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Moratoria nucleare: in vigore da due anni il trattato che l’Italia non ha ancora sottoscritto

Moratoria nucleare: in vigore da due anni il trattato che l’Italia non ha ancora sottoscritto

Tratto da: Adista Notizie n° 4 del 04/02/2023

41353 ROMA-ADISTA. «I rischi per l’umanità sono molteplici, ma il più immediato e catastrofico è il pericolo proveniente dalle armi nucleari», soprattutto «in queste condizioni di tensione elevatissima causata dal prolungarsi e aggravarsi della guerra in Ucraina», dichiara Lisa Clark (vicepresidente di Beati costruttori di Pace e referente per il Disarmo nucleare della Rete Italiana Pace e Disarmo) in una nota della Rete Pace e Disarmo del 24 gennaio, commentando i dati allarmanti forniti dal Comitato Scientifico del Bollettino degli Scienziati Atomici, organizzazione indipendente che raccoglie e diffonde informazioni sulle minacce di origine umana all’esistenza del pianeta. Sostiene Clark che occorre compiere «ogni sforzo per smantellare e mettere al bando le armi nucleari, e per perseguire tutte le strade che possono aprire la porta a negoziati di pace».

Ed è proprio lo scacchiere ucraino, segnato da continue violazioni del diritto internazionale, da tensioni e minacce, a innalzare al massimo il livello di allarme su scala planetaria, tanto che il segretario generale Onu, António Guterres, ad agosto aveva ribadito che il mondo è entrato in «un periodo di pericolo nucleare che non si vedeva dall’apice della Guerra Fredda».

E mentre il Bulletin of Atomic Scientists ci ricorda che siamo sempre più vicini alla fine del mondo, il secondo anniversario del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (Tpnw) – primo trattato internazionale legalmente vincolante, entrato in vigore il 22 gennaio 2021 – rilancia la sfida e indica, come un faro, la traiettoria che le Nazioni Unite e decine di Stati hanno deciso di seguire concretamente, definendo poi con la “Dichiarazione di Vienna” (giugno 2022) i passi necessari per porre definitivamente termine all’era della minaccia atomica. E riuscendo, si spera, laddove il Trattato di non Proliferazione (Tnp), in vigore dal 1970, sembra aver fallito. La Rete Italiana Pace e Disarmo parla di «una nuova alleanza globale» tra Onu, governi e società civile globale, marcando ancora una volta la latitanza del nostro Paese, acritico alleato di potenze nucleari e “custode” di ordigni atomici che, per la loro stessa presenza sul nostro territorio, costituiscono un’imprevedibile minaccia per l’Italia. Rilanciando la campagna “Italia, ripensaci”, la Rete auspica infine «che anche l’Italia voglia essere protagonista di queste azioni, aiutando il mondo a liberarsi dalla minaccia di distruzione globale».

Il Trattato cammina, l’Italia resta al palo

A due giorni dall’anniversario, Senzatomica e Rete Pace e Disarmo – le due organizzazioni che in Italia hanno lanciato la campagna “Italia, ripensaci” – tornano a chiedere un «impegno concreto» e «corale» per eliminare dalla storia le armi nucleari, seguendo fedelmente le 50 proposte formulate nel “Piano d’Azione” promosso alla Conferenza degli Stati Parti del Trattato di Vienna nel giugno scorso.

Il Tpnw «sancisce l’illegalità delle armi nucleari e ne vieta l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia di usare, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento», ricordano le organizzazioni. 92 Paesi lo hanno firmato, altri 68 lo hanno già ratificato, 9 negli ultimi 12 mesi: «Una crescita – spiegano con fiducia – che dimostra la dinamica positiva di rafforzamento del Trattato, come reso evidente anche dal dibattito della Conferenza di Vienna».

La «distanza» italiana dal Tpnw e la decisione di non partecipare a Vienna non scoraggiano i pacifisti italiani – forti anche delle 200 mozioni di Comuni, Province e Regioni a sostegno della loro campagna – che proseguiranno con convinzione la mobilitazione «affinché governo e Parlamento decidano di compiere passi concreti verso la costruzione di un mondo libero da armi nucleari», come tra l’altro auspicato anche dal Tnp. Nella nota del 20 gennaio, chiedono dunque alle istituzioni italiane di «trasformare la logica della giustificazione delle armi nucleari alla radice e concepire una sicurezza basata sul rispetto della dignità della vita di tutti». Alla politica italiana chiedono piccoli passi concreti nella direzione del Tpnw, e suggeriscono di avviare questo cammino aderendo, come singoli parlamentari, all’“ICAN Parliamentary Pledge”, breve testo-appello promosso dalla campagna ICAN (Nobel per la pace 2017) con il quale deputati e senatori prendono atto «della necessità impellente di eliminare totalmente queste armi disumane e ripugnanti» e si impegnano «a promuovere la firma e la ratifica di questo Trattato di rilevanza storica» da parte del proprio Paese, considerando «l’abolizione delle armi nucleari un obiettivo di primaria importanza per il bene dell’umanità e un passo essenziale per garantire la sicurezza e il benessere di tutti i popoli del mondo».

Lo stato dell’arte

Il numero di gennaio di IRIAD Review, rivista di studi sulla pace e sui conflitti pubblicata dall’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, è dedicato a questo secondo anniversario e tratta temi cruciali del dibattito sul nucleare bellico nel mondo. Nell’articolo di apertura, Maurizio Simoncelli, direttore editoriale della testata, racconta lo stato dell’arte delle forze nucleari mondiali nel 2022, ripercorrendo le tappe del percorso di riduzione degli ordigni innescato dal Tnp: 70mila erano le testate all’epoca della Guerra Fredda, mentre oggi se ne contano 12.700 (ben 5.977 russe e 5.428 statunitensi). Di queste, 3.730 sono effettivamente operative, 5.670 sono conservate come scorte e 3.300 sono obsolete e da smantellare. Un dato, questo, che però non lascia spazio alla speranza anche perché, sottolinea Simoncelli, «è in atto un forte e diffuso processo di ammodernamento qualitativo delle testate e dei vettori», sempre più potenti e tecnologicamente avanzati, «ad ulteriore conferma dell’importanza attribuita dai diversi governi alla loro detenzione».

Questi ordigni sono considerati dai “governi nucleari” più come arma politica di deterrenza che come strumento realmente militare, si legge ancora nell’articolo, ma lo scenario ucraino ha riacceso i riflettori su una possibile degenerazione atomica del conflitto in corso. La Russia, spiega Simoncelli, «ha minacciato sin dall’inizio del conflitto nel 2022 la possibilità dell’uso di armi nucleari “per difendere” il proprio territorio nazionale, esteso negli ultimi anni prima verso la Crimea e più recentemente nei territori del Donbass annettendo le Repubbliche secessioniste». Ma non è corretto circoscrivere il pericolo nucleare alla sola Russia di Putin. Anche Cina e Regno Unito hanno manifestato l’intenzione di accrescere i propri arsenali. Allo stesso modo Corea del Nord, India, Pakistan e Israele, «hanno realizzato i loro arsenali nucleari al di fuori del Tnp che, come è evidente, non è riuscito a impedirne la costituzione».

Sullo stesso numero compare anche un interessate e inquietante approfondimento di Alessandro Ricci dal titolo “Scenari nucleari in Italia” che, grazie a un accurato sistema di calcolo, simula gli effetti catastrofici in Italia di un attacco nucleare generalizzato nell’ambito di un possibile allargamento del conflitto ai partner Nato detentori di ordigni nucleari. Uno scenario, forse remoto, ma che costituirebbe un punto di non ritorno per il nostro Paese.

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza

 

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