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Strage dei migranti: l'Unione europea decreta il naufragio dei diritti

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 09/05/2015

38105 ROMA-ADISTA. Ancora una volta le organizzazioni umanitarie impegnate nell'accoglienza e nella tutela dei diritti dei migranti hanno dovuto mandare giù un boccone decisamente amaro. È infatti con rabbia e delusione che hanno accolto le proposte del Consiglio Europeo emerse nel meeting straordinario convocato il 23 aprile, su sollecitazione italiana, per promuovere politiche coordinate dopo gli oltre 1.300 migranti naufragati nel Canale di Sicilia nelle ultime settimane.

Sebbene triplicati i fondi per le missioni Triton (Italia) e Poseidon (Grecia) dell'agenzia europea Frontex, restano invariate le finalità di difesa dei confini senza un'estensione delle regole d'ingaggio per ricerca e salvataggio in alto mare. Approvato anche il piano di ricollocamento dei rifugiati nei Paesi Ue, ma con una previsione di posti (5mila) irrisoria di fronte ai quasi 200mila profughi attesi nei prossimi mesi. Ma a destare maggiore imbarazzo e indignazione è la visione complessiva emersa in Consiglio, principalmente focalizzata nella lotta alla criminalità internazionale, con operazioni militari capaci di colpire, anche in territorio libico, gli scafisti e le loro imbarcazioni. Come se la causa principale delle migrazioni fosse il traffico di esseri umani e non le disperate condizioni di vita in cui versano molti popoli di Africa e Medio Oriente.

E mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel chiede regole condivise e invoca l'istituzione di un registro comune dei rifugiati, il premier britannico David Cameron mette a disposizioni mezzi navali ed elicotteri, con la clausola specifica che poi i migranti recuperati non potranno chiedere asilo nel Regno Unito. Intanto il nostro premier Matteo Renzi gongola, declamando il grande successo raggiunto dall'Italia al Consiglio, nonostante gli scarsi risultati: ad esempio, i Paesi Ue non intendono mettere in discussione il principio per cui i rifugiati devono chiedere asilo al primo Paese d'accoglienza (Regolamento di Dublino III).

Non è stato dunque casuale l'appello di Ban Ki-moon (segretario generale Onu), indirizzato all'Italia e all'Unione, a «focalizzarsi sul salvataggio delle vite dei migranti».


L’Europa protegge se stessa...

Ed è precisamente questa la preoccupazione degli organismi del mondo laico e cattolico. Come, per esempio, il Jesuit Refugees Service (Jrs, il servizio dei gesuiti che in 50 Paesi si occupa di accoglienza e assistenza dei rifugiati) il quale, il 24 aprile, ha emanato un comunicato per sottolineare che «l'Unione Europea ancora una volta non ha messo al primo posto la necessità di salvare la vita a persone in fuga da guerre e persecuzioni». «La crescente enfasi data al contrasto del traffico di esseri umani – ha chiarito nel comunicato il gesuita p. Peter Balleis (direttore internazionale del Jrs) – non prende in considerazione il fatto che la maggioranza delle persone che arriva attraverso questa rotta è in cerca di protezione. Agire in Nord Africa per impedire il loro arrivo non li proteggerà. Dovremmo preoccuparci di proteggere le persone, non i confini». Per sconfiggere i trafficanti, ha poi aggiunto, le operazioni militari non bastano. Bisogna invece fare in modo che i migranti arrivino in Europa attraverso un sistema di protezione internazionale e non si sentano costretti ad imbarcarsi in Libia: occorre dunque «un incremento significativo nell'uso del reinsediamento, una facilitazione del ricongiungimento familiare e il rilascio di visti umanitari oppure la sospensione temporanea dell'obbligo di visto. È la mancanza di protezione e di opportunità di accedere a canali legali di migrazione ad alimentare il traffico di esseri umani».


... e fa la guerra agli impoveriti

Insieme ai 700 migranti affondati nella notte tra il 18 e il 19 aprile, «è naufragata anche l’Unione Europea come patria dei diritti umani». È senza appello il giudizio del missionario comboniano p. Alex Zanotelli nell'editoriale di maggio di Mosaico di pace, mensile promosso da Pax Christi. «L’Unione Europea è diventata una Fortezza che respinge i “naufraghi dello sviluppo”, frutto di un sistema economico in cui il 20% della popolazione del mondo consuma il 90% dei beni prodotti». Per mantenere questo status quo, da quasi 20 anni «è in atto nel Mediterraneo un genocidio di profughi e migranti», e «l’opulenta Europa ne è responsabile». Ad esempio, l'Ue triplica i fondi per Triton, ma lo scopo di questa missione resta sempre «tenere i “barbari” fuori dalla Fortezza Europa».

La verità, sottolinea ancora Zanotelli, è che «siamo in guerra contro gli impoveriti del Sistema», e quello a cui assistiamo in questi giorni è «solo l’inizio» perché, tra l’altro, «aumenteranno gli esodi in massa provocati anche dal surriscaldamento globale». «Come credente e come discepolo di Gesù – è l'affondo del missionario – non posso accettare tali barbarie. Non posso accettare le bestemmie di Salvini che esprime il crescente razzismo di questo nostro Paese». La ricetta che il missionario propone è pienamente in linea con quanto rilanciato dalle Chiese cristiane e dagli organismi della società civile nei giorni successivi alla strage del 19 aprile (v. Adista Notizie n. 16/15): una missione con i connotati di Mare Nostrum ma estesa a livello europeo; il superamento del Regolamento di Dublino III «riconoscendone la profonda inefficacia e iniquità»; l'apertura infine di canali umanitari «affinché chi fugge da guerre e fame possa chiedere asilo senza più affidarsi alle carrette del mare».

Alle richieste indirizzate all'Unione, p. Zanotelli ne affianca altre al governo italiano: «L'abolizione della “Bossi-Fini”, l’approvazione della legge sullo Ius Soli e un maggior impegno economico per salvare vite umane invece di investire in armi». Il tutto accompagnato dalla ferma dichiarazione per un «no chiaro ad un’altra guerra per distruggere le imbarcazioni».

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