Bergoglio, Ratzinger e la riforma della Chiesa nell’ultimo libro del card. Müller
Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 05/11/2016
38733 ROMA-ADISTA. Ecclesia non reformanda est. Così si potrebbe riassumere il pensiero del card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Chiesa, riguardo alla riforma della Chiesa e della Curia, secondo quanto afferma nel libro di recente pubblicazione Benedetto e Francesco. Successori di Pietro al servizio della Chiesa, pubblicato da Ares, casa editrice dell’Opus Dei.
Commentando l’ultimo capitolo in un’intervista con Radio Vaticana (24/10), il prefetto ha detto che «tutti parlano da tanto tempo di una riforma della Curia romana o della Chiesa, ma è necessario distinguerla dalla riforma di un ente umano: qui si tratta della Chiesa e la Chiesa è fondata da Gesù Cristo ed è quindi un’opera, un opus di Dio. E noi non siamo in grado di riformare la Chiesa, come fosse quasi un oggetto nelle nostre mani».
Analogo discorso a proposito della Curia romana: «Non è un apparato burocratico che amministra la Chiesa; questo è un pensiero troppo mondano!», tiene a puntualizzare il cardinale tedesco. «Si tratta prima di tutto di una riforma spirituale dove la spiritualità spinge e motiva tutti i partecipanti al lavoro della Curia romana». La riforma più importante, insomma, non è tanto quella «esteriore», organizzativa, quanto «quella dello spirito in quanto spirito di servizio, spirito di accoglienza. In questo senso abbiamo bisogno di una riforma della Curia».
Müller sembra contestare il lavoro intrapreso da papa Francesco anche a livello di semplificazione degli apparati, delle diocesi: «È importante che ci sia un nuovo spirito non solo nella burocrazia e nell’amministrazione. I partecipanti alla Curia come si ritengono? Si ritengono impiegati di un’organizzazione o sono i rappresentanti della Chiesa che è il Corpo di Cristo, il tempio dello Spirito Santo, il Popolo di Dio?».
Sollecitato a mettere a confronto papa Francesco e papa Ratzinger, Müller dà ampio spazio al secondo, definendolo «teologo di livello straordinario, eccezionale», con una grande «esperienza nella pastorale, ha scritto tanti libri sulla spiritualità, sulle grandi sfide della vita moderna, ha scritto, ha predicato e dato spiegazioni di altissimo livello anche intellettuale». L’importanza di papa Francesco, invece, risiederebbe nel fatto di venire «dal proprio contesto, l’America Latina, una grande regione di fede cattolica da 500 anni con una grande maggioranza di fedeli cattolici. È bene far entrare questa dimensione culturale nel cattolicesimo universale, per superare un po’ l’eurocentrismo... In questo mondo della globalizzazione, dell’universalità, è un buon segno e noi possiamo interpretare come un segno dello Spirito Santo il fatto che i papi non provengano solo dall’Europa o da alcuni Paesi europei. La nazionalità non è un ostacolo a diventare un candidato per il papato».
* Gerhard Müller immagine di Presse.Nordelbien, tratta da Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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