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No ai pesticidi. Una firma  per la nostra salute

No ai pesticidi. Una firma per la nostra salute

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 13 del 01/04/2017

Il 21 marzo inizia la primavera e, con essa, la diffusione dei pesticidi. Per questo proprio la prima settimana di primavera viene scelta, ormai da 12 anni, come settimana d’azione contro i pesticidi. Un evento che l’anno scorso ha visto svolgersi più di 1.000 iniziative in più di 20 Paesi in tutto il mondo, e che anche quest’anno spazierà da esposizioni di artisti a Bruxelles, a centinaia di iniziative in Francia, a tavole rotonde nell’Università di Buenos Aires. Una settimana per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle implicazioni sanitarie e ambientali legate ai pesticidi e sulle alternative al loro utilizzo.

Quest’anno l’evento cade nel pieno dell’Iniziativa dei Cittadini Europei contro il Glifosato (www.stopglyphosate.org/it), un pesticida tossico di cui si è molto parlato e molto si continuerà a parlare.

Il glifosato è infatti l’erbicida più vastamente usato al mondo, ideato e commercializzato dalla Monsanto fin dal 1974 con il nome commerciale Roundup, e il cui uso è nettamente aumentato a cominciare dalla fine degli anni novanta con lo sviluppo delle colture geneticamente modificate resistenti al glifosato stesso.

Essendo un erbicida "ad ampio spettro" (utilizzato per la preparazione del “letto” di semina) è in grado di eliminare in poco tempo qualunque copertura verde, con evidenti e provate conseguenze sull’equilibrio degli ecosistemi e del suolo. Il glifosato è stato infatti classificato come cancerogeno in alcuni studi condotti su topi da laboratorio e, classificato dall'Agenzia internazionale per la ricerca su cancro (IARC) come potenziale cancerogeno per l'uomo. Un dato allarmante se si pensa che, sebbene in alcuni Paesi, tra cui l'Italia, ne sia stato vietato l'uso in determinate aree urbane, rimane ampiamente utilizzato in agricoltura, con conseguenti residui nel nostro cibo e nelle falde acquifere come i dati dell'Ispra dimostrano.

In questo quadro risulta incomprensibile il parere espresso dall’ECHA lo scorso 15 marzo, con il quale dichiara il prodotto non cancerogeno per l’uomo, basandosi anche su studi non pubblicati, condotti dalle stesse aziende produttrici. Un parere quindi non rassicurante, anche perché, per stessa ammissione dell’ECHA, non prende in considerazione l’esposizione prolungata, mentre è proprio questa la più preoccupante per la salute delle persone, specie delle frange più vulnerabili quali donne in gravidanza e bambini e gli operatori agricoli che maneggiano direttamente la sostanza.

Per questo non si ferma la campagna ICE, con la quale una vasta coalizione di organizzazioni della società civile chiede alla Commissione europea di vietare il glifosato, di riformare il processo di approvazione dei pesticidi UE, e impostare obiettivi vincolanti per ridurre l'uso dei pesticidi in Europa. Al centro dell’attenzione è infatti anche  la mancanza di trasparenza nelle procedure europee per l'approvazione dei pesticidi, sulle quali gravano anche dubbi di imparzialità, come nel caso dell’attuale presidente del comitato di valutazione dei rischi dell’ECHA, Tim Bowmer, che ha lavorato per società di consulenza nel settore chimico per venti anni, e il suo contratto con le industrie di questo settore si è concluso il giorno precedente alla data in cui ha iniziato il suo incarico presso l'ECHA.

Tutto questo mentre due "giganti" dell'industria chimica stanno progettando il loro matrimonio: una fusione tra Monsanto e Bayer, in un'unica società che potrebbe dominare il mercato dei semi e dei pesticidi in Europa per i prossimi decenni.

Per fermare tutto questo, e iniziare a costruire un futuro libero da pesticidi, abbiamo bisogno di ottenere 1 milione di firme in almeno 7 Paesi europei entro l'estate 2017, e siamo quasi a metà strada (per firmare, www.stopglyphosate.org/it). La settimana d’azione contro i pesticidi è la buona occasione per avvicinarsi al traguardo, spingendo anche le autorità italiane, nazionali e locali, nella direzione della salvaguardia della nostra salute. 

* Simona Savini è attivista della campagna “Stop Glyphosate”

* Foto di Global Justice Now tratta da Flickr, licenza e immagine originale

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