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PRIMO PIANO. Avanti a sinistra!

PRIMO PIANO. Avanti a sinistra!

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 12 del 27/03/2021

QV D: era la sigla che, nei vecchi testi scolastici di Geometria sui quali ho studiato, chiudeva la dimostrazione di un teorema: Quanto Volevasi Dimostrare!

È quanto mi sembra poter ripetere, dopo l’Assemblea Generale del PD e all’inizio del “nuovo” cammino che tutti si spera il PD possa intraprendere, stimolato dal nuovo segretario Enrico Letta. Al quale mi lega, detto per inciso, una lunga e personale conoscenza con la sua famiglia di origine, avezzanese: sua nonna Maria, suo padre Giorgio e gli altri suoi sette zii e zie, compreso il Gianni Letta, consigliere personale di Berlusconi. Niente di nuovo sotto il sole, possiamo dire a conclusione dell’Assemblea nazionale che lo ha eletto, quasi all’unanimità nuovo segretario. Niente di nuovo, buone intenzioni comprese, anche se di volitiva radicalità, come si legge sulla stampa di questi giorni.

Enrico Letta arriva in un momento drammatico per il Pd e gli va dato merito per la sua disponibilità “sacrificata”. Marc Lazar, professore alla Sciences Po e alla Luiss che lo aveva chiamato a Parigi lo riconosce: «Certo, restare a Parigi era la scelta più comoda. Prende un grosso rischio. A Roma lo attende un cammino pieno di insidie. Va alla guida di un partito che in 14 anni ha avuto ben otto segretari diversi. Sarà uno dei tanti o saprà fare la differenza? Il Pd è un partito-arcipelago che dal 2007 è stato incapace di definire bene un’identità e una strategia. Dovrà farlo dentro a una coalizione concorrenziale con i 5 Stelle». Lo stesso, però, non nega il suo disappunto nei confronti dell’appoggio dichiarato al Governo Draghi: «Letta dice di essere tornato a Roma per sostenere il governo Draghi, con il quale ha un forte legame personale. Ma temo che legare il Pd al destino di Draghi sia pericoloso. Dovrebbe trovare una sua forma autonoma e non essere solo il pilastro dell’esecutivo» (intervista rilasciata ad Anais Ginori, la Repubblica 14 marzo 2021).

Questo è il primo scoglio contro il quale dovrà misurarsi, non dico togliendo la fiducia a Draghi, ma non permettendo di ridurre il Partito a semplice stampella di supporto, ma sollecitandolo a una sterzata che dica addio a tutti i fattori inquinanti una vera politica di sinistra. Le grucce non sono strumento adatto per una politica in cammino!

Il secondo scoglio, questo da evitare, è quello di presentarsi come “Salvatore della Patria”! Deus ex machina! «“Il dio (che parla o appare) da una macchina”: nell'antico teatro greco classico, l'apparizione sulla scena della divinità, che veniva realizzata mediante un apposito meccanismo e che di solito costituiva l'elemento risolutore della tragedia; quindi, figura, circostanza o persona che inaspettatamente interviene a risolvere una situazione difficile o è l'artefice del buon andamento di qualcosa».

Così recita il Dizionario/Internet alla voce “Deus ex machina”. Ed è l’immagine plastica delle situazioni, sempre più ricorrenti, in cui ci ritroviamo noi oggi, popoli civili e sviluppati, a dispetto degli oltre duemila anni che ci separano dalle tragedie greche. Paesi polarizzati sui loro Leader, che usano il popolo come zerbino per le loro mire dispotiche e Partiti come riserva personale di segretari-fai-da-te da cui prendono, e non a caso, anche il nome e nei quali vige come regola una specie di servitù volontaria!

In questo dobbiamo riconoscere l’onestà e la volontà “democratica” di Enrico Letta che ha esplicitamente detto: «Non serve un nuovo segretario  ma un nuovo PD»!

Un partito nuovo

Di fronte alla marginalizzazione della politica da parte dell’economia e alla sua riduzione a semplice funzione rappresentativa, viene quasi la tentazione di cedere alla seduzione di Simone Weil che in Appunti per la soppressione dei partiti politici, scriveva che i partiti sono «macchine di passione collettiva» che deprimono il pensiero individuale e perpetuano se stesse. Con loro trionfa la menzogna, «una lebbra che si può superare solo con la loro soppressione».

Pur riconoscendo che i Partiti «sono delle strutture burocratiche parastatali che si autofinanziano lautamente con denaro pubblico» (Danilo Zolo su Carta 3/9 marzo 2007) e che, come già denunciava Enrico Berlinguer ai suoi tempi, «i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela», noi non ci arrendiamo!

Dopo anni in cui Marx sembra essere stato inghiottito dalla fine del socialismo reale e dalla costruzione di un senso comune funzionale alla diffusione dei valori neoliberali, la non contingenza e temporaneità della crisi economica (che è elemento strutturale del modo di produzione capitalistico), la crescita delle disuguaglianze, la condanna a un continuo presente e la mancanza di una alternativa iscritti nell’ideologia neoliberale rendono quanto mai urgente la presenza attiva a fattiva della sinistra nel Parlamento Italiano.

Sogniamo, vogliamo e lottiamo per un partito nuovo e non un nuovo partito. Serve un partito nuovo e di sinistra, la cui novità non consista nel cambiar nome o segretario, ma nel dismettere le fattezze di agenzia pubblicitaria per assumere la fisionomia di centro di produzione di pensiero critico, luogo di dibattito, fucina di elaborazione di proposte per la risoluzione dei problemi della società.

Non solo. In un mondo nel quale le fabbriche si sono ridotte di molto e il lavoro, con l’automazione, è capace di creare più ricchezza con meno manodopera e la cibernetica permette di aumentare la produzione senza creare più occupazione, c’è bisogno di una politica che ridistribuisca sia il lavoro che la ricchezza. Meno lavoro, ma per tutti e, per tutti, giusto salario!

Sarebbe questo, a mio avviso, il mezzo più efficace e dignitoso per combattere la disoccupazione e le disuguaglianze che in questi ultimi anni si sono estremizzate. Il tutto, naturalmente, a costo zero.

Peccato che di questa urgenza, nel discorso del “nuovo” segretario, non ci sia traccia.

Tra gli obiettivi/ritornello, che vanno bene per tutti i partiti (più spazio ai giovani, leggi per la parità di genere, transizione all’economia verde e lotta alla pandemia) c’è appena un debole accenno alla “partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese”!   

Aldo Antonelli è prete di Artrosano (diocesi di Avezzano, Aq)  

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