
Santo Sepolcro chiuso per protesta contro il governo
La Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme ha chiuso le porte, da domenica 25 febbraio e a tempo indeterminato, come forma di protesta verso le politiche discriminatorie di Israele finalizzate a indebolire la presenza cristiana nella città. Un comunicato rilasciato dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da quella armena, afferma che Israele sta violando lo status quo del sito, uno dei più santi per la Cristianità. Una legge da poco introdotta dal Parlamento permetterebbe allo Stato di impadronirsi delle proprietà delle chiese allocate alle compagnie private, cioè di espropriare la terra venduta dalle chiese greco-ortodossa e romana dal 2010. Nel comunicato si afferma che si tratta di una misura discriminatoria perché colpirebbe esclusivamente le proprietà delle comunità cristiane. Per la stessa ragione, si critica anche il piano fiscale su queste proprietà. Il sito del Santo Sepolcro è visitato da oltre un milione di pellegrini ogni anno. Nel 2013 son stati 3,5 milioni i turisti che hanno visitato Israele e di questi almeno il 50% – si ricorda nel comunicato – erano pellegrini. «La chiusura della Chiesa del Santo Sepolcro – dice Ashrawi, raggiunta telefonicamente da Huffington Post a Ramallah – parla a tutto il mondo, e non solo a quello di fede cristiana. Racconta di ciò che ha significato l'irresponsabile scelta di Trump di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo quest'ultima come capitale unica non solo di uno Stato ma di un popolo, quello ebraico. Così facendo – aggiunge l'ex ministra palestinese, oggi dirigente di primo piano dell'Olp – ha dato il via libera alla destra fondamentalista che oggi governa Israele per 'ebraicizzare' l'intera città, in spregio della legalità internazionale, di due risoluzioni Onu, limitando ulteriormente la libertà di culto».
* foto di Eric Perrone, tratta da Flickr, licenza
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