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Informazione religiosa: la crisi continua, a rischio chiusura anche Missione Oggi

Informazione religiosa: la crisi continua, a rischio chiusura anche Missione Oggi

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 19/12/2015

38371 BRESCIA-ADISTA. Con la fine dell’anno chiuderà definitivamente la storica testata dei dehoniani Il Regno, assieme alle riviste Settimana e Musica e assemblea. Da alcuni mesi ha chiuso il prestigioso mensile dei gesuiti Popoli. Lo stesso è avvenuto per la casa editrice Monti. Sono tante le riviste e le piccole realtà editoriali espressione del variegato mondo conciliare ad essere in crisi. Ad esse sembra si stia per aggiungere Missione Oggi, uno dei mensili più autorevoli sui temi del Sud del Mondo, sia sotto l’aspetto ecclesiale che sotto quello più schiettamente politico-sociale. La decisione congiunta delle Direzioni Regionale e Generale dei religiosi saveriani di mettere in liquidazione la cooperativa editrice del giornale, che fa riferimento al Csam, il Centro Saveriano di animazione, mette infatti a rischio i settori in cui si articola l’attività della cooperativa. Chiuderà per certo la “Libreria dei popoli”, interna al complesso di San Cristo, in cima a via Piamarta, quartier generale dei saveriani a Brescia. Ma anche per Missione Oggi, il cui debito complessivo ammonta a circa 80mila euro, la prospettiva di dover interrompere le pubblicazioni è concreta. In tutto, nove persone rischiano il posto di lavoro. Senza considerare i collaboratori part time ed un numero significativo di altre persone che, negli anni, ha contribuito a rendere viva e pulsante un’area di riferimento culturale per la città, ma anche per il resto del Paese. 

Alle origini della crisi anzitutto il quadro generale di grave difficoltà editoriale che investe tutto il settore dell’informazione, ed all’interno di esso in particolare quello dell’informazione religiosa. In questo contesto si inserisce la diminuzione degli abbonamenti a Missione Oggi e la difficoltà nella diffusione delle copie della rivista, legata anche alle difficoltà incontrate nell’animazione missionaria da parte dei saveriani, principalmente dovuta all’invecchiamento dei religiosi: il mancato ricambio generazionale ha reso meno incisiva l’attività di animazione delle case saveriane sul territorio.

D’altra parte, Missione Oggi resta la rivista “di riferimento” dell’Istituto Saveriano, e, con una storia di oltre un secolo alle spalle, ne rappresenta ancora l’immagine e l’identità. Per questa ragione molti, dentro e fuori la congregazione religiosa, auspicano un rinnovato impegno dei saveriani a tenerla aperta ed a rilanciarne obiettivi e contenuti, allargandoli semmai a tutta la famiglia saveriana (che comprende anche le Missionarie Saveriane e i due movimenti laicali).

Ad oggi, però, l’intenzione della direzione regionale italiana dei saveriani (il cui consiglio direttivo si riunisce il prossimo 30 dicembre, alla presenza del direttore della rivista, p. Mario Menin), sembra piuttosto quella di una “ristrutturazione” della Csam, che ne costituirebbe però, di fatto, lo smantellamento; nella prospettiva di chiudere Missione Oggi entro il prossimo triennio. Nel frattempo, è previsto un dimezzamento della redazione – resterebbero infatti solo il direttore, un collaboratore part time e il segretario di redazione – che decreta in ogni caso la fine della rivista come è stata finora. In partenza, tra l’altro, ci sono Franco Ferrari, animatore della rete dei “Viandanti” e da anni caporedattore della rivista, oltre a Mauro Castagnaro, storico redattore con alle spalle una lunga militanza di base ed un patrimonio non comune di conoscenza diretta delle realtà popolari, indigene ed ecclesiali dell’America Latina.

Una storia intensa. E travagliata

Fondato già nel 1903 dai missionari saveriani (allora la testata si chiamava Fede e Civiltà; poi Le Missioni Illustrate, e in seguito di nuovo Fede e Civiltà), nel 1978 il mensile assunse l’attuale configurazione. Dopo essersi prevalentemente occupato della Cina, prima missione dei saveriani, e in seguito di teologia missionaria, negli ultimi decenni Missione Oggi ha accompagnato lo sviluppo del dibattito postconciliare, dentro e fuori la congregazione saveriana, scegliendo di confrontarsi con i temi più spinosi del dibattito intra ed extra ecclesiale, declinato sui problemi, sulle speranze, sulle istanze dei popoli e dei continenti del Sud del Mondo. 

Una scelta che provocò una fase di profonda tensione con l’editore. Avvenne già alla fine degli anni '80, durante la direzione di Eugenio Melandri, il quale era arrivato nel 1980, nel periodo clou dell’impegno del movimento missionario e pacifista contro l'installazione dei missili di Comiso. Melandri, che di quel movimento era tra i principali animatori, aveva lanciato una campagna per il disarmo unilaterale a cui avevano aderito personalità come p. David Maria Turoldo. In quegli anni aveva schierato la rivista su posizioni più militanti rispetto a quelle tradizionali. Aveva dedicato un numero monografico della rivista al Nicaragua sandinista, si era impegnato nella denuncia della gestione fatta dal governo italiano dei fondi destinati alla cooperazione, si era schierato pubblicamente con i partiti della sinistra. Insomma, aveva posizionato la testata dei saveriani in una prospettiva di avanguardia ecclesiale che non piaceva anzitutto all’establishment ecclesiastico romano. E, di riflesso, ad una parte delle dirigenza saveriana.

Nel novembre 1988 la tensione raggiunse l’apice: su forte pressione dell’allora prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, card. Jozef Tomko (che aveva già ottenuto le dimissioni di Zanotelli da Nigrizia), Melandri fu indotto a rassegnare le dimissioni, ma riuscì ad ottenere dall'allora superiore generale della congregazione dei saveriani, p. Gabriele Ferrari, che a sostituirlo fosse p. Pier Lupi, anche lui missionario saveriano e sulla stessa linea di Melandri. Il quale poco tempo dopo, nel 1990 accettò la candidatura alle elezioni europee per Democrazia Proletaria, venendo eletto, ma anche sospeso a divinis a causa del suo impegno politico diretto e dunque in contrasto con il diritto canonico.

Intanto, l'incarico a p. Lupi, inizialmente conferito con scadenza a fine 1989, era stato prorogato sine die per le proteste della redazione seguite a questa anomala forma di nomina pro tempore. Poi però il capitolo generale della congregazione saveriana, svoltosi nel luglio 1989, decise di sostituire p. Ferrari con p. Francesco Marini, ritenuto più prudente del predecessore. Così, con una lettera del gennaio 1990, p. Ottorino Maule, il provinciale italiano dei saveriani, ebbe buon gioco a sconfessare la nomina di Lupi e procedere (luglio 1990) alla designazione di p. Meo Elia alla guida della rivista. Il nuovo direttore intendeva dare a M. O. un taglio più “intraecclesiale” e di “animazione” rispetto a quello della gestione Melandri-Lupi, che era stata sostenuta da tutta la redazione e che era incentrata sul fare “direttamente” missione, annunciando ed incarnando il Vangelo nella realtà storica, politica e sociale in cui veniva annunciato. 

A giochi fatti, al gruppo redazionale non restava che firmare le dimissioni. «Rimane la tristezza», spiegò all’epoca Aluisi Tosolini, condirettore dimissionario del mensile, «per il fallimento e la normalizzazione di una di quelle poche esperienze di collaborazione a livello paritetico tra laici e religiosi, in cui il laico non fosse soltanto il portinaio o il benefattore. E ciò che più dispiace – concludeva, aggiungendo in calce il carteggio tra la redazione di M.O. e i superiori dei missionari saveriani, proprietari della testata – è che bastava pochissimo, solo un gesto di disponibilità, per salvare la rivista. Cosa che non c'è stata».

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