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CdB Italiane:

CdB Italiane: "Irresponsabili le parole dei vescovi sul divieto delle liturgie

Siamo rimaste e rimasti davvero stupite/i dal tono oltranzista e ultimativo con il quale la Conferenza episcopale italiana  ha contestato le decisioni del Governo che limitano le riunioni di vario tipo, quelle religiose comprese, per arrestare il diffondersi della pandemia.

Ai vescovi forse sfugge che il virus colpisce ovunque vi sia assembramento? Stabilire misure cautelative per evitare il contagio è semplicemente un atto doveroso: come possono dunque i vescovi, in Italia (dove, grazie al Concordato, la Chiesa cattolica romana ha molti privilegi), adombrare che siano in atto tentativi di imbavagliare l’episcopato o, addirittura, di fare prove di dittatura?

D’altra parte, esponenti di altre confessioni religiose (ad iniziare dall’Islam, che celebra in questi giorni il Ramadan) hanno accolto con rispetto e spirito collaborativo le decisioni del Governo. 

Riteniamo irresponsabili le parole dei vescovi. Nella difficile situazione attuale, tutte e tutti – e le persone di fede cattolica non meno di altre – siamo chiamate/i a fare la propria parte di sacrifici per aiutare il Paese a superare una crisi tremenda. 

E, dal punto di vista della fede, se celebrare messe con il popolo presente diventa obiettivamente problematico dal punto di vista della salvaguardia della salute, non sarebbe il caso – invece di mostrarsi vittime  di prepotenze inesistenti – di farsi portatori della proposta di cogliere l’occasione per riflettere, nelle famiglie, sulle letture bibliche, di pregare e ricordare quanto ricordava Gesù quando diceva: “Dove due o tre sono riuniti in nome mio, io sono in mezzo a loro”? E, contemporaneamente, riscoprire una natura meno offesa dalle ingiurie quotidiane dell’uomo in cui la bellezza ci apre al divino che è in noi e nel cosmo?

La fede non evapora se, causa forza maggiore, le chiese sono vuote; questo insegnamento, d’altronde, ce lo ricordano molti sacerdoti che anche in questo tempo difficile sono vicini alle persone malate e, perfino, qualche vescovo. Si perde, invece, se la stella polare del proprio agire non è più l’Evangelo e non è l’impegno a servire il proprio popolo, cercando di agire con saggezza insieme ad esso in questo tempo difficile. 

Non servono, dunque, squilli di crociata, ma umiltà e spirito di collaborazione con le Autorità costituite per affrontare, insieme, un’emergenza assolutamente straordinaria.

Le Comunità Cristiane di Base italiane

Roma, 28 aprile 2020

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