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Senso o non senso? Questo è il problema… posto nel nuovo libro di Antonio Thellung

Senso o non senso? Questo è il problema… posto nel nuovo libro di Antonio Thellung

Tratto da: Adista Notizie n° 41 del 01/12/2018

39595 ROMA-ADISTA. Antonio Thellung è un vecchio amico di Adista. Ma è soprattutto un vecchio cercatore di senso. Nel 1968 pubblicò un libro, uno dei suoi primi, che si intitolava La verità con la v minuscola. L’aveva scritto qualche anno prima, in un periodo in cui pensare alla verità come ricerca o alla verità come dimensione plurale non andava di moda. Attraverso i decenni Thellung (che pure ha fatto tanti diversi “mestieri” e si è cimentato in attività diverse: assicuratore, pilota automobilistico, pittore, scultore, carrozziere… per 25 anni ha anche prima fondato e poi animato una comunità di famiglie che vivevano e pregavano sotto lo stesso tetto) ha approfondito una riflessione critica sulla dimensione religiosa e sulle ragioni ultime dell’esistenza, in una prospettiva di fede ma non con un atteggiamento fideistico. A 87 anni prova nel suo ultimo libro (Al di là del non-senso. Dall’inquietudine alla speranza, Gribaudi, 2018, pp. 102, euro 10: il libro è acquistabile anche presso la nostra agenzia, telefonando allo 06/6868692, inviando una mail ad abbonamenti@ adista.it o collegandosi alla pagina internet www.adistaonline.it/adistalibri) a cimentarsi con il tema del senso della vita, in un contesto in cui tutto sembra perdere progressivamente di significato. E dove anche la ricerca teologica si indirizza «verso orizzonti sempre più terreni», abbandonando la visone tradizionale di Dio e ponendo i credenti nella condizione di cercare relazioni nuove tra ciò che è divino e ciò che è umano.

La riflessione di Thellung – che resta sostanzialmente un filosofo del quotidiano e un teologo di “strada”, nell’accezione più nobile che si può attribuire a questa definizione – parte da una vicenda biografica, la morte dell’amico Elio, quasi un fratello, sicuramente una presenza costante nella vita dell’autore: «Elio è vivo, vivissimo nel ricordo dei suoi cari e di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Ma lui dov'è? È ridotto a quel mucchietto di cenere raccolto in una piccola urna? Certamente è immortale nei pensieri, nei ricordi dei suoi cari e dei suoi amici che hanno saputo nutrirsi dei suoi insegnamenti, è vero, ma lui dov'è? Dove si trova?» poi: «La nostra fede nel Risorto non è in discussione, ma fuor di metafora, che cosa significa in concreto? Insomma, la vita di Elio, così pregnante, ha avuto un senso? Ha un senso? Continua a avere un senso in se stessa, oltre a quello che rimbalza in chi lo ha conosciuto e continua a sentirlo vivere nel proprio cuore? E se un senso ce l'ha, esisterà anche un senso d'insieme, un senso che unifica e comprende tutte le esperienze analoghe altrettanto significative? Oppure dobbiamo pensare e credere che nulla abbia un senso che vada oltre la semplice memoria?». Da queste radicali domande prendono avvio i brevi capitoletti di cui è composto il libro.

Di fronte a tante esperienze quotidiane, acquisizioni scientifiche, certezze che sembravano acquisite ormai definitivamente e che invece da ormai oltre un secolo incessantemente crollano o sono profondamente ed irrimediabilmente minate e che portano l’uomo contemporaneo a ritenere che nulla nell’esistenza individuale e collettiva, nel continuo ciclo di nascita e distruzione della vita abbia uno scopo, Thellung argomenta: «Sarebbe forse più credibile che fosse tutto casuale senza connessione comprensibile di alcun tipo? Il caso, il caso. Ma che cosa sarebbe questo caso? Si dice che l'uomo primitivo abbia inventato Dio per giustificare quel che non riusciva a spiegare dopo tutte le conquiste della Scienza e della storia. Scegliamo il caso come spiegazione? È questo il nuovo Dio tappabuchi?». Certo, «teologi illuminati sono da tempo impegnati nel tentativo di spogliare la nostra religiosità da miti e immagini sacrali oggi non più credibili», «tuttavia nessuno di loro intende circoscrivere la realtà divina alle vicende terrene alle quali attribuiscono un significato pregnante, che però non esaurisce il senso della realtà e quindi non diminuisce il gusto della ricerca in chi sperimenta la grazia di essere curioso. Meister Eckhart [teologo e religioso tedesco vissuto tra il XII e il XIV secolo, ndr] scriveva “se lo capisci Non è Dio”; ed è ovvio, dato che appartiene a una dimensione per noi incommensurabile, ma solo un ingenuo può pensare che per questo motivo sia inutile cercare. Perché la ricerca ha un gusto e un valore in se stessa anche se è chiaro in partenza che non potrà mai raggiungere i risultati che si propone».

* Parte superiore del fronte di copertina del libro di Antonio Thellung, Al di là del non-senso. Dall'inquietudine alla speranza (Gribaudi 2018), immagine tratta dal sito dell'editore

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