Nessun articolo nel carrello

Isolotto: testimonianza di comunità

Isolotto: testimonianza di comunità

Tratto da: Adista Documenti n° 36 del 20/10/2018

Lo scontro tra la comunità dell’Isolotto e il card. Ermenegildo Florit può essere considerato come la fotografia più nitida della contestazione cattolica del 1968. Adista seguì la vicenda passo dopo passo, avvertendo un coinvolgimento politico, ecclesiale ed emotivo che andava ben oltre il dovere di cronaca. A distanza di cinquant’anni, siamo ormai pienamente consapevoli di quale fosse la posta in gioco e quindi la portata di quell’evento nella difficile storia del post-concilio italiano. Come ha scritto efficacemente Daniele Menozzi nell’articolo che apre questo numero speciale dedicato ai 50 anni dell’Isolotto, «l’orizzontalità del rapporto tra sacerdote e fedeli, il nesso costitutivo tra fede e politica, la considerazione dell’appello evangelico alla fratellanza come solidarietà con i poveri» sono le categorie con le quali una comunità ha rappresentato il proprio percorso in oltre mezzo secolo di lotte, cioè «nella continua ricerca di un cammino di liberazione, collettiva e individuale». Con il presente numero speciale Adista propone ai lettori un percorso nella storia e nella memoria attraverso una lunga intervista a Sergio Gomiti – che ha condiviso con Enzo Mazzi l’esperienza dell’Isolotto –, instancabile animatore della comunità fiorentina, e un documento molto denso, in cui la comunità dell’Isolotto racconta i suoi ultimi cinquant’anni, facendo luce sugli eventi successivi alla rottura con la diocesi.

Occorre ricordare, come punto di partenza, che nel 1968 la rottura non era certo l’obiettivo che si proponevano gli animatori della comunità. Al contrario, alla base dell’impegno c’era l’aspirazione all’aggiornamento della Chiesa, di cui si voleva rimettere al centro la natura popolare secondo lo spirito del Vangelo, dei movimenti di lotta e del Vaticano II.

A non essere considerata tollerabile era invece la pretesa di uniformità alla concezione tradizionalista di Florit, che non aveva digerito l’ultima uscita di Mazzi e compagni in favore dell’occupazione della Cattedrale di Parma (14 settembre 1968). Per usare le parole di don Milani, l’obbedienza non era più una virtù, almeno non a prescindere: tanto nella vita politica e nella società, attraversata dalla contestazione studentesca, quanto in quella privata e perfino nella Chiesa di Paolo VI, protagonista di un tentativo fallimentare di riappacificazione tra Mazzi e il suo vescovo.

Dall’esperienza dell’Isolotto emerge dunque come la dimensione religiosa e quella politica fossero inestricabilmente legate dal momento che il problema dell’ecclesiologia, del posizionamento all’interno della Chiesa e rispetto alla gerarchia, era vissuto come un problema politico che riguardava la libertà del cristiano nella propria autodeterminazione individuale e comunitaria. Nello stesso tempo, l’azione pastorale assumeva i caratteri di un impegno politico secondo uno schema di lettura sociale che adottava le lenti del marxismo. Sono due tratti, questi ultimi, che appartengono all’intera area della contestazione: cresciuta nella critica al cattolicesimo dominante, arrivata a concepire la fede come un impegno rivoluzionario e costretta, suo malgrado, a lasciare l’istituzione ecclesiale.

Come ricordano anche in questo «numero speciale» gli amici dell’Isolotto, ma che ingiustamente si tende a dimenticare nell’opinione pubblica, la storia della comunità non si è certo esaurita nel 1968. Anzi, proprio quella rottura è stata vissuta come un nuovo inizio. Nel 1971 si concludeva con la piena assoluzione di tutti gli imputati (arrivati a un certo punto a quota 400, per le numerose dichiarazioni di corresponsabilità) il processo penale per istigazione a delinquere e interruzione di funzione religiosa relativo ai fatti del gennaio 1969. Fu una pagina memorabile per la comunità (difesa in tribunale da Lelio Basso), che è stata raccontata in un libro, Il processo dell’Isolotto, pubblicato dalla manifestolibri nel 2011. Al suo interno anche due testi, uno a firma della comunità e l’altro di Mazzi, che offrono una riflessione sui fatti del ‘68 alla luce anche del percorso successivo nel movimento delle Cdb, nelle lotte per il divorzio, la laicità della scuola, lo Statuto dei lavoratori, l’aborto, l’obiezione di coscienza, la difesa dell’ambiente, la pace e la nonviolenza. Negli anni Ottanta, in sintonia con quanto avveniva negli incontri nazionali delle CdB, l’Isolotto ha aperto un cantiere di dibattiti sulle teologie della liberazione, sui nodi della sessualità in ottica cristiana e, soprattutto, sulla ricezione del femminismo nella teoria e nella prassi di ciascuno. Non meno rilevante, come si accennava, è stato il lavoro sulla memoria, culminato con la messa a disposizione di un imponente Archivio storico (non solo della comunità ma anche di altre realtà e comunità di base), considerato di «particolare interesse storico» dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e corredato nel 2014 dalla guida archivistica, Tracce di percorsi comunitari, curata da Barbara Grazzini.

Sempre nel campo della costruzione di una memoria collettiva è da segnalare l’uscita, a breve distanza dai due famosi testi editi da Laterza (Isolotto 1954/1969 e L’Isolotto sotto processo), di alcuni libri: Liberarsi e liberare (1973), che riproduce la documentazione delle assemblee svoltesi dopo la conclusione del processo e dedicate alla discussione sul futuro della comunità; Oltre i confini, con la prefazione di Michele Ranchetti, che faceva il punto sulla situazione a 22 anni dal ‘68; Il mio ‘68 e Memorie. 50 anni all’Isolotto, che contengono le voci e i racconti della comunità; e alcuni contributi più recenti di Mazzi (sempre per la manifestolibri) che hanno riletto la storia dell’Isolotto in chiave storica, teologica e politica.

Il confronto sulla memoria è stato complesso nel rapporto con l’autorità ecclesiastica, anche dopo le aperture del card. Silvano Piovanelli alla metà degli anni Ottanta. Come racconta Gomiti nel suo L’Isolotto. Una comunità tra vangelo e diritto canonico (Il pozzo di Giacobbe, 2014), il dialogo è rimasto difficile, fino a interrompersi completamente dopo le dimissioni del vescovo nel 1999.

I primi anni Duemila hanno visto l’Isolotto ancora sulle barricate, questa volta nel movimento dei movimenti al Forum sociale europeo del 2002 e, più recentemente, sul fronte dell’accoglienza dei migranti.

La scomparsa di Mazzi nel 2011 è stata un duro colpo che la comunità ha saputo assorbire facendo tesoro, come si è detto, della propria storia, e con la consapevolezza che questa rappresenti l’eredità più importante da consegnare ai ribelli del futuro. Vale la pena concludere lasciando la parola alla comunità: «Oggi le ex-Baracche verdi, spazio comunale gestito dalla Comunità, sono un luogo aperto a molte realtà che vi svolgono attività sociali e culturali senza fini di lucro. Periodicamente ci ritroviamo insieme per mettere in comune le esperienze. Il presente ci vede con meno energie di un tempo ma continuiamo a trovarci ogni domenica, ad essere presenti in alcuni fronti di impegno sociale, a fare rete con altre esperienze presenti nel territorio. Ci piace pensare che, in un contesto ben diverso da quello in cui è nata la nostra esperienza, continuiamo ad essere testimoni di un’idea di Chiesacomunità di uomini e donne responsabili e consapevoli, aderente al Vangelo e al messaggio di umanesimo sociale di Gesù, idea e pratica presente fin dall’esperienza della parrocchia. Ritrovarsi ancora a “spezzare il pane” ha per noi anche il senso di non disperdere un’esperienza portata avanti per oltre 50 anni, di affermare una continuità e anche che un’altra strada è possibile».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.