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Fango in sala operatoria

Fango in sala operatoria

Tratto da: Adista Notizie n° 36 del 16/10/2021

Per due volte, nell'ottobre 2012 e nel giugno 2013, il santuario di Lourdes è stato sommerso da torrenti di fango precipitati dalle alture dei Pirenei. Era stato dichiarato lo stato di calamità naturale. Tutto era stato contaminato, tranne la statua della Vergine Immacolata. Hanno dovuto ripulire tutto.

È a questo episodio relativamente recente che ho pensato venerdì scorso, quando ho appreso, prima di tutti, le cifre della stima degli abusi sessuali commessi nell'ambito della Chiesa in Francia. 216.000 dal clero, cifra che sale a 330.000 se si aggiungono gli abusi commessi dai laici nei movimenti giovanili. Ne sono rimasto sconvolto. Nel cuore della Chiesa sarebbe stata portata alla luce una verità devastante. Ho poi ripensato alle parole del certosino Guigues I nelle sue Meditazioni, uno dei capolavori del XII secolo: «La verità deve essere posta al centro come un bell'oggetto. Se qualcuno ne ha orrore, non giudicarlo, ma abbine pietà». Non si possono mettere in discussione le conclusioni della Commissione presieduta dall’esimio Jean-Marc Sauvé, da 30 anni uno dei grandi servitori dello Stato in Francia. Ha saputo circondarsi di ciò che di meglio le Scienze Sociali potevano offrire.

Le cifre sono state individuate con le garanzie scientifiche richieste e con le necessarie approssimazioni: 50mila vittime in più o in meno; il tasso di circa il 3% di preti pedofili si colloca nella fascia più bassa rispetto ai Paesi che hanno effettuato indagini simili.

Un dato esterno alla Chiesa francese gela il sangue: quella dei 5,5 milioni di francesi vittime di abusi. È davvero colossale. Mio Dio, siamo davvero circondati da sofferenze nascoste! Resta il fatto che dopo la famiglia, è nella Chiesa, in Francia, che si commettono la maggior parte dei crimini.

Come ho detto in diverse interviste, tutto ciò rivela che il corpo della Chiesa – non il corpo mistico ma il corpo istituzionale – è gravemente ammalato. E bisogna riconoscere che la parte più malata del corpo è la testa, cioè l’insieme dei vescovi. Da qui l'inefficienza delle loro reazioni. Sono quasi tutti decisi a fustigarsi sul piazzale della loro cattedrale per compiere un atto di pentimento, ma non sono capaci di dire che è la Chiesa-istituzione che deve pagare il dovuto per risarcire almeno le vittime.

Eppure, ciò che avrebbe rivelato più eleganza e avrebbe maggiormente colpito nel segno sarebbe stato dimettersi subito collettivamente. Possono ancora farlo per la loro prossima assemblea plenaria a Lourdes a novembre. Dubito che lo faranno. Ciò che aggrava il dolore è che i vescovi non sono in grado di rispondere in un modo che sia all’altezza della situazione. Perché ne sono incapaci? Perché, a mio avviso, il più delle volte abbiamo nominato vescovi ex seminaristi carini e ossequiosi, scelti per la loro docilità. Dal motu proprio del 2007 di Benedetto XVI, si era anche reso necessario che avessero la fibra tradizionalista per celebrare la messa secondo il vetus ordo. Purtroppo non si fa la storia con persone che per una suocera assomigliano al genero ideale.

La Chiesa non può più sottrarsi alla riforma proposta da papa Francesco. In queste condizioni, l'avvio del Sinodo sulla sinodalità diventa provvidenziale. La Chiesa ha il dovere urgente di riformarsi a partire dal vertice. Attualmente il corpo della Chiesa è in sala operatoria. La buona notizia, nonostante tutto, è che il chirurgo è Dio. Come ha detto Sauvé alla fine della sua presentazione, la speranza rimane. 

Prete francese, Pierre Vignon è giudice ecclesiastico licenziato per aver chiesto le dimissioni del card. Philippe Barbarin (all’epoca sotto processo per la gestione di casi di abusi e poi assolto)  

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