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La favola del mondo libero

La favola del mondo libero

Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 04/03/2023

La sfida quasi in diretta il 21 febbraio fra Putin e Biden è stato il punto culminante di una settimana di furore bellico. Ha cominciato il Parlamento Europeo con la Risoluzione approvata giovedì 16 febbraio con la quale insiste perché vengano fornite armi di ogni tipo all’Ucraina per consentirle di vincere la guerra, cioè di spingere al di fuori del proprio territorio riconosciuto a livello internazionale (quindi compresa la Crimea che da otto anni è una Repubblica autonoma inserita nella Federazione Russa) tutte le forze russe e i loro associati e alleati. Nei tre giorni successivi si è svolta a Monaco la Conferenza sulla sicurezza internazionale che ha visto riuniti intorno allo stesso tavolo i massimi leader mondiali i quali, con la sola eccezione del delegato cinese, hanno cantato in coro gli inni alla guerra in corso sulla musica intonata da Zelensky, che ha esordito paragonandosi ad un eroe biblico, il Davide ucraino, destinato a sconfiggere il Golia russo. Il Davide del mondo libero ha aggiunto che gli ucraini vogliono vedere sconfitti tutti i Putin del mondo. «Non c'è alternativa: l'Ucraina deve vincere», e dovrà entrare nella UE e nella NATO. Sulle note di Zelensky hanno danzato il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz, la presidente della Commissione UE Ursula von der Layen, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e tanti altri. Il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg-Stranamore, ci ha rassicurato dichiarando che l’escalation del conflitto è un rischio che bisogna correre. Appena terminata la Conferenza di Monaco, la mattina del 20 gennaio, Biden è arrivato a Kiev promettendo l’aiuto USA fino alla vittoria. Infine, il 21 febbraio la sfida finale. A poche ore dal discorso di Putin a Mosca, Biden ha arringato la folla a Varsavia, presentandosi al mondo come campione della democrazia, determinato a sconfiggere l’orso russo per difendere il mondo libero. Indubbiamente la guerra si nutre di menzogne, ma questa volta si è passato il segno. Sarebbe ridicolo, se non fosse tragico, concepire la guerra in corso come una lotta inevitabile fra democrazia e autoritarismo. Quando esisteva ancora un movimento comunista internazionale forse si poteva concepire l’Unione Sovietica come un antagonista, un nemico del cosiddetto “mondo libero”. Dopo che l’URSS è scomparsa, si è dissolto il cosiddetto socialismo reale e la Russia è entrata a tappe forzate nell’economia di mercato. Identificare la Russia come un nuovo nemico delle “democrazie” è un insulto all’intelligenza, funzionale a una politica di riarmo e di dominio. La Federazione Russa, fino allo scoppio della guerra, aderiva alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, alla quale gli USA non avrebbero mai potuto aderire poiché non rispettano gli standard dello Stato di diritto. Né l’Ucraina, può essere inclusa a pieno diritto nel campo delle “democrazie”, se non altro, per i battaglioni con la svastica inclusi nelle sue forze armate. La favola della difesa del “mondo libero” è il classico vestito dell’imperatore della famosa novella di Hans Christian Andersen dietro il quale si cela la vergogna di una politica imperialista che conduce una guerra per procura contro la Russia, a prezzo del martirio dell’Ucraina. Quando, di fronte a un conflitto sanguinoso, i condottieri politici si appellano a grandi valori, soprattutto quando sono fasulli, vuol dire che non c’è nessuna volontà di porre fine allo spargimento di sangue. Per dirla con Francesco Guccini nel brano “Auschwitz”: «Ancora tuona il cannone /Ancora non è contenta / Di sangue la belva umana».

Domenico Gallo è presidente di Sezione emerito, Corte di Cassazione

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