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Francia, le vittime degli abusi: «i vescovi hanno tradito»

Francia, le vittime degli abusi: «i vescovi hanno tradito»

Tratto da: Adista Notizie n° 36 del 16/10/2021

40823 PARIGI-ADISTA. Un «terremoto»: così è stata vissuta, in Francia e non solo, la pubblicazione (5/10) del Rapporto sugli abusi sessuali perpetrati dal clero e dal personale di istituzioni cattoliche nel Paese, 2.500 pagine frutto di due anni e mezzo di lavoro di una commissione indipendente (Ciase, presieduta da Jean-Marc Sauvé, già vice-presidente del consiglio di Stato, ora presidente dell’Istituto francese di Scienze Amministrative), incaricata dalla Conferenza episcopale francese (Cef) e dalla Conferenza dei religiosi di Francia (Corref). E lo è stato, un terremoto, con la cifra di 330.000 vittime stimata tra il 1950 e il 2020, periodo oggetto dell’investigazione, e di 3.000 abusatori, due terzi dei quali preti.

I dati presentati sono stati definiti «devastanti ». E, mentre scriviamo, cominciano a profilarsi conseguenze anche sul piano istituzionale civile ad ampio raggio: il ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin ha infatti convocato per un "colloquio" il presidente della Conferenza episcopale mons. Eric de Moulins- Beaufort. Già, perché c’è un grosso problema sul nodo del segreto in confessionale, tanto che nel Rapporto, alla voce “Raccomandazioni”, si chiede alla Chiesa (n° 43) di riconsiderare i contorni della sua nozione di segreto della confessione, e di rendere obbligatorio per ogni sacerdote che sia a conoscenza di violenza sessuale su un minore o su una persona vulnerabile di denunciarla alle autorità. Secondo quanto riporta nel suo blog Cath’lib (8/10) il giornalista René Poujol, il 6 ottobre de Moulins Beaufort, interrogato su questo aspetto su Franceinfo, «ha ribadito le ragioni dell'attaccamento della Chiesa a questo segreto, condividendo la formulazione suggerita dal suo intervistatore secondo cui “il segreto della confessione era superiore alle leggi della Repubblica”». Il re è nudo, e il conflitto tra legge della Chiesa e legge dello Stato è ormai esplicitato.

I dati del Rapporto

Condotto sulla base di un sondaggio commissionato dall'Istituto nazionale per la salute e la ricerca medica (Inserm), a sua volta fondato su un'indagine svolta su un campione rappresentativo di 28.000 persone, il Rapporto stima che 216.000 persone siano state vittime di abusi sessuali da parte di religiosi per un periodo di 70 anni. Allargando lo spettro a tutti coloro in qualche modo legati alla Chiesa (insegnanti di educazione cattolica, catechisti, cappellani laici, ecc.), il numero delle vittime sale a 330.000: il 4% di tutte le violenze di questo tipo nella società francese. Ma se nel resto della società il 75% delle vittime sono bambine e ragazze, nella Chiesa l'80% degli abusati sono bambini di sesso maschile, il doppio rispetto ad altri ambienti sociali, come le scuole pubbliche, i campi estivi o lo sport. Nella Chiesa, la maggior parte delle aggressioni si è verificata tra il 1950 e il 1970, il 22% tra il 1970 e il 1990 e il 22% tra il 1990 e il 2020. Accanto allo studio Inserm, la Ciase ha ricevuto le testimonianze di 6.400 vittime e ne ha intervistate 243. Le conseguenze dell’abuso sono molto gravi, ha sottolineato Sauvé: «Circa il 60% degli uomini e delle donne abusate sessualmente vivono gravi problemi nella loro vita sentimentale e sessuale».

La Francia, con il suo Rapporto, arriva ben dopo le Chiese cattoliche di Stati Uniti, Irlanda, Germania, Australia e Paesi Bassi, e se le cifre assolute colpiscono, il tasso di abusi (tra il 2,5% e il 2,8%) è più basso rispetto al 4,4% della Germania, al 4,8% degli Stati Uniti, al 7% dell’Australia e al 7,5% dell’Irlanda, anche se la diversità di metodi utilizzati, ha osservato Le Figaro (5/10), impone una certa cautela. Ma si tratta di dati, ha osservato Olivier Savignac, a capo dell’associazione di vittime “Parler et Revivre”, «terrificanti per la società francese, per la Chiesa cattolica».

Le reazioni

Si sprecano, ovviamente, i mea culpa istituzionali, da quello di papa Francesco a quello della Cef che, in un comunicato, definisce i dati «una realtà terribile che non potevamo immaginare», che fanno provare «vergogna e indignazione». Ora bisogna prenderne atto: «Questo è il nostro dovere morale per le vittime e i loro cari e anche per le generazioni future», per «lavorare per una Chiesa più degna di umanità e del Cristo che essa annuncia»: «Voglio chiedere perdono, perdono a ognuno di voi», ha detto accorato il presidente dei vescovi. Ma non si fa incantare da queste parole François Devaux, del gruppo di vittime “La Parole Libérée” (Associated Press, 5/10). Devaux è a sua volta vittima del prete Bernard Preynat, condannato, nel 2020, a cinque anni di carcere; per decenni ha abusato di più di 75 bambini. Il discorso tenuto da Devaux alla presentazione del Rapporto mette i brividi. «Voi - dovete-pagare-per-tutti-questi-crimini! Diciamolo di nuovo, tutti insieme, affinché sia chiaro in tutte le nostre menti: voi-dovete-pagare-per-tut-ti-questi-crimini», ha detto ai vescovi. Nell’inferno dell’abuso «c'è stato il tradimento. Tradimento della fiducia, tradimento della morale, tradimento del bambino, dell'innocenza, del vostro stesso popolo, tradimento del Vangelo, del messaggio originale. Praticamente, il tradimento di tutto. C'è stata codardia, c'è stata debolezza, c'è stata dissimulazione, c'è stata strategia, c'è stato silenzio, ipocrisia, astuzia, menzogna, ci sono stati compromessi abietti. C'è stata la punizione di coloro che hanno osato ribellarsi. C'è stata un'attenta interazione tra queste molte mancanze... o dovrei dire malizie. È la terribile meccanica sistemica di un'istituzione totalmente disfunzionale», ha affermato, evidenziando anche le responsabilità sia di papa Benedetto XVI sia di papa Francesco, «eternamente assente, come se non fosse consapevole dell'immensità della responsabilità, preferendo proteggere coloro che hanno contribuito a questo sistema piuttosto che le vittime». Come nel caso degli amerindi del Canada: «un genocidio di diverse centinaia di bambini nei conventi cattolici per il quale il papa... si rifiuta di chiedere scusa...». «Quello che dovete capire, signori, è che siete una vergogna per la nostra umanità – affonda Devaux –, avete calpestato con il vostro comportamento "l'obbligo del diritto naturale divino di proteggere la vita e la dignità della persona"».

Parole pesanti anche quelle del Comité de la Jupe di Anne Soupa e Christine Pedotti, che si batte per la giustizia e i diritti nella Chiesa: «Una parola è sufficiente per riassumere la situazione: un fallimento. I risultati sono spaventosi: diverse centinaia di migliaia di bambini feriti nella carne e nell'anima, impediti a credere e ad amare per molti anni, centinaia di migliaia di vite distrutte e danneggiate». Il numero di abusi, così come gli insabbiamenti e i silenzi imposti alle vittime «dimostrano con terribile precisione la responsabilità di coloro il cui compito era proprio quello di controllare e proteggere. È vero, continuano il Comité, che in molti casi le comunità, le parrocchie e le famiglie non sono state capaci di riconoscere la gravità degli atti e di mettere in atto mezzi di protezione. «Ma proprio questo fatto dimostra che il peso dell'autorità gerarchica e l'uso abusivo della nozione di obbedienza hanno ampiamente contribuito al disastro che si sta rivelando » nella Chiesa, attraversata dal «veleno di questa violenza, di questi segreti atroci, di queste dissimulazioni permesse e garantite dalle più alte autorità cattoliche». «Quale Buona Notizia può ora proclamare la Chiesa?», si chiede il Comitato; «Il rimedio deve essere uguale al male. Dobbiamo prendere decisioni adeguate alla catastrofe che stiamo scoprendo. Le attuali regole per l'esercizio dell'autorità, del potere e della responsabilità che hanno permesso questo disastro non ci permetteranno di porvi rimedio. Il tempo dei buoni propositi è finito. Dobbiamo agire, rapidamente ed efficacemente. Scomparire o rinascere, dobbiamo scegliere. I cattolici in Germania, di fronte alla stessa catastrofe, stanno già esplorando i contorni di una "Chiesa dopo" attraverso un percorso sinodale».

Le raccomandazioni

Il Rapporto sembra ben cosciente di questa necessità di cambiare le regole dell’esercizio dell’autorità, del potere e della responsabilità. Tanto da stilare 45 raccomandazioni che sembrano talora puntare ad alcuni nodi della cultura clericale. Oltre alla già citata n. 43, si evidenziano in particolare: «Identificare tutte le forme di abuso di potere – attraverso un lavoro basato su una mappatura del rischio – o di sopravvalutazione e del sacerdote su tutti i battezzati »; «passare al vaglio le modalità di esercizio del ministero sacerdotale ed episcopale, e il discorso che li sostiene, che può portare a deviazioni» (n. 3); «individuare le esigenze etiche del celibato soprattutto riguardo alla rappresentazione del sacerdote e al rischio di attribuirgli una posizione eroica o dominio», il che porta a «valutare, per la Chiesa in Francia, le prospettive aperte dalle riflessioni del Sinodo sull'Amazzonia, in particolare la richiesta che ad experimentum, […] siano ordinati sacerdoti uomini sposati» (n. 4); «identificare tutte le forme sbagliate di carisma» e «tutte le possibili confusioni tra seduzione e carisma», garantendo la distinzione tra foro interno e foro esterno (n. 5); «in tutte le forme di catechesi, insegnare ai fedeli e soprattutto ai giovani e agli adolescenti l'esercizio della consapevolezza critica in ogni circostanza» (n. 6); individuare «le espressioni bibliche fuorvianti a scopo di manipolazione», per giungere a «una lettura critica e spirituale della Bibbia» (n. 7), ma anche «il linguaggio di alcuni documenti del Magistero che parlano di peccato e di perdono quando si tratta di infrazioni e sanzioni, per distinguere chiaramente l'area di la morale di quella del diritto». Perché «un crimine comporta sempre un peccato, e un peccato non è sempre un crimine».

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