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Su migranti e ambiente, subito una svolta. Nuovo digiuno per don Albino Bizzotto

Su migranti e ambiente, subito una svolta. Nuovo digiuno per don Albino Bizzotto

Tratto da: Adista Notizie n° 20 del 30/05/2015

38138 PADOVA-ADISTA. Già nell'estate del 2013, il fondatore dell'associazione Beati i Costruttori di Pace, don Albino Bizzotto, aveva intrapreso un digiuno a sola acqua come segno di protesta per l'emergenza ambientale nel suo Veneto, di fronte ad una situazione che definiva «disastrata» (v. Adista Notizie n. 29/13). A metà maggio di quest'anno, il sacerdote vicentino, in prima linea sui temi della solidarietà e della salvaguardia del creato, è tornato a digiunare, per la tutela dei più deboli e di ogni essere umano – con particolare attenzione ai migranti che salpano dalle coste libiche alla volta dell'Europa – e per la difesa del pianeta stretto nella morsa del cambiamento climatico e del degrado ambientale.

Il 13 maggio, in occasione della conferenza stampa di presentazione della manifestazione “Padova accoglie”, promossa da numerose associazioni locali in risposta alle iniziative xenofobe del sindaco Massimo Bitonci, don Albino ha annunciato l'inizio dello sciopero della fame ad oltranza: digiuno per due grandi temi «che rappresentano per me due facce della stessa medaglia. A livello globale, chi viene considerato il responsabile della nostra crisi e della nostra insicurezza sono sempre i più poveri», come nel caso dei migranti e i profughi. «C'è poi un aspetto che vorrei mettere ancora più in evidenza con il digiuno: il pianeta Terra non è un mezzo, ma un fine dell'attività umana e se si continua con questo andazzo non ce la farà più. Se viene a mancare la Terra, possiamo discutere di qualsiasi cosa, ma non ci rendiamo conto che è a rischio la vita di tutti». Da questo nasce l'invito del prete vicentino ad unirsi alla sua iniziativa. «Il digiuno ha due aspetti importanti: innanzitutto ci mette nella condizione delle persone che nel quotidiano non riescono a soddisfare nemmeno i bisogni primari, come mangiare. In secondo luogo, il digiuno mi mette in una posizione estremamente debole, in cui io ho un bisogno estremo degli altri e della condivisione di un impegno concreto su cose che sono importanti per tutti, come accogliere e riconoscere le persone, soprattutto i più poveri, e prendere sul serio il problema della Terra, cosa che ancora oggi non sta facendo nessuno».

Non c'è più tempo per il pianeta, ha poi ribadito Bizzotto nell'intervento “Le ragioni del digiuno”, pubblicato il 13 maggio sul sito dell'associazione (www.beati.org). Si impone subito un cambio di rotta veloce e radicale e questo riguarda decisioni importanti sull'ambiente e sul territorio: occorre «attuare una politica di scelte radicali rispetto all’ambiente e al territorio; riparare i danni delle devastazioni compiute e ancora in atto, ridare respiro alla terra: chiudere con cemento e asfalto, grandi opere e consumo di suolo»; tornare ad una agricoltura sostenibile. «Altro che crescita economica».

Il prete vicentino ha ricevuto la solidarietà di molti, singoli cittadini e associazioni, e in tanti si sono uniti a lui nel digiuno ad oltranza. Tra gli altri, il Coordinamento dei cristiani per la pace di Vicenza, rete nata nell'ambito delle mobilitazioni contro la base militare Dal Molin, al quale aderiscono diverse parrocchie vicentine, Famiglie per la pace, Agesci, Beati i costruttori di pace, Pax Christi, Acli, Giovani impegno missionario dei comboniani, Commissione giustizia e pace dei Servi di Maria di Lombardia e Veneto ed altre realtà del territorio. Il gesto di don Albino, si legge nel comunicato del 18 maggio, «interpella la nostra coscienza di cristiani su questioni fondamentali, ricordandoci che l'accoglienza di ogni creatura umana (e di ogni essere vivente) non è optional, ma impegno prioritario» e che «anche la Terra è una creatura vivente (Madre che in Dio ci ha generato) e come tale va rispettata, coltivata e amata». E ancora: si fa sempre più «impellente la necessità di passare anche nei confronti della natura da una cultura di guerra e di predominio, con conseguenti devastazioni e sfruttamento spregiudicato delle risorse del pianeta, ad una cultura di pace, in grado di ridare respiro alla terra e di ristabilire con essa, prima generatrice di vita per tutti, una relazione di rispetto profondo e di cura attenta mirata alla valorizzazione dei suoi prodotti in una logica di condivisione con tutti gli esseri viventi. Divenire, così promotori e attori di quello che Ernesto Balducci profeticamente chiamava “ecumenismo creaturale”: una forma nuova che abbraccia in un unico cerchio non solo i credenti di tutte le religioni e quanti si fanno propagatori del Bene, ma anche tutte le creature dell'universo».

 

* Immagine di Massimiliano Calamelli, tratta da Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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