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Reddito di Inclusione per i poveri: un successo della società civile italiana

Reddito di Inclusione per i poveri: un successo della società civile italiana

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 06/05/2017

38938 ROMA-ADISTA. ReI e Bes sono le due sigle che hanno introdotto nell'ultimo DEF (Documento di Economia e Finanza), approvato dal Consiglio dei Ministri l'11 aprile scorso, importanti innovazioni e motivi di apprezzamento anche da parte dell'associazionismo e della Chiesa di base. Il secondo è un indicatore di Benessere Equo e Sostenibile, ideato (finalmente) con la consapevolezza che il Prodotto interno lordo (PIL) rappresenta un'informazione numerica della ricchezza del Paese che, sebbene continui a farla da padrone nella definizione dello status economico del Paese in sede internazionale, non ha mai dato correttamente conto del reale livello di benessere della popolazione italiana. Concorrono alla nuova “misurazione” – che comunque andrà approfondita e perfezionata – indicatori più specifici, come il reddito medio delle famiglie, la partecipazione al mercato del lavoro, la diseguaglianza sociale e informazioni sulla qualità della vita anche dal punto di vista ambientale (emissioni di CO2, ecc.).

L'altra innovazione è poi il ReI (Reddito di Inclusione), la prima forma di sostegno al reddito alle famiglie indigenti istituita con la Legge delega di contrasto alla povertà approvata in via definitiva dal Senato il 9 marzo scorso, finanziato da questo Def come esperimento pilota, in attesa di potenziare la rete coinvolta di enti locali e centri per l'impiego. Il finanziamento di circa 480 euro mensili sarà disponibile infatti per soli 400mila nuclei familiari (1,7 milioni di persone), ma l'intento è quello di estendere il sostegno a tutti i circa 4milioni e mezzo di poveri rilevati dall'Istat in Italia, colmando così nei prossimi anni la grave lacuna – caso unico in Europa – di una misura universale e strutturale di contrasto alla povertà. Il contributo verrà erogato dall'Inps in modi ancora da definire e sarà affiancato da forme obbligatorie e monitorate di formazione e ricerca, per incoraggiare il beneficiario a reinserirsi attivamente nel mercato del lavoro, contro ogni trappola di assistenzialismo fine a se stesso.

Il 14 aprile scorso, a Palazzo Chigi, è stato siglato un Memorandum tra Governo (presenti il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro del lavoro Giuliano Poletti) e Alleanza contro la Povertà, un cartello di circa 40 organismi espressione della società civile, dei sindacati e del mondo cattolico – tra cui Acli, Azione cattolica, Caritas italiana, Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei Focolari – nato l'11 novembre 2013 (v. Adista Notizie 41/13) proprio con l'intento di promuovere in Italia uno strumento legislativo di sostegno al reddito capace di far emergere dalla povertà assoluta quote sempre più consistenti di cittadini italiani. Il documento, frutto del lungo e inedito confronto tra politica e società civile, dovrebbe chiarire alcuni nodi irrisolti prima di arrivare alla formulazione, prevista nel mese di maggio, del decreto attuativo della Legge delega di contrasto alla povertà che istituisce il ReI.

Nell'introduzione al documento firmato, il governo «riconosce l’importante ruolo dell’Alleanza nell’avere fatto crescere in questi anni l’attenzione dell’opinione pubblica e la mobilitazione per l’adozione anche in Italia di una misura strutturale di contrasto alla povertà, tema cruciale per lo sviluppo di un sistema di welfare più equo» e anche il merito di aver avanzato proposte concrete per l'attuazione della Legge delega e in particolare del ReI. Il confronto tra governo e Alleanza proseguirà – è l'impegno che si legge nel testo – per una progressiva universalizzazione dello stesso.

Il documento definisce poi i criteri di determinazione dell'accesso alla misura di sostegno: in linea di massima si definisce una soglia ISEE inferiore a 6mila euro per l'accesso al ReI, che dovrebbe scendere a 3mila euro qualora il beneficiario disponga di beni immobili che gli garantiscono un reddito disponibile superiore. Accordo tra i firmatari anche sui meccanismi che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali metterà in campo per evitare che il sostegno si trasformi in «un disincentivo economico alla ricerca di occupazione», che prevedono una presenza capillare sul territorio per garantire attività e sostegno tecnico alle amministrazioni locali competenti al fine di consentire un inserimento sociale e lavorativo dei beneficiari e monitorare il percorso concretamente effettuato dagli stessi per uscire dalla condizione di indigenza.

«Iniziamo una fase che inaugura un nuovo modo di pensare l’intervento pubblico in tema di povertà», ha dichiarato il presidente delle Acli e portavoce dell'Alleanza, Roberto Rossini, all'agenzia Sir a margine della firma. «Sembra che la politica fatichi a tenere su alcuni provvedimenti, perché per arrivare ad un risultato è necessario stare sui temi e non cedere alla volubilità dell’agenda, studiare la legislazione e non cadere nella banalità degli slogan», ha poi commentato. Nel corso degli incontri con tecnici e politici ci siamo resi conto, ha poi concluso, «che nell’agorà della politica non mancano persone che contribuiscono a costruire la democrazia di tutti. Per questo ci permettiamo di affermare che l’Alleanza contro la povertà è stata anche un’occasione per pensare e fare una buona politica». 

* Foto Governo Italiano - Presidenza del Consiglio dei Ministri tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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