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Sulle unioni civili, un indegno gioco al ribasso. Lettera aperta di sette preti

Sulle unioni civili, un indegno gioco al ribasso. Lettera aperta di sette preti

«Noi preti cattolici firmatari, cittadini di uno Stato che vogliamo credere ancora laico e libero, ci troviamo a disagio nel difendere l’ultima versione del disegno di legge-Cirinnà sulle unioni civili perché è un compromesso al ribasso, frutto della peggiore interdizione reciproca dentro una maggioranza di governo raccogliticcia e indifferente ai diritti civili, ma interessata alle manovra di potere». Scrivono così i sette preti firmatari della lettera aperta sulle unioni civili che vi proponiamo di seguito.


Figli di quel Dio, laico che “non abita in edifici (materiali e/o ideologici) fatti da mano d’uomo” (Atti 7,48) e che “fa sorgere il sole sui buoni come sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5,45), seguaci di quel vangelo che ci ricorda che noi cristiani non siamo nati né da carne né da sangue ma da Dio-Amore (Giovanni 1,13), di fronte al dibattito e alle lotte di parte che lo inficiano, non possiamo continuare a tacere.

Noi preti cattolici firmatari, cittadini di uno Stato che vogliamo credere ancora laico e libero, ci troviamo a disagio nel difendere l’ultima versione del disegno di legge-Cirinnà sulle unioni civili perché è un compromesso al ribasso, frutto della peggiore interdizione reciproca dentro una maggioranza di governo raccogliticcia e indifferente ai diritti civili, ma interessata alle manovra di potere.

Siamo a disagio per la qualifica di «cattolici», assunta da senatori e deputati che in Parlamento appoggiano e votano qualsiasi sconcezza, calpestano qualsiasi etica, sono conniventi con malaffare, malavita e interessi di parte, facendo della corruzione e della illegalità il loro pane quotidiano.

Rifiutiamo che il governo, da costoro appoggiato e ricattato, si appropri di una legge che dovrebbe essere di esclusiva competenza parlamentare, senza – questa volta sì! – alcun vincolo di appartenenza, trattandosi di tutela dei diritti che non dovrebbero essere mai merce di scambio politico.

Noi affermiamo che se in Italia vi fosse anche una sola coppia di persone che convivono, i suoi componenti hanno il diritto di essere tutelati e garantiti non solo come singoli, ma anche come nucleo affettivo e familiare «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (Costituzione Italiana Art. 3 § 2).

Affermiamo con la Costituzione, ancora non deformata e manomessa e identificandoci in essa, che «la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (Id., art. 2).

Siamo convinti che la storia dell’umanità non è mai stata portatrice di un solo modello di famiglia e tanto meno si fa garante di «una famiglia come voluta da Dio», dal momento che la Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) non ne parla, ma offre a ciascuno la possibilità di vivere il dono dell’alleanza e dell’amore a perdere come segno e manifestazione del volto del Dio di Gesù Cristo. La famiglia osannata nei vari «Family Day» è un’astrazione, legata a una particolare cultura di particolari momenti storici, condizionata da sistemi e costumi sociali, economici e religiosi.

Sperimentiamo che la «famiglia «uomo-donna-bambino/a», troppo spesso è il luogo turpe delle più atroci violenze, anche di natura sessuale, sui bambini, che i difensori di quel modello vorrebbero tutelare. Anche noi siamo dalla parte dei bambini, ma vogliamo esserlo sempre e non solo a certe condizioni.

La nostra esperienza dice che occorre interrogarsi, senza preclusione di sorta, sull’esclusivo interesse, che deve essere assoluto, del bambino o della bambina, valutando non il diritto all’adozione, ma unicamente la capacità, la disponibilità, l’idoneità adottiva e affettiva degli adulti che vogliono prendersi cura e tutela del minore, senza alcuna riserva verso la coppia tradizionale, la coppia omosessuale/lesbica, i nonni, parenti o altre situazioni oggi non previste.

Noi, cittadini italiani e preti cattolici rispettosi della laicità dello Stato che difendiamo da ogni ingerenza indebita, ci appelliamo ai deputati e ai senatori del Parlamento che hanno ancora il senso della dignità e del dovere dello Stato, perché senza manovre di bassa lega, diano all’Italia una legge degna di uno Stato di Diritto, lasciando le valutazioni etiche alle coscienze dei singoli e trattando i propri cittadini da persone adulte e non da immaturi, decidendo delle loro scelte e della loro vita.

Alcuni credenti o anche non credenti hanno tutto il diritto di non condividere il disegno di legge in discussione al Senato, ma non hanno il diritto di imporlo con la forza, ricattando con minacce di ritorsione elettorale. Estendere i diritti non è mai un atto pericoloso, per nessuno, bambini compresi.

Facciamo nostro il programma ideale che San Paolo formula in una sua lettera e che spesso noi leggiamo in occasioni della celebrazione di Matrimoni: «L’Amore è magnanimo, benevolo è l’Amore; non è invidioso, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’Amore non avrà mai fine» (1Cor 13,4-8).

Paolo Farinella, prete (Genova)

Aldo Antonelli, prete (Avezzano - AQ)

Raffaele Garofalo, prete (Sulmona – AQ)

Michele Dosio, prete (Torino)

Pippo Anastasi, prete (Torino)

Giorgio De Capitani, prete (Milano)

Claudio Miglioranza, prete Castelfranco Veneto (TV)

* Immagine di Guillaume Paumier, tratta dal sito Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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