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hey joe

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Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 45 del 25/12/2021

JINGLE BELLS

Le zucche sono scomparse. Alcune erano rimaste accanto agli usci delle villette, mordicchiate dagli scoiattoli e dai conigli selvatici. E sono spariti anche i tacchini: mangiati quelli veri e ritirati quelli ornamentali. Adesso compaiono le luci e gli addobbi di Natale, sugli alberi senza foglie, sui sempreverdi, sulle case. Certi quartieri sono uno spettacolo, con la gente che fa a gara a chi sfoggia i più belli. Dove abito io, alcuni si impegnano a fondo. A un paio di isolati da me, in un giardino sono comparsi bamboloni gonfiati di dimensioni enormi. Un Babbo Natale che tira palle di neve verso una renna (o così sembra), un Topolino che augura Buone Feste ai passanti, un grande pupazzo di neve, e un enorme drago colorato, rosso e verde, con ali di pipistrello e sulla testa una cuffia da sciatore, che sorride e porge ai passanti bastoncini di zucchero natalizi. Ondeggiano al vento finalmente freddo di questi giorni e non sembrano per nulla pericolosi. E anche gli ignoti vicini, forse gente dai gusti un po’ kitsch, non penso siano pericolosi nemmeno loro. Questo semestre, però, ho tenuto un corso sull’Apocalisse. Pensando al Drago rosso fuoco che vorrebbe divorare il figlio maschio della Donna del cap. 12, a me non sarebbe mai venuto in mente che un drago potesse diventare un simbolo natalizio. Piuttosto un mio studente, pastore luterano, ha preparato una relazione finale sull’uso di simbologie ed espressioni apocalittiche nella retorica della destra politica americana. Nell’imbarazzo della scelta, alla fine si è soffermato sull’idea che il vaccino antiCovid sia il Marchio della Bestia. Ormai non sembra più possibile risalire a chi sia stato il primo a usare l’espressione. Forse un ex docente di fisica di una università pubblica del Michigan, poi licenziato per avere espresso idee antiscientifiche. Parlando del certificato elettronico di vaccinazione, ha detto che agli inizi te lo mettevano nello smartphone, ma che presto te lo avrebbero iniettato con il vaccino stesso, «a compimento della profezia del marchio della bestia, come descritto da San Giovanni Apostolo nell’Apocalisse, cap. 13,16-17». Ne taccio il nome, perché anche solo nominarlo sarebbe una forma di pubblicità. Come taccio il nome di una deputata repubblicana della Georgia, ormai famosa, che gli ha fatto eco con un tweet del 29 marzo, in cui ha definito il “passaporto vaccinale” americano come Biden’s Mark of the Beast. Da poco eletta, la sua fama sui media è esplosa, con migliaia e migliaia di contatti e di retweets. Come insegnava anche il nostro Cavaliere, non importa che cosa dicono di te, basta che di te si parli.

L’ultima chicca prenatalizia è di qualche giorno fa. Un deputato repubblicano del Kentucky ha postato una foto di sé e della famiglia, nel salotto di casa, tutti e tutte sorridenti che imbracciano fucili semiautomatici. Con la richiesta a Babbo Natale di portare munizioni in regalo. E chi ci legge avrà anche visto e sentito le notizie di quel quindicenne a cui i genitori avevano appena regalato un’arma semiautomatica, il quale, a scuola, ha sparato a 11 persone, uccidendone quattro. E del diciottenne che, ugualmente armato, accompagnato dalla madre era andato in uno Stato vicino ad aiutare la polizia durante una manifestazione di protesta: alla fine ha ucciso due manifestanti e ferito un terzo, ma è stato assolto per legittima difesa (anche uno degli uccisi era armato).

Il vero problema, però, non è l’adolescente disgraziato che si arma e fa fuoco, e nemmeno la presenza di genitori altrettanto disgraziati che li assecondano. Il problema è strutturale. La legge lo permette. La società lo accetta. E noi ci abituiamo, eletti ed elettori. E dopo ogni sparatoria facciamo la coda nei negozi di armi per armarci anche noi e sentirci difesi. Dove sta la Bestia e qual è il suo marchio?

Buon Natale.

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