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Attenti al lupo!

Attenti al lupo!

Tratto da: Adista Notizie n° 31 del 15/09/2018

Non è da ieri che mi porto dentro un rebus irrisolto e che mi rende preoccupato e irrequieto.

È dal 2007, da quando è scoppiata questa crisi di cui non si riesce a intravvedere la fine, che vado chiedendomi come mai, nonostante le mille analisi e discussioni e provvedimenti, da nessuna parte della politica e dei politici viene menzionato e messo sotto accusa il lungo processo che ha permesso all'economia di divenire un immenso meccanismo basato sulla speculazione finanziaria e sul profitto immediato [di pochissimi] a tutti i costi.

Come mai, davanti all'ennesima e gravissima prova del suo fallimento umano e sociale, il sistema capitalista non viene messo in discussione?

Questo il rebus, cui segue il dramma di un vero e proprio assalto delle destre affette da strabismo ideologico che riversano sulla sinistra le colpe dell’attuale impasse socioeconomica tutta interna al sistema liberistico di cui loro sono propugnatrici.

Hanno dimenticato che la crisi è stata confezionata in America da un governo di destra, con l'osservanza di una politica che più disegualitaria non avrebbe potuto essere

Questo processo di emancipazione dell’economia da ogni controllo politico e sociale ha avuto inizio negli anni ottanta ad opera della crociata reazionaria di Reagan e della Thatcher, una specie di controffensiva conservatrice cui Berlusconi e i suoi governi hanno fatto da bordone. Lui gridava nelle piazze e negli studi televisivi, a voce e tramite giornali/sicari: “Più Mercato e meno Stato!”.

E, ancora: “privato è bello!”. E il popolo bue ad applaudire ed insolfare! Noi siamo ormai dentro questa trappola; ma si tratta di una trappola preparata da decenni di fede assoluta nel denaro e nel mercato. “Economia assassina” la chiama Papa Francesco.

Pretendono di curare la crisi usando lo stesso veleno che l’ha procurata! «È come se fossimo sotto un grande ricatto e anziché chiederci: come si fa a spezzare la spirale di questo ricatto? Noi stiamo lì a dire: che cosa vuole il ricattatore? Come possiamo compiacerlo ancora di più? È come una collettiva sindrome di Stoccolma in cui ci siamo affezionati al sequestratore» (Roberto Mancini).

Oggi lo stesso lavoro sporco lo sta facendo Salvini con il consenso plaudente del M5S! Spostando però l’ago dell’attenzione dal “problema crisi” alla paura del “nemico” e alla necessaria “sicurezza”!

E l’investimento rende, rende molto e subito!

Il pericolo lo aveva avvertito un certo Sigmund Freud già all’inizio del secolo scorso, quando scriveva che «L'uomo civile ha barattato una parte della sua felicità per un po’ di sicurezza».

E ce lo ricorda Massimo Recalcati su Repubblica del 5/9/2018: «Una delle leggi isolate da Freud come determinanti nel regolare la nostra vita psichica è, infatti, quella della difesa strenua del proprio equilibrio interno e dei propri confini. Salvini vince facile perché ha elevato questa tendenza basica della vita pulsionale alla dignità dell’azione politica. La totale subalternità del M5S deriva da questa mossa inaugurale. Salvini sfrutta, in altre parole, l’angoscia dell’impoverimento e della perdita dei diritti degli italiani individuando in un fantomatico nemico esterno (l’immigrato) la sua causa prima».

Le manie securitarie di questo governo e le conseguenti ordinanze stanno inondando di soprusi, discriminazione, attacchi razzisti e manifestazioni naziste il nostro Paese. Logiche che vengono da lontano, che utilizzando la falsità come paradigma della narrazione sociale e aumentando le paure e le diffidenze verso ogni forma di differenza, hanno come vero obiettivo la militarizzazione dello Stato, la privatizzazione delle prestazioni sociali e sanitarie, la riduzione della funzione pubblica in materia di welfare alla carità istituzionale (Reddito di cittadinanza e Flat Tax). Leggi e indirizzi che in nome di queste finalità negano le persone, sono feroci con le loro storie, colpevolizzando le vittime e trasformando i disgraziati in delinquenti.

Sarebbe bene, invece, per noi e per il nostro domani, che ci ponessimo la domanda che Umberto Galimberti formula a pagina 349 del suo libro I Miti del nostro tempo: «Più delle misure di sicurezza, che inevitabilmente limitano la nostra libertà, non è forse meglio praticare, attraverso la legalità, la difesa del territorio con la specificità dei suoi usi, costumi e rapporti fiduciari, contro il processo di de-territorializzazione che diventa irreversibile quando il denaro, e solo il denaro, assurge a unico generatore simbolico di comportamenti, mentalità, relazione fra gli uomini?».   

* Aldo Antonelli è prete “freelance” ad Avezzano e coordinatore di Libera per la provincia di L’Aquila

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