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SU QUESTA SCHEDA… Confronti sulla sinistra che sarà

Tratto da: Adista Documenti n° 20 del 08/03/2008

L'abbiamo ancora dinanzi agli occhi la lunga via crucis del governo Prodi, cominciata con la risicata maggioranza uscita dalle urne nell'aprile 2006, e proseguita attraverso le tante dolorose stazioni di ciò che avrebbe dovuto essere e non è stato (Pacs, conflitto di interessi, legge Gasparri, laicità, politiche sociali, precariato e legge 30, scuola, ambiente...). Un rosario di attese disilluse, fatto di misteri dolorosi, raramente gaudiosi. Con l'ansia di una fine sempre annunciata ma poi anche sempre scongiurata di un soffio. E con il cuore e la mente scissi tra il desiderio di porre fine ad un'esperienza per molti versi deludente e controproducente per le ragioni e gli ideali stessi della sinistra e la paura di ciò che sarebbe avvenuto dopo, in una situazione politico‑sociale avvertita come inevitabilmente destinata a scivolare verso derive ancora più pericolose. Poi, alla fine, quando ormai ci si era adattati a vivere in incerto equilibrio, la caduta del governo, lo scioglimento delle Camere, le elezioni anticipate. E una sinistra che si presenta al voto gravata dal peso delle sue responsabilità e delle sue contraddizioni. Con una unità di intenti, se non di valori, che sembra ormai irrimediabilmente perduta.

Andando a votare, il 13 aprile, troveremo nella scheda un panorama piuttosto frastagliato della sinistra. Il Pd, che pure al suo interno comprende i resti del popolarismo cattolico, sembra aver definitivamente rinunciato alla forma classica del partito, alla dialettica interna, alla base che discute e vuole contare, per investire tutto su una leadership "forte", a rischio di immolare sull'altare della governabilità a tutti i costi la cultura della democrazia parlamentare di cui è intessuta la nostra Costituzione. Poi c'è l'altra sinistra che ‑ paradossalmente ‑ si unisce proprio nel momento in cui è più debole. Ma tante debolezze, si sa, non fanno una forza. Sotto l'arcobaleno il sole non ride, e, purtroppo, non ride neppure il mondo del lavoro che guarda da un'altra parte, anzi, forse non guarda più da nessuna parte.

Ma ‑ come dice Marx ‑ il "lato cattivo della storia", "l'inconveniente della società", la forza motrice del mutamento può arretrare, ma non sparire. E continua, nonostante tutto (magari sottotraccia) ad operare. Del resto, è nelle contraddizioni, nelle situazioni che sembrano senza sbocco che nasce a volte qualcosa di imprevisto e nuovo. E forse una nuova sinistra cova già sotto le ceneri di un trentennio di continue sconfitte ed arretramenti. Anche, al di là e fuori dal ceto politico che ‑ spesso ‑ si autorappresenta, piuttosto che rappresentare culture, lotte, esperienze, idee.

 Adista in queste lunghe ed intense settimane che precedono il voto vuole cercare di raccontare e interrogare proprio questa parte del Paese: l'associazionismo che non si rassegna, la politica che non vuole delegare, il lavoro che non si arrende al capitale, i "cattolici adulti" che, in politica, non pretendono di parlare a nome della Chiesa, ma neppure vogliono essere sostituiti o azzittiti dalla gerarchia.Qui di seguito le interviste a Giovanni Franzoni, animatore della Comunità di Base di San Paolo, a Giovanni Colombo, esponente della Rosa Bianca e consigliere comunale a Milano del Pd, e l’intervento inviatoci dallo scrittore e vaticanista Giancarlo Zizola.

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