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RiPD: il 10 dicembre, ad Assisi, riprendiamo per mano la pace!

RiPD: il 10 dicembre, ad Assisi, riprendiamo per mano la pace!

Anche Rete Pace Disarmo (RiPD) aderisce alla Marica della Pace e della Fraternità del prossimo 10 dicembre ad Assisi, promossa dalla Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace e dalla Coalizione Assisi Pace Giusta (alla quale aderiscono, tra gli altri, la stessa Rete Pace e Disarmo, Acli, Anpi, Arci, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Cgil, Fondazione Basso, Gruppo Abele, Libera, Iriad, Legambiente, Movimento Nonviolento, Pax Christi, Pro Civitate Christiana, Tavola della Pace). La Marcia è organizzata in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, nel quale si celebra il 75o anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948).

L’iniziativa si pone come obiettivo raccogliere e far incontrare le forze sociali italiane che lavorano per fermare il conflitto in Medio Oriente esacerbato dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e con «la risposta militare del governo israeliano con l'assedio di Gaza e attacchi anche su civili innocenti».

Afferma la Rete Pace e Disarmo in una nota odierna che il «cuore» della Marcia «è riassunto nella frase "Israele e Palestina. Due Stati per due Popoli. Stessa dignità, stessi diritti, stessa sicurezza"». In perfetta continuità con quanto espresso nell'appello "Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace", «che nelle ultime settimane ha visto l'adesione di numerose organizzazioni ed è stato base per eventi di pace in oltre 45 città italiane».

Così come abbiamo condannato l’efferatezza dell’aggressione di Hamas, afferma Sergio Bassoli (coordinatore dell'Esecutivo di RiPD), «allo stesso modo siamo indignati e soffriamo per quanto sta accadendo alla popolazione di Gaza, assediata da oltre un mese, sotto un continuo bombardamento e sotto assedio, come in epoca medievale, per sfinire il nemico per fame, tagliando i rifornimenti, il carburante, le medicine, le vie di fuga». Non esiste un diritto all’autodifesa fuori dalle norme del diritto umanitario e dalle convenzioni internazionali, prosegue la Rete, e per questo avanza la richiesta di un immediato «cessate il fuoco», di «canali umanitari per soccorrere la popolazione», di un’«azione diplomatica internazionale per l’immediato rilascio degli ostaggi». Bassoli invita anche, superata la crisi, a formulare «una visione politica su cosa avverrà dopo questa fase di guerra, perché le scelte di adesso condizioneranno il futuro».

Da parte sua, la società civile deve ricostruire «dal basso un movimento collettivo che unisca tutte le donne e gli uomini schierati contro la guerra, contro la violenza, che rifiutano la logica della negazione dei diritti dell’altro e dell’occupazione, che aspirano ad una società libera e democratica». Deve investire «energie nella costruzione di un campo di pace che si lasci dietro le spalle schemi ideologici o faziosi, dell’uno contro l’altro, che non fanno altro che alimentare i partiti e gli interessi di chi invece agita lo spettro del pericolo, della paura per giustificare la guerra e l’eliminazione del nemico, che uccide per prima la propria democrazia e sicurezza».

Le uniche “armi” tollerate sono, secondo la Rete, quelle del dialogo, della nonviolenza, del diritto internazionale, della cooperazione, delle Nazioni Unite… «Rilanciamo l’appello a israeliani e palestinesi: lavorare insieme per eliminare la violenza, il terrore e l’occupazione, per costruire convivenza, diritti e democrazia».

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