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Famiglia di Maria /3. Il nuovo corso sotto p. Gebhard Sigl

Famiglia di Maria /3. Il nuovo corso sotto p. Gebhard Sigl

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 28/01/2023

41341 ROMA-ADISTA. È alla fine del 1989 che si inserisce, nella storia della Famiglia di Maria (v. notizie precedenti), mons. Hnilica. L’intersezione avviene tramite uno dei membri, p. Rolf Philipp Schönenberger, che porta Hnilica a Innsbruck: «Ho incontrato questo gruppo di giovani guidati da p. Joseph Seidnitzer e don Paul Maria Sigl», ricorderà in seguito il vescovo (della diocesi titolare di Rusado, nella Mauritania Cesarense), apprezzandone la forte devozione mariana e proponendo di tornare a Roma in cerca di futuro; «Io sono un vescovo senza una comunità, e voi siete una comunità senza vescovo», dirà loro. Una nuova comunità in effetti, ci spiega un testimone, era utile tanto a Hnilica quanto a Gebhard Paul Maria Sigl: per il primo significava poter contare sul radicamento di una comunità in Italia, della quale essere il mentore; per Sigl, disporre di un luogo istituzionalmente riconosciuto dalla Chiesa in cui poter crescere nel potere personale, “ripulendo” la nuova comunità, che ora ha nome “Pro Deo et fratribus-Famiglia di Maria”, dalla scomoda eredità del prete austriaco Josef Seidnitzer. Molti partecipanti della comunità, constatate le premesse, sfiduciati e scettici sul nuovo corso, abbandonano, come lo svizzero Marian Eleganti, oggi vescovo emerito di Coira, in Svizzera, che era già entrato nell’«Opera dello Spirito Santo» (OSS, v. notizie precedenti) nel 1978.

Ottenuta una prima approvazione della Famiglia di Maria nell'estate del 1992 dal vescovo della diocesi slovacca di Roznava mons. Eduard Kojnok, Hnilica ordina in fretta e furia a Fatima, l’8 dicembre di quell’anno, cinque dei membri provenienti dall’OSS, dunque privi dei requisiti formativi per accedere al presbiterato in seminario: oltre allo stesso Sigl, Luciano Alimandi (oggi officiale in Segreteria di Stato vaticano), Aleandro Cervellini, Rolf Schönemberger, Johannes Stoop. Hnilica d’altronde, nel prendere questa scorciatoia, poteva contare su amicizie nella Curia romana e soprattutto su quella di papa Wojtyla. Scorciatoia che, peraltro, contraddice il Codice di Diritto Canonico, che al can. 250 impone un ciclo di studi di sei anni, prima dell’ordinazione presbiterale. Qui, il tempo intercorso tra lo sbandamento dell’OSS e l’ordinazione è di due anni a dire tanto. Ma Hnilica garantisce per tutti, senza apparentemente rendersi conto della grave eredità che quegli uomini si portavano dietro, senza esercitare alcun discernimento che potesse “raddrizzare” una costruzione nata già storta, e contribuendo, dunque, al perpetuarsi di un contesto nutrito da una narrazione già fortemente deviata.

Arriva Sigl

Uscito di scena Seidnitzer è dunque Sigl, suo “pupillo”, a prendere le redini della nuova “Pro Deo et fratribus-Famiglia di Maria”, dandole un'identità improntata ai culti mariani e alle apparizioni. Sigl, raccontano i nostri testimoni, è un uomo affabile, magnetico, che ama la pittura e la musica. Ma la storia della “nuova” Famiglia di Maria sembra ricalcare il passato: Sigl è assetato di potere, riesce persino a far credere di essere un figlio spirituale di Padre Pio. Nel 1995 il Pontificio Consiglio per i Laici eleva la Famiglia di Maria ad associazione di diritto pontificio, gli statuti vengono approvati nel 2004. Nel 2008 Sigl ottiene dal Vaticano l'approvazione del ramo presbiterale della comunità, l’“Opera di Gesù Sommo sacerdote”, fondata il giorno stesso della sua ordinazione del 1992, e ora riconosciuta dal Dicastero per il clero come “associazione pubblica presbiterale con facoltà di incardinare i preti”.

Sigl, il “nuovo apostolo Paolo” imprime sulla sua “creatura” il sigillo del suo potere assoluto: divide rigidamente ramo maschile e femminile, emargina chi esprime una voce dissenziente, svaluta la personalità dei membri (soprattutto delle donne consacrate, votate alla “santificazione dei preti”), instilla un concetto di obbedienza assoluta e sensi di colpa, viola la libertà individuale, in primo luogo psicologica, in cambio dell’offerta di una vita agiata, grazie al denaro che confluisce nelle casse della comunità; sovrappone i ruoli di presidente e direttore spirituale, sommando in sé due dimensioni che vanno in corto circuito, quella spirituale e quella di superiore gerarchico, confondendo così foro interno ed esterno, coscienza e autorità: la radice di ogni abuso. La vita spirituale viene incentrata per lo più sul culto delle visioni private della veggente olandese Ida Peerdeman di cui Sigl era amico (le cosiddette apparizioni di Amsterdam, dove la comunità gestisce un santuario), riguardanti “Nostra Signora di tutti i popoli”, una Maria che chiederebbe per sé il dogma di Corredentrice. Tanto le visioni quanto il titolo di “corredentrice” sono state condannate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ma p. Sigl ha continuato a diffonderne il culto e a promuovere pellegrinaggi.

Tuttavia, a quanto sembra, non sarebbero tanto queste deviazioni dottrinali a preoccupare il Vaticano, quanto piuttosto le derive settarie, quello che una nostra fonte definisce «soggiogamento mentale, potere assoluto sul singolo individuo, “creazione” di persone tutte uguali, cloni l’una dell’altra, senza una opinione personale»; il fatto che venga impedita una formazione intellettuale seria e un confronto con la vita reale; la costruzione, in definitiva, di una narrazione spirituale che si pretende divina ma che si innesta su una precedente narrazione gravemente deviante. Lo dimostra anche, sul versante femminile, la storia della “superiora” delle consacrate, “madre Agnès”, al secolo Franziska Kerschbaumer, feticcio plasmato da Sigl come detentrice di un carisma ancora nascosto: un'attesa messianica funzionale alla conservazione del potere.

Le amicizie importanti, i ruoli in Vaticano

La Famiglia di Maria, presente in Italia con due comunità, a Civitella del Tronto (Teramo) e ad Ariccia (Roma), ha sempre potuto contare – grazie anche a mons. Hnilica – su amicizie importanti, sia in Vaticano, sia tra i vescovi diocesani. Fa parte della comunità, come detto sopra, mons. Luciano Alimandi, già segretario di mons. Hnilica (dal quale, lo ricordiamo, fu ordinato a Fatima nel 1992), in seguito segretario del prefetto della Congregazione per il clero card. Dario Castrillón Hoyos a cavallo degli anni 2000, e dal 2009 officiale della Segreteria di Stato vaticano, sezione Rapporti con gli Stati. È un membro della comunità anche lo slovacco p. Martin Barta, dal 2011 assistente ecclesiastico internazionale della fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, presieduta dal 2011 dal card. Mauro Piacenza, già prefetto della Congregazione per il clero e dal 2013 penitenziere maggiore del Tribunale della Penitenzieria apostolica (il tribunale supremo vaticano). Il card. Piacenza è molto vicino alla comunità: oltre ad avere celebrato l’ordinazione sacerdotale di alcuni membri, il suo segretario alla Penitenzieria è lo slovacco p. Lubomir Welnitz, membro del ramo sacerdotale della Famiglia di Maria e dal 2020 anche cerimoniere pontificio.

Il futuro della comunità

Il commissariamento pro tempore della Famiglia di Maria prelude a una decisione vaticana sul destino della comunità; l’ipotesi più probabile, suffragata da quanto affermato dal vescovo di Amsterdam mons. Jan Hendriks, intervistato dal quotidiano olandese Nederlands Dagblad (17/1), è che si proceda a una sorta di ricambio ai vertici; l’attuale responsabile straordinario mons. Libanori avrebbe informato Hendriks che, per quanto riguarda la comunità di Amsterdam, «c'è la possibilità che venga ampliata con qualche persona». Una misura soft, per concedere alle persone che fanno parte della comunità, diminuite nel loro essere e nelle loro potenzialità umane, tutto il tempo necessario per acquisire consapevolezza ed elaborare il “lutto” arrecato dallo svelamento del reale stato di cose, passato e presente. Vari tentativi da noi fatti per contattare telefonicamente e via mail la comunità sono andati a vuoto.

*Foto da Unsplash, immagine originale e licenza 

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