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Il cambiamento climatico, priorità per tutti i cattolici (soprattutto americani)

Il cambiamento climatico, priorità per tutti i cattolici (soprattutto americani)

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 21/10/2023

Qui l'introduzione a questo testo. 

Otto anni fa la pubblicazione della Laudato si’ segnò un momento importante nella storia: per la prima volta un papa aveva dedicato un'intera enciclica al rapporto tra fede cristiana ed etica ambientale. Temi come il cambiamento climatico e la devastazione ambientale non erano più questioni che potevano essere analizzate solo dagli scienziati o dibattute dai politici; erano ormai definitivamente incluse tra le preoccupazioni morali di una Chiesa globale. La pubblicazione, il 4 ottobre, di un'esortazione apostolica, Laudate Deum, che aggiorna e amplia la Laudato si’, rivela chiaramente come tali questioni siano prioritarie per papa Francesco – e come dovrebbero esserlo anche per noi. Ma la Laudato si’ è stata ascoltata? E lo sarà la Laudate Deum?

Come ha osservato papa Francesco, le soluzioni non mancano: ciò che manca è la volontà politica per affrontare questa crisi. Solo pochi mesi dopo la pubblicazione della Laudato si’ nel 2015, 196 Paesi avevano adottato l’Accordo di Parigi, il cui obiettivo è quello di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius entro la fine del secolo. Per centrale tale obiettivo, le nazioni industrializzate del mondo dovrebbero lavorare insieme per fermare la crescita delle emissioni di gas serra entro il 2025. Otto anni dopo, però, non siamo ancora sulla buona strada. Il Financial Times stima che i Paesi firmatari abbiano impegnato meno di un quinto dei 4mila miliardi di dollari ritenuti necessari per raggiungere le mete dell’Accordo di Parigi. Nel frattempo, i disastri ecologici aumentano ogni anno per frequenza e portata.

Mentre dall’inizio degli anni ‘70 fino al pontificato di Benedetto XVI (che giustamente si è guadagnato il titolo di “papa verde” per la sua difesa della cura del creato in alcune parti della Caritas in Veritate), i documenti vaticani hanno affrontato le preoccupazioni ambientali in modo più esplicito, la Chiesa non ha fatto tutto quello che avrebbe potuto. A livello locale, molte parrocchie e diocesi hanno operato degli sforzi in ambito ecologico, e molti teologi e leader di organizzazioni no-profit hanno incorporato la Laudato si’ nel proprio lavoro. Tuttavia, il tema del cambiamento climatico non è riuscito a penetrare nell’immaginario morale dei cattolici come hanno fatto altre questioni pro-vita.

Scrive il papa nella Laudate Deum: «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica» (n. 14). Secondo un sondaggio del Pew Research Center del 2023, oltre il 40% dei cattolici statunitensi rifiuta l’idea che gli esseri umani siano responsabili del cambiamento climatico e molti di questi alzano semplicemente le spalle e dicono: “Non c'è nulla che si possa fare”: un sentimento raramente espresso riguardo a questioni come l'aborto o l'immigrazione.

La Laudato si’ non si era limitata a presentare i dati schiaccianti sulla portata e sugli effetti del cambiamento climatico, ma aveva anche evidenziato la dimensione morale legata alla cura della nostra casa comune. Papa Francesco fondava la sua analisi sull’ecologia integrale, presentando il cambiamento climatico come un problema non solo meramente tecnico o scientifico, ma anche profondamente umano. Nella Laudate Deum Francesco ribadisce due convinzioni su cui è solito insistere: “Tutto è connesso” e “Nessuno si salva da solo”. Ci ricorda che, anche di fronte a sfide così difficili, dobbiamo lavorare non solo per migliorare le politiche e renderle più efficaci, ma anche per accrescere la solidarietà: «Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico» (n. 53). È solo rinnovando la nostra speranza che un mondo migliore sia davvero possibile che possiamo iniziare a costruirlo.

Per Francesco la cura della casa comune è anche una questione di dignità umana. Egli chiede la conversione della nostra “cultura dello scarto”, in cui tutto ciò che è fragile viene schiacciato sotto il peso del mercato divinizzato. Un sistema economico amorale se non immorale, interessato solo ad alimentare se stesso e al progresso fine a se stesso. Francesco indica in questa miopia culturale il peccato centrale della crisi climatica: «Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi –, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso» (LS, n. 117).

Francesco fa della Chiesa un’interlocutrice nel dialogo scientifico e politico, suggerendo una visione morale a una società dominata da un paradigma tecnocratico centrato sul profitto, sul potere e sulla crescita a tutti i costi. Il papa non è un luddista, ma insiste affinché si ponga l’innovazione tecnologica al servizio di una visione più sana del progresso in grado di dare la priorità al fiorire dell’umanità. Scrive nella Laudate Deum: «mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca» (n. 68).

Laudato si’ e Laudate Deum sono straordinariamente efficaci nell’integrare scienza e teologia. Papa Francesco accoglie l'invito rivolto dal Concilio Vaticano II alla Chiesa a leggere i segni dei tempi e a interpretarli alla luce del Vangelo. Se dobbiamo prenderci cura della nostra casa comune, non possiamo restare a guardare in mezzo alla devastazione ecologica che minaccia la grandezza della creazione di Dio. Dobbiamo agire.

In vista delle prossime elezioni, gli americani (compresi i cattolici) hanno bisogno di sentir parlare molto di più del dovere morale di proteggere l’ambiente, anche in relazione alla necessità di opporsi agli sforzi delle imprese per annullare o stravolgere le normative ambientali. E dobbiamo anche ricordare come slogan del tipo “America First” neghino la realtà affermata ripetutamente da papa Francesco: che, cioè, tutte le persone, tutta la creazione, sono connesse in un’unica ecologia. Questi appelli dovrebbero venire anche dai pulpiti e dalle curie diocesane.

Papa Francesco conclude la Laudate Deum citando gli Stati Uniti come esempio di quanto la realtà dell’interconnessione richieda da alcuni una particolare conversione. Poiché, scrive, «le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri, possiamo affermare che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine» (n. 72).

La scelta di papa Francesco di pubblicare la Laudate Deum è estremamente significativa. Se si dà un seguito a un’enciclica, di solito lo si fa solo dopo decenni (si pensi alla Quadragesimo anno, pubblicata 40 anni dopo la Rerum novarum). Il fatto che questa esortazione venga pubblicata appena otto anni dopo la Laudato si’ sottolinea l’urgenza di tale realtà: stiamo esaurendo il tempo per intervenire sulla crisi climatica.

Per molto tempo abbiamo pagato il nostro stile di vita con una sorta di credito ecologico, osservando l’innalzamento dei mari e l’accumulazione dei gas nell’atmosfera con la sensazione che presto avremmo dovuto pagare il conto. È arrivato il momento di farlo.

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