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cosa abbiamo in Comune

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Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 38 del 30/10/2021

PARTECIPAZIONE: COMUNI PICCOLI IN CONTROTENDENZA

Dati che, pur in estrema sintesi, danno informazioni: in soli 10 anni, dalle Comunali del 2011 alle recenti di ottobre, la partecipazione è passata dal 70,1% al 54,7: un -15% frutto di disinteresse, sfiducia, rabbia. Eppure, l’offerta era ampia, notevole: nella sola Roma 22 aspiranti sindaco, 39 liste, 1.800 candidati. Nel complesso le 5 grandi città presentavano 146 liste. Qualcosa non torna. La politica e quindi il tessuto della democrazia non è fatto di quantità, ma di qualità. Si veda un altro dato, che non si valuta abbastanza, ma che l’Istituto Cattaneo evidenzia: «le città più grandi (oltre i 350.000 abitanti) sono quelle dove più bassa è la partecipazione. Nel 2021 vi sono 12 punti di scarto rispetto alla categoria demografica più piccola (…) nelle cinque più grandi città la partecipazione è significativamente più bassa che nei centri minori». Spiegazione? «Anche in questo caso, come per le differenze Nord-Sud, la spiegazione è probabilmente nel diverso impatto che la personalizzazione del voto ha nei centri minori e nelle metropoli. La conoscenza diretta tra candidati ed elettori ha un’incidenza maggiore nei centri medio-piccoli che non nelle grandi città». Non è il caso di giudicarlo subito negativamente con i cliché del rapporto clientelare o similia: e se fosse, anche, la (seppur parziale) controtendenza al “distanziamento sociale”?

LE CITTÀ, SNODO CRUCIALE PER LA DEMOCRAZIA

Lo si è affermato più volte durante la Settima edizione della biennaledemocrazia.it/ che si è svolta a Torino dal 6 al 10 ottobre scorso e dal titolo “Un pianeta, molti mondi”. Molti degli eventi previsti sono visibili registrati sul sito. Segnaliamo: “Per un’altra città. Immaginari, retoriche, cambiamento” (giorno 7) su quanto «le retoriche urbane riflettano esigenze e fenomeni diffusi nella società o siano in alcuni casi derive estetiche di élites ristrette», con Cristina Bianchetti, Anna Lisa Boni, Alberto Vanolo; “La città tra utopia e distopia”, nel quale ci si è interrogati su «quali istituzioni, principi, abitudini e sentimenti fondare la convivenza umana perché lo spazio della città possa essere un’occasione di crescita personale e collettiva, nella convinzione che senza un patrimonio condiviso di idee e senza criteri regolativi la convivenza umana può divenire fonte di abusi, indifferenza e miserie», con Manuela Ceretta e Chiara Bosco (il 10); “Mobilità sostenibile. Scelte, partecipazione e conflitti”, con Demetrio Scopelliti, Giovanni Semi, Luca Staricco, Ersilia Verlinghieri (sempre il 10). Particolarmente interessante, infine, visti i tempi: “La rabbia nelle città” (8), con Donatella Della Porta e Marco d’Eramo, accompagnato da una ricca intervista a D’Eramo (bit.ly/3vdmEJm), autore di Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i suddit (Feltrinelli, 2020), apparsa su che-fare.com/ (che ha curato l’evento. Pandemia: «è fondamentale interrogarsi su quanto questo evento sociale “totalizzante” abbia modificato le dinamiche del conflitto».  

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