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Aimanis: le gioie dell’empatia

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 38 del 27/10/2012

Dialogo vero fra Aurora di sette anni e sua nonna. Nonna: «Chissà cosa c’è dentro di noi?». Aurora: «L’anima!». Nonna: «Ognuno di noi è legato agli altri da un filo sotterraneo». Aurora: «Allora le anime di tutti noi sono una sola anima, quindi se una ha un male tutte le altre anime sentono un po’ di dolore e perdono la forza». È l’empatia. Che porta al soccorso. Chi disse: «Chi lenisce il dolore è simile agli dei?».
Aimanis in dialetto monferrino significa «qualcosa che lenisce, che ammorbidisce, che calma». «Umanizza?». Può essere un rimedio contro i dolori, un balsamo per la pelle ustionata, oppure qualcosa di carezzevole.
Fare gesti aimanis, gesti balsamici al contrario dei tanti gesti nocivi, è fonte di gioia. Almeno momentanea. (v. Diventare come balsami, Sonda 2004).
Ma ci sono dei comportamenti empatici perfino dilettevoli! Veri piaceri. Oltretutto praticabili da tutti e quindi senza l’amarezza del privilegio. Infatti, scolpito nella pietra dovrebbe poi essere questo verso di Theilard de Chardin: «Sposata hai una pena /di non poter sentire felicità alcuna /che non sia di tutti».
Ecco un elenco niente affatto esaustivo di comportamenti empatici piacevoli e salutari.
L’alimentazione ecologica e vegetale, seguita da sempre più persone. Donare il sangue (in cambio di una punturina, sappiamo di soccorrere un’emergenza; senza contare le analisi gratuite). Ammirare un paesaggio che abbiamo contribuito a salvare dal cemento. Diventare corrispondenti dei condannati a morte (e poi aiutarli anche sul piano legale). Suggerire a destra e manca piccole cure naturali e poi sentirsi dire «sai, sono guarita!». Rompere un digiuno di protesta («c’è più piacere nel digiunare che nel mangiare: chi non l’ha sperimentato?», disse Gandhi. Forse non è proprio così ma riprendere a mangiare è gradevole di certo). Far sentire a casa uno straniero chiedendogli per strada l’ora o un’indicazione. Aiutare gli animali selvatici (uccelli e altro) con una ciotola d’acqua in un angolo in estate e nidi e mangiatoie in inverno. Spegnere gli incendi. Ospitare gratis qualche persona che viene da lontano e così imparare molte cose. Fare la prima manifestazione nazionale contro la medioevale e bellicosa Arabia Saudita.
Per estensione, sono piaceri empatici con il mondo tutti quelli che alleggeriscono l’impronta ecologica… E lì ne abbiamo a iosa. Ricevere bollette bassissime perché pratichiamo il risparmio energetico. Camminare leggendo sotto un odoroso viale di tigli. Imparare a sopportare il freddo come certi anziani moscoviti che giocano a scacchi nei parchi innevati sotto tettoie aperte, fino o a meno 20! Andare per mercatini dell’usato anziché nei centri commerciali. Risparmiare denaro e quindi il tempo necessario per guadagnarlo (questo non è per tutti però). Far da puericultori ad alberi e rose. Baciare gli asini, che profumano d’erba. Usare la borraccia per l’indipendenza idrica. Dipingere mobili con il caffè. Le tante autoproduzioni a tutti possibili. Fare la donna in corriera esplorando valli e colline quasi a costo zero e con autista! Eccetera, milioni di volte.

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