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Energia e rincaro bollette: le associazioni ambientali contro la strategia «miope» del governo.

Energia e rincaro bollette: le associazioni ambientali contro la strategia «miope» del governo.

Nel comunicato stampa rilasciato il 20 gennaio WWF, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club hanno espresso le loro preoccupazioni alla luce delle anticipazioni delle misure previste dal governo per far fronte al rincaro bollette, annunciato alla fine del 2021 dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera).

«Nonostante la crisi gas sia in atto da mesi, tuttora i ragionamenti posti in essere rischiano di ritardare la decarbonizzazione, sviliscono il mercato delle rinnovabili e non puntano sul risparmio di energia», hanno dichiarato, accusando poi il governo di non «fronteggiare davvero la questione dell’aumento dei prezzi della materia prima gas». Le associazioni ambientaliste sostengono quanto più la necessità di sviluppare le energie rinnovabili «non solo per attuare la decarbonizzazione, ma anche perché sarebbero la soluzione migliore proprio per contrastare il caro-bolletta.» Eppure «sono ancora ferme al palo: i 400 MW sbloccati dal ministro Cingolani rappresentano appena un 5% di quanto occorrerebbe fare annualmente per conseguire gli obiettivi comunitari al 2030», puntualizzano.

«Particolarmente grave è l’intervento di prelievo delle risorse ETS, perché sono le risorse che le Direttive europee prevedono siano destinate all’innovazione e alle politiche di decarbonizzazione. Spostare risorse dalle politiche per il clima in Italia e all’estero da questi investimenti alla riduzione delle bollette è una scelta del Governo italiano sbagliata e miope», scrivono riferendosi al Sistema per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra dell’UE (ETS-EU). Il sistema sembrerebbe essere venuto meno al «principio del “chi inquina paga”», infatti «a oggi la metà dei proventi vanno alla fiscalità generale e il resto al MITE (Ministero della Transizione Ecologica) e al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) senza una evidenza dell’impatto della spesa nella decarbonizzazione». Inoltre, «parte dei fondi sono addirittura stati destinati ai settori energivori» giungendo all’infelice conclusione di un sistema di «dubbia natura» in cui, invece, « “chi inquina viene pagato”». «Sarebbe ora che finalmente i proventi delle aste ETS diventassero uno strumento della decarbonizzazione e della giusta transizione e che si faccia chiarezza su come sono stati spesi i fondi sino a oggi».

WWF, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club puntano il dito contro «il grande assente» di tutti i discorsi del governo, il risparmio. Manca, infatti, «una azione pubblica di richiamo al risparmio che sarebbe componente essenziale per fronteggiare una crisi energetica».

«Occorrono risparmi e interventi selettivi per i più vulnerabili sia nelle famiglie che nelle imprese», dichiarano. Suggeriscono, poi, «per le prime occorrerebbe puntare a una copertura dei costi solo per le fasce davvero meno abbienti ed entro un certo limite di consumo», mentre «per le seconde, incentivare i consumi energetici equivale a penalizzare chi ha investito in efficienza energetica negli ultimi anni», perciò è necessario pensare a dei «meccanismi di aiuto e supporto» per i settori che rischiano di essere messi più in difficoltà. «Incentivare i consumi è un sussidio al gas, aiutare le imprese è la capacità di fare crescere il paese nel ripetersi delle crisi», concludono.

*Foto di Karsten Würth presa da Unsplash, immagine originale e licenza

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