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Verso le elezioni: Banca Etica propone una finanza per la pace, l'ambiente e l'economia sociale

Verso le elezioni: Banca Etica propone una finanza per la pace, l'ambiente e l'economia sociale

“Cambiare la finanza per cambiare l’Europa”: in vista della tornata elettorale di giugno per il rinnovo del Parlamento Europeo, anche il Gruppo Banca Etica lancia una serie di proposte ai candidati sul fronte finanziario. Il Gruppo propone, in sintesi, «piccole modifiche normative per trasformare l’industria finanziaria in un motore per un’economia di pace, la transizione ecologica e lo sviluppo dell’economia sociale».

Coniugare princìpi etici e performance finanziarie è possibile e la decennale esperienza della finanza etica in Europa lo dimostra. Il Gruppo Banca Etica formula le sue proposte e propone un incontro di confronto ai candidati alla luce delle tre sfide epocali per il vecchio continente: pace, clima ed economia sociale.

Una finanza per la pace

Attestata l’insostenibilità della spesa militare e la corsa al riarmo, innescata dai conflitti nella vicina Ucriana e poi a Gaza, la finanza etica chiede di escludere gli ingenti investimenti che alimentano l’industria e la finanza bellica (foriera di morte e corruzione) da qualsiasi definizione di “finanza sostenibile”, «contrariamente a quanto affermato di recente dai ministri della difesa dell’Unione».

Intanto, si legge ancora nella nota del Gruppo, il Governo italiano ha deciso di manomettere la Legge 185/90 sottraendo a cittadini e Parlamento l’«accesso alle informazioni sulle esportazioni di armi e su quali banche finanziano con profitto tali operazioni». Pertanto, Banca Etica chiede all’Unione di varare una norma sulla trasparenza dei traffici bancari: «I cittadini e i risparmiatori così come le istituzioni devono sapere se la propria banca utilizza il loro denaro per finanziare commerci di armi non sempre trasparenti».

Una finanza per l’ambiente

Contro i «dilaganti fenomeni di greenwashing», che hanno portato investimenti “sostenibili” anche verso gas e nucleare, Banca Etica propone alcune soluzioni per spingere la finanza a indirizzare «l’economia verso modelli e soluzioni a basse emissioni ambientali». Purtroppo, si legge nella nota, «i maggiori 60 gruppi bancari (spesso gli stessi in prima fila nel magnificare la propria “sostenibilità”) hanno fornito cinquemila cinquecento miliardi di dollari all’industria dei combustibili fossili negli ultimi sette anni».

Bisognerebbe dunque estendere la rendicontazione degli impatti negativi dagli investimenti sostenibili a tutti gli altri tipi di investimento; imporre dei criteri stringenti e vincolanti a tutti quegli istituti che si promuovono al pubblico dei correntisti come “net zero”.

«Non è possibile continuare ad assistere inerti al proliferare di iniziative arbitrarie in cui l’obiettivo centrale sembra essere solo quello di proteggere la reputazione delle banche e delle imprese, non certo del pianeta», afferma Banca Etica.

Una finanza per l’economia sociale e la lotta alle diseguaglianze

L’accesso al credito è una leva fondamentale per le imprese sociali che l’Europa dichiara di voler sostenere, ma al momento resta bloccato da normative Ue che sembrano pensate per lo più per sostenere le grandi imprese e le multinazionali. Banca Etica parla da soggetto ben informato sulla materia: «È, pertanto, opportuno smettere di penalizzare le banche impegnate nel sostegno delle organizzazioni e delle imprese impegnate nella promozione dell’inclusione sociale».

Le imprese dell’economia sociale sono spesso classificate ad alto rischio «e per questo sottoposte a un assorbimento di capitale del 100%», nonostante il mondo sociale abbia ampiamente dimostrato solidità e affidabilità. Questa penalizzazione risulta dunque infondata.

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