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Il transumanesimo come sfida spirituale

Il transumanesimo come sfida spirituale

Tratto da: Adista Documenti n° 7 del 22/02/2020

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Mi riempie di meraviglia vedere quanto sia cambiato il mondo negli ultimi 60 anni. E mi inquieta enormemente constatare come il principale motore del cambiamento accelerato sia dato dall'economia neoliberista e dalla guerra, che sono la stessa cosa. La voglia di vincere o forse, in fondo, la paura di perdere. La rivalità universale, la competitività senza freni, la lotta di tutti contro tutti.

L'umanità vive il momento più decisivo di tutta la sua storia e l'avvertimento di Gesù ha forse più senso che mai: «Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?» (Mt 16,26). Non parlava dell'"anima", né dell'"aldilà", ma del soffio vitale che sostiene la vita di tutti gli esseri. La vita e il destino comuni sono in gioco più che mai con il fenomeno del cosiddetto transumanesimo, termine creato alla fine degli anni '50 per designare un movimento che predice o preconizza il "miglioramento" della nostra specie umana nelle sue capacità fisiche e cerebrali. Non è fantascienza. Il processo di "transumanizzazione" è in marcia. Occhiali, pacemaker, trapianti, chirurgie, pillole, automobili, smartphone… tutti siamo più o meno "umani migliorati". Ma questo non è niente in confronto a ciò che si annuncia: il ricorso a ogni tipo di organi trapiantabili (fino al cervello?), nanochip incorporati che potranno individuare e trattare malattie, l'ampliamento (fino a che punto?) della capacità della nostra memoria e della nostra intelligenza, la conoscenza di ogni lingua senza averla studiata… E se fosse possibile l'identificazione e l'alterazione genetica dei neuroni responsabili dell'Alzheimer, della depressione, dell'angoscia o delle malattie in generale? E se potessimo vivere cento o mille anni, o essere amortali? O trasferire tutta l'informazione del nostro cervello in un computer? O integrare le diverse reti cerebrali e produrre una coscienza più ampia, al di là della sensazione di un io separato? Gli interrogativi si ammassano. Chi potrebbe permettersi tali "miglioramenti" e servirsene? Saremo più fraterni o più diseguali che mai? Saremo più liberi e felici o più infelici, schiavi di poche imprese che sapranno tutto di noi e potranno manipolarci in tutto, una categoria umana inferiore al servizio di una élite? Le tecnologie serviranno a curarci della nostra competitività, delle nostre paure, della nostra avidità, dell'ansia di conquistare e dominare? I precedenti e i dati sono inquietanti; gli interessi, colossali; gli investimenti, astronomici. Il Pentagono e gli eserciti dei Paesi potenti sono i primi investitori e clienti delle tecnologie biologiche e informatiche di punta. È qualcosa che spaventa. A un certo momento, il transumanesimo già in marcia sfocerà in postumanesimo, allorché faremo nascere esseri con il nostro Dna alterato che non potranno più essere definiti Homo Sapiens né Homo di alcun tipo. O allorché saremo capaci di costruire cyborg (corpi composti da organismo e cibernetica) o robot più intelligenti e potenti di noi. Saranno esseri coscienti? Avranno un'immaginazione simbolica? Proveranno emozioni: gioia, tristezza, tenerezza, avidità, orgoglio, paura, odio? Tutto indica che potranno almeno simulare ciò che chiamiamo coscienza ed emozioni. Impareranno a intuire, immaginare e prendere decisioni, come a quanto pare ha fatto il programma AlphaGo che ha battuto nel 2016, con un contundente 4 a 1, l'indiscusso campione mondiale coreano Lee Sedol? Non si può escludere. E, se così fosse, cosa decideranno? Che ne faranno di noi, poveri umani? Si comporteranno con noi come noi abbiamo fatto con i boschi e i mari, gli insetti e i pesci, le balene e gli elefanti, le galline, i maiali e i vitelli allevati per essere sacrificati, i topi e gli scimpanzé, o i neri, gli schiavi, i Paesi colonizzati? In altri termini, gli umani migliorati e i post-umani intelligenti seguiranno l'esempio dell'Homo Sapiens, Homo Praedator e Exterminator di ciò che ha trovato sul suo cammino, spinto dall'ansia di essere come "Dio", di ergersi a criterio supremo del bene e del male, di ottenere l'onnipotenza, fino ad abbattere l'albero della vita?

Ricordiamo la storia. 12.000 anni fa gli Homo Sapiens cacciatori-raccoglitori nomadi hanno imparato a seminare, ad addomesticare animali, a lavorare la terra, a costruire case e villaggi, palazzi e templi, a immaginare divinità – maschili soprattutto – a loro immagine e somiglianza. Si sono fatti padroni della terra e sono diventati schiavi gli uni degli altri. Il mondo è cambiato in maniera radicale. È stato proprio in questa cultura agraria, patriarcale e gerarchica, antropocentrica e androcentrica che sono nate le grandi religioni tradizionali, con le loro divinità, le loro credenze, i loro riti e le loro norme morali. Su questa visione del cosmo che guarda all'essere umano – al maschio soprattutto – come centro e signore della creazione, continuano a porre le basi in particolare le religioni monoteiste che dominano buona parte del mondo religioso, e anche politico: la loro immagine di Dio, i loro concetti di rivelazione, di popolo eletto, di libri ispirati, di azione divina nel mondo, le loro nozioni di libertà, di peccato, di perdono e di salvezza, la loro organizzazione sociale. Ebbene, questa visione antropocentrica del mondo sta crollando e con essa i fondamenti, la grammatica e tutta l'impalcatura che hanno sostenuto e continuano a sostenere le religioni tradizionali. Le scienze, negli ultimi due secoli e soprattutto negli ultimi decenni, hanno demolito la visione umanocentrica del cosmo, della realtà nel suo insieme. Si calcola che esistono miliardi di galassie con centinaia di miliardi di stelle, molte delle quali accompagnate da pianeti. Si considera probabile che vi sia vita, anche intelligente, sebbene non sappiamo in che forma, in altri pianeti. Siamo polvere di stelle estinte, discendenti dei batteri, cugini degli scimpanzé, con cui condividiamo il 99% del Dna. La fisica e la biologia dimostrano che tutto è in relazione con tutto. Le scienze ampliano ininterrottamente i nostri orizzonti, smascherano le nostre pretese umanocentriche. Sono in questo senso «trans-umaniste».

Questo «transumanesimo» che ci toglie dal centro e ci chiama alla santa comunione della vita non solo è buono, ma anche ineludibile, se vogliamo salvarci insieme al pianeta vivente. La realtà, dalle particelle subatomiche fino alle galassie in espansione, è abitata da una stupefacente energia espansiva e unificatrice, la ruah o lo spirito della Genesi che volteggiava o vibrava sulle acque, fecondandole (Gn 1). Tutto si muove e si trasforma. Nulla è compiuto. Nulla è fatto: al contrario, si sta facendo. Nulla è creato, si sta creando. Nulla è chiuso, si sta aprendo. Trascendendosi. Anche l'essere umano è incompiuto, è mosso da questo dinamismo inesauribile, trasformandosi incessantemente, aperto a nuove forme di essere.

Purtroppo, non è questo il transumanesimo che interessa alla logica dell'economia neoliberista, del potere e del dominio, della folle competitività e della guerra, alla logica che ci ha condotto a questa situazione insostenibile, al bordo dell'abisso. Salta agli occhi e spaventa. Ci troviamo al bivio più importante di tutta la nostra storia: o assumiamo le misure etiche, politiche ed economiche necessarie per un transumanesimo della comunione planetaria o sprofonderemo nell'abisso. Se questa povera specie Homo Sapiens che siamo, giunta al presunto vertice del suo sapere e del suo potere, continua a imporre gli interessi particolari degli uni contro il Bene Comune, finiremo con il creare, o continueremo a creare esseri umani, transumani o postumani predatori. Allora, quanti arriveranno a possedere più potere di noi finiranno per schiavizzarci o sterminarci. Sarà il fallimento definitivo del genere umano e della specie Sapiens. È questa, non il declino delle religioni, la profonda crisi spirituale del nostro tempo. È questa, non altra, la sfida spirituale: inspirare ed espirare, ricevere e infondere il respiro vitale della ruah creatrice, la ruah che sostiene ed espande la vita, la ruah che abita in tutti gli esseri e di tutti loro nella sua inesauribile diversità fa un solo corpo. Le religioni potrebbero offrire la saggezza personale e politica presente nei loro testi fondanti e nella loro lunga tradizione, ma per farlo sarebbe necessario che si liberassero dei credo, dei codici e delle istituzioni millenarie che oggi hanno smesso di essere credibili. Solo una profonda spiritualità potrà salvare l'umanità di oggi e la transumanità di domani. Solo una spiritualità ecoliberatrice, contemplativa e politica, con o senza religione, potrà assicurare la fraterno-sororità giusta e felice di tutti i viventi.  

Converging technologies, elaborazione grafica a cura del Governo Federale degli Stati Uniti tratta da it.wikipedia.org, immagine originale e licenza

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