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Se parlare di pace e di Costituzione a scuola è fare politica. Il caso di una scuola di Varese

Se parlare di pace e di Costituzione a scuola è fare politica. Il caso di una scuola di Varese

Ci scrivono dalla scuola ITET Daverio Casula Nervi di Varese, scuola secondaria di secondo grado, per denunciare l’atteggiamento non solidale della dirigente scolastica e la codardia del corpo docente rispetto al tema del ripudio della guerra.

I fatti risalgono alla primavera passata. Il 15 maggio il collegio docenti ha discusso la mozione di adesione alla Campagna di Emergency di ripudio della guerra (ripudia.it). Alla campagna hanno già aderito centinaia di Comuni e oltre cinquecento scuole di ogni ordine e grado.

La mozione aveva raccolto le firme di un terzo dei docenti e si sperava nell'approvazione. Ma prima della discussione e votazione è intervenuta la dirigente dicendo: «La scuola non fa politica e non ritengo opportuno aderire».

Risultato? Non han votato a favore neanche tutto il terzo dei docenti che avevano sottoscritto la mozione.

Chi ci scrive si chiede retoricamente: richiamarsi all'articolo 11 della nostra Costituzione e chiederne il rispetto è considerato di non competenza della Scuola?

Questo il testo della mozione:

«Alla c.a. della Dirigente Nicoletta Pizzato

Oggetto: richiesta di mettere all’ordine del giorno del prossimo Collegio Docenti l’adesione alla campagna “Ripudia la guerra” di Emergency

I/Le sottoscritti/e docenti dell’ITET Daverio Casula Nervi di Varese,

PREMESSO CHE

L’articolo 11 della Costituzione dice una cosa bellissima: l’Italia non farà mai più la guerra. La ripudia. E si impegna a risolvere i conflitti con la diplomazia. La Costituzione è stata scritta all’indomani della guerra più cruenta della storia dell’umanità: il Secondo conflitto mondiale. Nei sei anni di questo terribile massacro sono avvenuti: distruzioni, persecuzioni, stermini e intere città sono state rase al suolo.

Più di 60 milioni di persone sono state uccise. Per evitare che una tragedia simile potesse ripetersi, le madri e i padri costituenti hanno inserito tra i principi fondamentali della nostra Costituzione il ripudio della guerra.

CONSIDERATO CHE

Ripudiare significa respingere bruscamente, qualcuno o qualcosa a cui si era legati. L’Italia ripudia la guerra perché l’ha conosciuta e dopo aver pianto milioni di morti, dopo essersi ritrovata tra le macerie, ha deciso di prenderne le distanze per sempre. La nostra Costituzione stabilisce che la guerra è un male in assoluto, non solo quando si tratta di una guerra di offesa, per esempio per conquistare o sottomettere un’altra nazione, ma anche quando la si usa per risolvere le controversie tra Stati. L’Italia è membro delle Nazioni Unite (ONU), un’Organizzazione che comprende quasi tutti gli Stati riconosciuti e ha fra i suoi obiettivi la pace e la collaborazione tra i popoli, il disarmo e il rispetto dei diritti umani.

TENUTO CONTO CHE

Oggi, in Italia e in Europa, i governi si riarmano. Nel 2025 il nostro Paese ha già preventivato di destinare 32 miliardi di euro alle spese militari e ne riserverà 13 per i nuovi armamenti. Soldi che non curano, non insegnano, non salvano. Non possiamo dimenticare che il 90% dei morti e dei feriti in guerra sono civili. Che la spesa per un F-35 vale quanto 3.244 posti letto di terapia intensiva. Ancora una volta, la nostra storia ci dice di non tacere. Di impegnarci per abolire la guerra, di non perdere mai di vista le vittime, di non sentire ragioni quando si tratta di curarle. E non ci stancheremo di ripeterlo: tantissimi tra di noi ripudiano la guerra.

CHIEDONO

l’inserimento all’ordine del giorno del prossimo Collegio Docenti del seguente punto: “Adesione alla Campagna di Emergency Ripudia la guerra”, così come già fatto da altre 8 scuole della Provincia di Varese.

Varese, 1° marzo 2025»

*Foto tartta da Flickr

 

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