Nessun articolo nel carrello

Tre scelte personali per non arrendersi alla ineluttabilità della guerra

Tre scelte personali per non arrendersi alla ineluttabilità della guerra

BRINDISI-ADISTA. In questo prolungato e drammatico frangente della storia dell’umanità sono tante le cose che ci fanno riflettere profondamente. Tra queste voglio soffermarmi sulla enorme sproporzione tra la diffusione della violenza della guerra e la reazione inadeguata della opinione pubblica. Pare prevalere uno stato di paralisi, di inebetimento, di impotenza, di immobilismo. Sembra così lontano lo scenario di una forte reazione collettiva che pure il movimento per la pace ha vissuto nel passato. Allora nell’attesa che ciò accada, per lasciare accesa la “fiamma” della speranza occorre, sul piano strettamente personale, non avere “cedimenti” su tre questioni che mi appaiono fondamentali e rigenerative di una nuova coscienza collettiva che oggi appare appannata.

Innanzitutto, non cedere mai al sentimento dell’assuefazione come quando consideriamo le morti per ingiustizia e per guerra come parti una cronaca quotidiana asettica. Una enumerazione collettiva (20 morti, 50 morti, 300 morti) che allontana dall’identificare dietro quei numeri volti, storie, persone, orfani, vedove, tragedie, lutti, separazioni, vuoti incolmabili. Se non torniamo ad avvertire il dolore della umanità sofferente il cinismo di questa cultura contemporanea colpisce anche noi, come un virus che si espande e ci rende tutti, pur in misura diversa, insensibili. Le storie di dolore e morte provocate dalla furia insensata della guerra e che si riversa prevalentemente su innocenti devono colpire e segnare le nostre esistenze inzuppate di benessere e distratte da una quotidianità che esclude l’altrui dolore.

Poi non dobbiamo cedere alla rassegnazione. Poiché le questioni sono troppo grandi e tanto complesse preferiamo rifugiarci nell’accettare come inevitabile lo status quo. La politica mondiale nelle mani di pochi personaggi ci hanno spinto a diventare “spettatori”, convinti - per necessità e convinzione - che la storia la fanno solo i “potenti” con le loro scelte. Assistiamo alla deriva senza più esprimere il nostro dissenso, il pensarla diversamente, il nostro essere allarmati, contrariati. Ecco perché per non cedere alla rassegnazione in attesa della rinascita di un movimento mondiale della pace, sul piano personale non dobbiamo far mancare mai la nostra presenza fisica nei luoghi dove ci si riunisce contro la guerra, la violenza e per la pace. Non guardare da casa o dai social ciò che si muove ma andarci, essere presenti, manifestare che non ci arrendiamo, né ora e né mai, alla ingiustizia.

Il terzo cedimento da evitare e che mi appare decisivo per generare qualcosa di autenticamente alternativo è il rifiuto della violenza. Oggi la prevaricazione e la prepotenza non contraddistinguono solo le relazioni tra gli Stati ma anche i rapporti interpersonali. Il cedimento alla violenza vanifica la possibilità di realizzare un movimento autenticamente alternativo. Occorre testimoniare fin dai rapporti personali, famigliari, professionali, sociali e politici uno stile di vita caratterizzato dalla nonviolenza, dalla tolleranza, dalla comprensione delle ragioni altrui, dal rifiuto della prevaricazione e della ricerca ossessionante di posizioni di privilegio e di comando. Non esiste una violenza positiva, che fa bene e che può essere accettata perché lo decido io: da persone e ambienti corrotti dalla violenza non nascerà mai una autentica e duratura alternativa. Ed è proprio la costruzione di una alternativa a questo mondo così carico di conflitti che occorre contrapporre una modalità di vita, personale e di gruppo, di ben altra cifra.

Foto di Alice Donovan Rouse su Unsplash

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.