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4 novembre: vestiamoci a lutto contro tutte le guerre. La proposta dei movimenti per la pace

4 novembre: vestiamoci a lutto contro tutte le guerre. La proposta dei movimenti per la pace

Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 03/11/2018

39553 ROMA-ADISTA. Sembra di vedere Russell Crowe-Massimo Decimo Meridio che ne Il gladiatore esorta: «Al mio segnale scatenate l’inferno!». Invece è solo lo spot promozionale delle Forze armate per il 4 novembre – anniversario della fine della Prima guerra mondiale (1918-2018) – annunciato dalla ministra della Difesa pentastellata Elisabetta Trenta anche in risposta dei manifesti giudicati troppo buonisti da alcuni alti rappresentanti dell’Esercito (v. notizia precedente).

«Io sono andato dove gli altri non volevano andare. Ho portato a termine quello che gli altri non volevano fare. Ho sentito il freddo morso della paura», dice una voce fuori campo. Poi si vede un paracadutista che indossa il basco, il decollo di un cacciabombardiere F35 (quelli che il partito della ministra cinquestelle diceva di non voler acquistare e invece verranno acquisiti tutti), una squadra d'assalto che irrompe da un elicottero sparando, la scena di un attacco contro i soldati con il corpo di un caduto coperto da un telone e un commilitone che piange, elicotteri da guerra, incrociatori con i cannoni in vista e incursori che si lanciano in mare. E di nuovo la voce fuori campo: «Ho pianto, ho sofferto e ho sperato. Ma quando giungerà la mia ora, agli altri potrò dire che sono orgoglioso per tutto quello che sono stato: un soldato». E così lo spirito combattente – ma ovviamente in nome della pace – è stato ristabilito.

«Temiamo che anche questa ricorrenza possa diventare occasione di retorica, nella più assoluta mancanza di rispetto per le centinaia di migliaia di vittime mandate al macello», scrive don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, nell’editoriale di Mosaico di pace di novembre, che dedica un dossier speciale, curato da Diego Cipriani, al centenario della fine della Prima guerra mondiale. «Non parliamo di eroi, per favore – si legge ancora nell’editoriale –, bensì di poveracci mandati a morire per i calcoli diabolici dei potenti. Non utilizziamo la retorica del 4 novembre per giustificare le guerre di oggi, magari chiamate missioni di pace, Niger compreso. Per giustificare le spese militari. E chiediamoci se tante scelte di riarmo e di frontiere blindate siano compatibili con il Vangelo».

A voler ricordare un “altro” 4 novembre sono anche il Movimento nonviolento, PeaceLink e il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: «Non un giorno di festa, ma di lutto». Per questo le tre associazioni propongono che il 4 novembre si realizzino in tutte le città d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime delle guerre, «dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise» e «affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignità e difendere i diritti di tutti gli esseri umani». Conclude il comunicato comune delle tre associazioni: «Affinché il 4 novembre, anniversario della fine della “inutile strage” della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui, nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre, gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinché non ci siano mai più guerre, mai più uccisioni, mai più persecuzioni».

Contestualmente Movimento nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani rilanciano la campagna "Un'altra difesa è possibile" e chiedono che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

«Per questo – scrivono – chiediamo una politica di disarmo, poiché le armi sempre e solo uccidono gli esseri umani. Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017. Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che secondo autorevoli stime gravano sul bilancio dello Stato italiano per l'enorme importo di settanta milioni di euro al giorno. Per questo chiediamo che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente. Per questo chiediamo un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza. Per questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l'umanità, e chiediamo che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana».

Bandiera dell'Italia listata a lutto, tratta da it.wikipedia.org, immagine originale e licenza 

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