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Ponte sullo Stretto di Messina: un inquietante passo avanti

Ponte sullo Stretto di Messina: un inquietante passo avanti

Non è l’ulteriore ricorso di Legambiente, Lipu e WWF Italia contro il Ponte sullo Stretto di Messina a fermare il percorso del progetto nell’aula parlamentare. Sul quale percorso, infatti, il Ministero dei Trasporti (Mit) informa l’8 luglio 2025, esultando perché quel giorno «un ulteriore passo verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina è stato compiuto con l'approvazione di un emendamento al decreto legge Infrastrutture» (n. 39 del 2024). L’emendamento, il n. 3.038, è stato approvato durante l'esame congiunto delle commissioni Ambiente e Trasporti alla Camera. Prevede che la società Stretto di Messina S.p.A. «sia inserita di diritto nell'elenco delle stazioni appaltanti qualificate», garantendo, afferma il Ministero, un iter più rapido: «La semplificazione introdotta dall'emendamento consente alla società di operare quale stazione appaltante nella fase di progettazione, affidamento ed esecuzione dei contratti pubblici funzionali all’espletamento delle attività e dei compiti alla stessa assegnati e di procedere con maggiore celerità allo svolgimento delle attività necessarie per la realizzazione del Ponte».

C’è un altro emendamento in attesa di approvazione, che va nello stesso senso della velocizzazione attuativa dei progetti, il n. 1.46. Anche questo prevede l’inserimento “di diritto” (termine sul quale, per questo emendamento, si sta tuttavia discutendo nelle sedute delle Commissioni) della società Stretto di Messina S.p.A. nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate, ma interviene sul Testo Unico Ambientale per prevedere una deroga accelerata alla Valutazione di Impatto Ambientale per progetti dichiarati di «difesa nazionale». È stata approvata, infatti, l'applicazione automatica dei criteri ambientali minimi (CAM) ai lavori di ristrutturazione, che si applicano però anche alla progettazione e realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, criteri che secondo il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha garantiscono la sostenibilità ambientale dell'opera, ovvero la tutela della biodiversità, la gestione delle risorse idriche, la riduzione dell'inquinamento e la promozione dell'uso di materiali e tecnologie a basso impatto ambientale. 

CGIL: ancora una volta, no

Era stata la Cgil il giorno prima, il 7 luglio, a chiedere che gli emendamenti sopracitati venissero ritirati e che venisse aperto al contempo un «confronto pubblico sul futuro delle politiche infrastrutturali nel Mezzogiorno, nel rispetto della Costituzione, dell’ambiente e della volontà dei cittadini». «Esprimiamo forte contrarietà – ha dichiarato il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo – agli emendamenti 1.46 e 3.038 presentati in sede parlamentare. Rappresentano un attacco diretto ai principi di trasparenza, legalità e partecipazione democratica, oltre a costituire un preoccupante tassello nell’imposizione forzata della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina».  È una «definizione ambigua e arbitraria», quella di «difesa nazionale», ha continua Gesmundo, «che può facilmente essere estesa a opere civili o infrastrutturali, come nel caso del Ponte, già qualificato dal governo come “strategico” e “prioritario per l’interesse nazionale”». In particolare l’approvazione dell’emendamento 3.038 apre proprio alla possibilità per il governo di contabilizzare opere come il Ponte di Messina nell’aumento della spesa fino al 5% prospettata in sede Nato (e tuttavia non decisa – è bene sottolineare – per il “no” opposto dalla Spagna che inficia la condizione indispensabile statutaria di unanimità). Che il ponte sullo Stretto possa essere considerato “strategico” per la difesa nazionale è concetto più volte ribadito dai ministri Salvini delle Infrastrutture e Tajani degli Esteri a partire peraltro da quanto è stato scritto, nel marzo 2023 nel disegno di legge di conversione del decreto che ha riattivato la Società Stretto di Messina Spa: il ponte rappresenta «un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi NATO nell’Italia meridionale».

«Siamo di fronte a un disegno normativo che punta a silenziare ogni opposizione, a limitare la partecipazione dei territori, a cancellare la tutela ambientale – ha sostenuto il segretario confederale – in nome di un modello di sviluppo autoritario, centralizzato e calato dall’alto. In gioco non c’è solo la legittimità di un progetto infrastrutturale, ma il rispetto delle regole democratiche, delle procedure pubbliche e dei diritti delle comunità locali». La Cgil – ha concluso Gesmundo – ribadisce la propria storica contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera dispendiosa, inutile, tecnicamente discutibile e socialmente divisiva. Serve una politica dei trasporti centrata sulla mobilità sostenibile, sull’infrastrutturazione diffusa, sulla messa in sicurezza del territorio e sull’occupazione stabile e di qualità».

La Società Stretto di Messina risponde

La risposta dell’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci: «Nessun “attacco diretto ai principi di trasparenza, legalità, tantomeno deroghe” per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. La Società opera sempre nel pieno rispetto delle norme di riferimento», ha dichiarato nella stessa giornata del 7 luglio. Aggiungendo: «Per quanto riguarda la Valutazione di impatto ambientale, sottolineo che l’intero percorso approvativo previsto dalle norme si è concluso positivamente. Il 13 novembre 2024 è stato rilasciato parere favorevole allo Studio di Impatto Ambientale dalla Commissione di Valutazione di impatto ambientale del Mase. Il 21 maggio 2025 la stessa Commissione ha espresso parere favorevole sulla Valutazione di Incidenza Ambientale, ritenendo che “tutta la documentazione trasmessa evidenzi la coerenza delle Misure di Compensazione con la necessità di garantire la tutela degli obiettivi di conservazione dei siti e la coerenza globale con la rete Natura 2000”».

La memoria corta della Società

Lo coglie in castagna Angelo Bonelli, deputato AVS e co-portavoce di Europa Verde, che ironicamente chiede a Ciucci: «Non ricorda che il progetto del Ponte ha ricevuto un parere negativo della Vinca (Valutazione d’Incidenza Ambientale, ndr) perché non rispetta i vincoli ambientali europei previsti dalla Direttiva Habitat? Ciucci non dice che, per superare quei vincoli, il governo vuole trasformare il Ponte in un’opera di interesse strategico e militare». Bonelli si richiama al fatto che nel parere del 13 novembre 2024 la Commissione VIA-VAS esprimeva una Valutazione d’Incidenza Ambientale (VIncA) negativa su alcune aree vincolate e fissava ben 62 prescrizioni, alcune delle quali richiedono analisi e monitoraggi di almeno un anno. La Commissione stessa sottolineava come, a fronte di un impatto certo e non mitigabile dell’opera, i proponenti avrebbero dovuto attivare un ulteriore livello di valutazione (la cosiddetta “procedura di III livello VinCA”). E tuttavia la Commissione VIA-VAS ha dato a maggio scorso un parere favorevole.

Quando poi Ciucci afferma che «il progetto del ponte ha rispettato tutte le norme previste e in nessun caso l’opera elude responsabilità ambientali», Bonelli rileva che «le norme a cui fa riferimento sono quelle scritte da Salvini, che ha riesumato un progetto vecchio di oltre 20 anni e una gara aggiudicata nel 2009 per un valore di 3,9 miliardi di euro. Nel 2009 quel progetto costava 3,9 miliardi. Oggi, secondo il DEF del 2023, il costo stimato è di 14 miliardi di euro, ma non esistendo ancora un progetto esecutivo, il costo finale potrebbe essere anche superiore. Altro che rispetto delle regole: siamo davanti a un’operazione opaca, costosa e inaccettabile sotto il profilo economico, ambientale e democratico».

*Immagine creata con IA

 

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