Nessun articolo nel carrello

Ministro degli Esteri vaticano: “cinesizzazione” e inculturazione le strade della Chiesa di Roma in Cina

Ministro degli Esteri vaticano: “cinesizzazione” e inculturazione le strade della Chiesa di Roma in Cina

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Che l’ago dei rapporti fra Cina e Santa Sede segni “distensione” – e la tacca successiva prevede “riconciliazione” – è evidenziato dall’intervento dell’arcivescovo inglese Paul Richard Gallagher, che in Vaticano ricopre il ruolo di Segretario per i rapporti con gli Stati, alla Conferenza internazionale svoltasi alla Gregoriana nei giorni 22 e 23 marzo su “Cristianesimo in Cina. Impatto, interazione ed inculturazione” (l’intervento è stato pubblicato da L’Osservatore Romano il 26-27/3/18).

Evangelizzazione e non proselitismo, cinesizzazione e inculturazione sono i tre cardini del suo discorso, introdotti da una brevissima contestualizzazione  socio-politica e geopolitica del Paese asiatico: la Cina, ha detto, in « politica estera, sta chiaramente adottando un nuovo approccio agli equilibri esistenti nei rapporti internazionali e sta anche consolidando la sua presenza nei paesi in via di sviluppo». In politica interna, «sta promuovendo programmi a lungo termine volti a dare a un numero considerevole di cittadini la possibilità di superare la povertà. Al tempo stesso, il sistema culturale cinese è impegnato a dare un forte impulso nelle aree della ricerca scientifica e tecnologica. Va anche osservato che la Cina sta affrontando la sfida globale insistendo sulla sua propria identità, per mezzo di un modello economico, politico e culturale che cerca di dare “caratteristiche cinesi” alla globalizzazione». «In questo contesto, anche a livello religioso, la parola chiave che viene costantemente ripetuta e proposta all’attenzione generale, è il termine “cinesizzazione”».

Il prosieguo del discorso fa «riferimento alla dinamica del discernimento in relazione con il compito dell’evangelizzazione». Il discernimento, spiega Gallagher, «ci consente non solo di comprendere sempre più a fondo la Parola di Dio ma anche di proclamarla, evitando al tempo stesso due pericoli piuttosto comuni. Il primo è quello del proselitismo, che misura il successo di una missione in termini di numeri piuttosto che in base alla qualità della scelta di chi entra in contatto con l’esperienza cristiana. Il secondo è quello di una proclamazione astratta della fede, che non tiene conto della complessa natura sociale e culturale dei contesti umani ai quali il messaggio del Vangelo è rivolto».

Entrambi gli atteggiamenti non sono produttivi, «scalfiscono appena la superficie di un autentico compito missionario, perché non riescono a cogliere le coordinate spazio-tempo che rendono possibile una feconda inculturazione della fede. Comunque, si dovrebbe poter discernere un orizzonte ancora più vasto nella missione ad gentes, ossia quello verticale del primato della grazia di Dio, che precede l’operato umano e anima la storia dei popoli dal di dentro. Anche in Cina Dio è già presente e operante nella cultura e nella vita del popolo cinese».

«Alla luce di queste brevi considerazioni», tira le somme il ministro degli esteri vaticano, «risulta chiaro che oggi la missione della Chiesa in Cina è di essere “pienamente cattolica e autenticamente cinese”, rendendo il Vangelo di Gesù accessibile a tutti e mettendolo al servizio del bene comune».

Se è vero che «i rapporti tra la Cina e la Chiesa cattolica hanno attraversato fasi diverse, alternando momenti di feconda cooperazione con altri di grande incomprensione e ostilità», è anche vero, osserva Gallagher, che, «esaminando la questione attentamente, il metodo che in passato ha reso possibile un incontro fecondo tra il “mondo cristiano” e il “mondo cinese” è stato quello dell’inculturazione della fede attraverso l’esperienza concreta della conoscenza, la cultura artistica e l’amicizia con il popolo cinese».

Pertanto, «due principi» dovrebbero «interagire tra loro»: «“cinesizzazione” e “inculturazione”. Sono convinto – afferma Gallagher – che un’importante sfida intellettuale e pastorale nasce in modo quasi naturale dall’accostamento di questi due termini, che indicano due visioni reali del mondo. A partire da queste due visioni si dovrebbero poter trovare le coordinate di un’autentica presenza cristiana in Cina, che potrebbe presentare la natura speciale e la novità del Vangelo in un contesto profondamente radicato nella specifica identità della secolare cultura cinese».

«L’universalità della Chiesa cattolica, con la sua naturale apertura a tutti i popoli», è la conclusione dell’intervento, «può offrire un contributo in termini d’ispirazione morale e spirituale al grande sforzo di dialogo tra la Cina e il mondo contemporaneo, facendolo proprio attraverso la comunità cattolica cinese, che è completamente integrata nel dinamismo storico e attuale della terra di Confucio» (sui rapporti Cina-Santa Sede, v. anche Adista Notizie nn. 6 e 7/18 e Adista online del 7/2/18).

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.