio mirante a rovesciare manu militari il pluridecennale dominio del partito Baath (v. Adista n. 8/12) – le hanno bollate come una «farsa», organizzata dal regime per «guadagnare tempo» e «ingannare la comunità internazionale». Alle consultazioni hanno concorso - oltre al Fronte Progressista Nazionale, che include il Baath e altre organizzazioni politiche fra le quali i nasseristi e i due partiti comunisti - nove partiti, formalmente indipendenti dal partito di governo ed inesistenti prima della riforma costituzionale. Le operazioni di spoglio sono state particolarmente lunghe, e il risultato del voto è stato comunicato ai siriani solo parzialmente martedì 15 maggio dal presidente della commissione elettorale, Khalaf al-Izzawi. Alle urne si sarebbe recato il 51,26% dei siriani, ma il dato dell’affluenza nelle zone del Paese in cui l’opposizione armata è più radicata non è stato comunicato, analogamente a quello riguardante il numero di seggi assegnati al Fronte Progressista Nazionale. Di fatto, sono stati annunciati solo i nomi dei candidati che hanno vinto, senza specificare i partiti ai quali appartengono e senza dare la percentuale dei voti da essi ottenuti.

Cristiani in fuga?

Sui recenti attentati e, più in generale, sulla difficile situazione che attraversa il Paese sono intervenuti nelle ultime settimane anche diversi rappresentanti delle Chiese cristiane presenti in Siria. L’11 maggio, mentre la Santa Sede esprimeva, per bocca del portavoce vaticano p. Federico Lombardi, la propria condanna e il proprio cordoglio in riferimento all’attentato verificatosi il giorno precedente a Qaza, lo stesso facevano, con un comunicato congiunto, il patriarca greco-ortodosso di Antiochia Ignazio IV Hazim, quello siro-ortodosso Ignazio Zakka Iwas e quello cattolico greco-melchita Gregorio III Laham. Tre giorni dopo, quest’ultimo ha inoltre voluto stigmatizzare le «violenze provocate da elementi stranieri infiltrati nel nostro Paese». Secondo il patriarca, a fare le spese della situazione di caos che si sta creando in Siria è soprattutto la minoranza cristiana, mentre «ad approfittarne sono banditi e criminali, stranieri infiltrati anche nelle fila dell’opposizione. Rapimenti, abusi, furti e violenze si ripetono contro i cristiani che stanno fuggendo». Intervistato dal servizio informativo dei vescovi italiani, Sir, il prelato ha citato a mo’ di esempio la situazione venutasi a creare nel villaggio di Qara, dove «molte famiglie cristiane stanno adesso lasciando le loro case», in seguito all’arrivo in città di «elementi violenti che stanno trovando rifugio nei quartieri cristiani dopo che le forze di sicurezza siriane li avevano cacciati dalle loro postazioni». Secondo l’agenzia Fides, uomini armati avrebbero inoltre espulso tutte le famiglie cristiane dal villaggio di Al Borj Al Qastal, in provincia di Hama. Non concordano invece con l’analisi di Gregorio III le fonti sentite dall’agenzia di stampa AsiaNews, secondo le quali «in Siria è prematuro parlare di odio religioso contro i cristiani. In un anno di conflitto gli estremisti islamici non hanno attaccato nemmeno una chiesa». Le stesse fonti spiegano che «la cacciata delle famiglie dal villaggio di Al Borj Al Qastal» e altri episodi di violenza contro singoli cristiani «sono fatti molto gravi. Tuttavia sono frutto del clima di guerra e assenza di legge di cui è vittima il Paese. A tutt’oggi  le relazioni fra cristiani e musulmani sono uno dei pochi aspetti positivi in un clima di violenza efferata […]. Il vero scontro religioso è fra alawiti e sunniti».

Chi controlla l’Esl?

Per il vicario apostolico di Aleppo, mons. Giuseppe Nazaro, la responsabilità del massacro di quattro studenti verificatosi lo scorso 2 maggio durante l’assalto delle forze di sicurezza siriane presso il dormitorio universitario della seconda città del Paese sarebbe da attribuire principalmente agli «infiltrati libici e turchi che da mesi tentano di portare dalla loro parte i giovani siriani. Questa gente è armata e ha provocato l’esercito che ha risposto con la forza». Se quest’ultima affermazione può apparire eccessivamente morbida e conciliante nei confronti del regime, va tuttavia detto che Nazaro non è certo l’unico a sposare la tesi secondo cui il braccio armato del Cns, l’Esercito Siriano Libero, sarebbe ormai sotto il controllo di elementi esterni provenienti da Turchia, Libia, Qatar e Arabia Saudita e agenti di fatto con metodi terroristici. «Per portare anche nella nostra città un clima di violenza e caos», ha dichiarato il vicario apostolico ad AsiaNews «i militanti islamici tentano di influenzare i giovani a compiere atti sconsiderati e pericolosi, che mettono in pericolo tutta la popolazione».

Non sono in pochi a sostenere, in effetti, che il Cns e l’Esl si siano di fatto trasformati, col passare dei mesi, in uno strumento nelle mani di Stati esteri (Usa in primis) e gruppi sociali siriani interessati a gettare il Paese nel caos e a creare le basi per un intervento militare esterno mirante a un cambio di regime. Se quest’analisi, che mette sul piatto il rischio di una soluzione «libica» del conflitto, risultasse confermata, è indubbio che la principale vittima delle campagne terroristiche inaugurate negli ultimi tempi dall’Esl sarebbe proprio il genuino movimento rivoluzionario sviluppatosi nel paese più di un anno fa. Il movimento popolare, tuttavia, pur con inevitabili flussi e riflussi, ha continuato ad esser presente: a dicembre c’è stato uno sciopero generale che ha bloccato il paese e a gennaio le manifestazioni hanno avuto una nuova impennata.

I vescovi cattolici fanno appello al dialogo

Fra le prese di posizione delle gerarchie ecclesiastiche, va menzionata infine la relazione finale prodotta dall’assemblea dei vescovi cattolici di Siria, che ha tenuto la sua riunione ordinaria primaverile ad Aleppo, presso la sede dell’arcivescovo maronita, il 25 aprile 2012. «La Chiesa chiede la riconciliazione e il dialogo tra lo Stato e tutti gli elementi del Paese», si legge nel documento «per ricostruire la fiducia, l’apertura agli altri e il rispetto per le diverse opinioni di carattere politico, religioso e intellettuale». Il testo esprime poi sostegno «alla missione dell’inviato delle Nazioni Unite Kofi Annan» e invita tutti i cittadini siriani a partecipare «alle elezioni libere ed eque per l’Assemblea Nazionale il 7 maggio prossimo», chiedendo infine anche «la trasparenza delle informazioni a livello locale, così come abbiamo bisogno che i media internazionali siano obiettivi e fedeli nel riportare eventi e non distorcere i fatti». (marco zerbino)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.