
Che c’entrano i biscotti con le Forze armate? Ed è scontro con il Ministero della Difesa
Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 03/11/2018
39552 ROMA-ADISTA. Non è piaciuto al generale Marco Bertolini il manifesto che il Ministero della Difesa guidato dalla ministra penstastellata Elisabetta Trenta ha scelto per celebrare il 4 novembre, festa delle Forze armate e, quest’anno, centenario della fine della Prima guerra mondiale. C’è una soldatessa in divisa che aiuta una donna anziana, un militare che soccorre un bambino in mare e lo slogan: «Le nostre forze, armate di orgoglio e umanità».
Troppo per il generale di Corpo d’armata, attualmente presidente dell'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia, già alla testa del Comando operativo di vertice interforze e in precedenza del Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali, della brigata paracadutisti “Folgore” e del 9° reggimento incursori “Col Moschin”, con missioni sul campo in Libano, Somalia, Balcani e Afghanistan. «Non è così che si onorano i nostri caduti – ha scritto Bertolini sul sito degli ex paracadutisti –. Che dopo le strisciate di sangue italiano lasciate in Somalia, Iraq, Afghanistan, Balcani, Libano in questi ultimi decenni, si arrivasse a immagini da "Festa della mamma" di infimo ordine come queste per commemorare il primo centenario dell'unità nazionale e per ricordare i sacrifici dei nostri soldati dell'inizio del secolo scorso è veramente scoraggiante». Quindi attacca direttamente il suo ministro e il Movimento 5 Stelle: «Il manifesto evidenzia in maniera lampante l'idea che una parte della nuova dirigenza politica ha delle Forze armate. L'immagine si commenta da sola e non ha bisogno di parole inutili. Se ne può semplicemente dedurre che è ovvio che non ci si faccia scrupoli a disarmarle, sottofinanziarle e trattarle con toni irriverenti come è avvenuto in più di un'occasione ultimamente. Come se fossero un inutile e costoso orpello da snaturare e anemizzare, in attesa che muoiano da sole».
Secca la replica del Ministero affidata alle agenzie: «La locandina esprime tutta la solidarietà e l'umanità dei nostri uomini e delle nostre donne nelle Forze armate». Ma lo stesso Ministero anticipa anche l’imminente lancio di uno spot promozionale che «esalterà il ruolo del soldato in tutta la sua professionalità. Sarà uno spot che, per i 100 anni, renderà onore all'impresa eroica dei nostri nonni e, siamo certi, piacerà persino a Bertolini» (v. notizia successiva). Insomma, ministro di pace e di guerra, come del resto l’intero Movimento 5 Stelle, che parla di pace e conferma l’acquisto dei cacciabombardieri F35.
Si inserisce nello scontro tutto interno fra Forze armate e Ministero della Difesa il coordinatore nazionale di Pax Christi, don Renato Sacco, con intelligente gusto del paradosso.
«Generale Bertolini, sono d’accordo con lei, questo manifesto non mi piace», scrive don Sacco. «Dopo aver visto il manifesto, ho pensato che le nostre Forze armate non sono un’associazione caritativa», prosegue il coordinatore nazionale di Pax Christi. «Scopo delle Forze armate, tanto più oggi formate da professionisti ben pagati e ben armati, è quello di sparare, di fare la guerra. Anche se questa parola non si può usare perché ripudiata dalla Costituzione. Si parla quindi di missioni di pace... Le Forze armate sono, appunto, armate e non pensate per distribuire biscotti o coperte. Se fanno anche questo è sicuramente cosa buona, ma allora investiamo su una seria Protezione civile; valorizziamo e istituzionalizziamo i Corpi civili di pace. Dalla mia piccola esperienza posso testimoniare che il settore umanitario è spesso “al seguito del militare” e a volte viene usato più per una questione di immagine, quasi a velare altri interessi, ad esempio quelli delle lobby delle armi, nelle varie missioni militari. Non usiamo la tragedia della Prima guerra mondiale, “inutile strage” come la definì il papa di allora, Benedetto XV, per fare propaganda».
E rispetto allo spot annunciato dalla ministra Trenta, don Sacco non nutre grandi aspettative. «Aspettiamo di vedere questo spot – conclude –. Non so se piacerà al generale Bertolini. Ma ho la quasi certezza che a me piacerà ancor meno di questo sdolcinato e ingannevole manifesto».
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