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Paradigma Brasile. In un mondo multipolare un nuovo ordine è urgente

Paradigma Brasile. In un mondo multipolare un nuovo ordine è urgente

Non mi sembra facile, in questo periodo in cui l’impalcatura su cui si sono fondate le relazioni internazionali e interne che conosciamo si sgretola, riunire qualche informazione che aiuti a capire ciò che accade. Nel passaggio da un tentativo di mondo unipolare, immaginato da alcuni possibile dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, alla realtà di un mondo multipolare, l’Occidente sembra avere scelto come unica strada quella militare e bellica, in una eterna Iliade con anche la richiesta agli Dei di un nuovo scudo di Achille. Per vari motivi il Brasile si trova ad avere un ruolo di qualche peso in questa transizione e di conseguenza è investito (in vista delle elezioni presidenziali del 2026 la cui campagna è già cominciata) da tensioni di destabilizzazione forti che investono in pieno il moderato governo Lula che colloca la Federazione nel campo del multilateralismo.

Questo ha conseguenze non solo nella politica estera, ma anche in quella interna impegnata a difendere le condizioni materiali di vita della maggior parte della popolazione a lieve discapito del dominio assoluto del capitale finanziario. Contro questo limitato ma concreto progetto con venature sociali forze potenti si mobilitano con successo. Riportare interamente il Brasile sotto il dominio neoliberista estremo non solo trasferirebbe ricchezze dal versante di una piccola ridistribuzione alla rendita, ma anche indebolirebbe e ritarderebbe assai il Sud Globale in costruzione, mattone importante del multilateralismo. Traduco parte di un lungo articolo dall’esplicito titolo “L’assedio silenzioso: anatomia della guerra politica nel Brasile attuale”, che mi sembra aiuti a capire il paesaggio politico in questo momento e anche altre realtà, ad esempio quella italiana dove pure è in corso un impressionante smontaggio e rimontaggio dello Stato. Faccio anche un incompleto e riassuntivo elenco dei principali punti di scontro fra esecutivo e legislativo (il Parlamento è quello più a destra di tutto il tempo post golpe, cioè dal 1989) e fra legislativo e giudiziario.

Nella politica interna

- Qui come altrove ininterrotto è il lamento sul debito pubblico. Ma quando l’esecutivo propone interventi, il Parlamento si oppone. Così una blanda riforma fiscale che introduce lieve prelievo sui redditi medio alti viene sabotata, come pure l’ipotesi di riconsiderare gli incentivi fiscali che raggiungono 500 miliardi R$ (pari a 4,4% del PIB) all’anno, mentre un progetto di revisione giace nel cassetto della camera del 2021. In parallelo il tasso di interesse fissato dalla Banca Centrale cosiddetta indipendente (ma non dai mercati internazionali) ha raggiunto esorbitante livello del 15% e ogni aumento dell’1% assorbe 80 miliardi R$ all’anno. Ma forse l’azione in corso più indecente del congresso è il blocco della proposta governativa di un piccolo aumento di IOF/Imposta su operazioni finanziarie da 3,38% a 3,5% (+0,12%) per limare appunto il debito pubblico. È ovvio che non è quantità che scuota l’economia, ma è un messaggio simbolico che colpisce la rendita finanziaria invece che la spesa sociale, ciò che è ideologicamente inaccettabile. Tanto più che la situazione economica del Paese è buona: bassa inflazione (che non giustifica tassi di interessi astrali), scarsa disoccupazione e aumento dei posti di lavoro, crescita dei redditi soprattutto bassi, indici di crescita annui alti. Quello che colpisce è la mancanza di pudore con cui vengono inviati i messaggi negativi senza considerare i dati reali.

- Altro punto in cui il governo, non si sa perché, è sotto accusa concerne un grave scandalo in cui è coinvolta indirettamente l’INSS/Istituto Nazionale di Sicurezza Sociale. Per iniziativa della Polizia Federale (organo dello Stato) e della AGU/Avvocatura Generale dell’Unione (organo del governo) è stata portata alla luce un’enorme truffa con trattenute illegali e illecite su pensioni attraverso associazioni private che, con false autorizzazioni, dagli anni di Jair Bolsonaro rubavano prelievi truffaldini a ignari pensionati, forse con connivenze all’interno dell’INSS. Trattandosi di lavoratori e mondo previdenziale e sindacale ovviamente la grande stampa e la potente macchina dei social della destabilizzazione collegano tutto a Lula a prescindere dalla realtà dei fatti. Il governo agisce con molta rapidità e sembra competenza nell’intervenire per i rimborsi ai truffati, mentre la polizia e la magistratura seguono il loro corso per colpire i responsabili e recuperare il denaro rubato. La camera a tempo di record ha attivato una commissione di inchiesta come luogo di propaganda antigoverno, anche se sembra che al momento emergano fra i responsabili esponenti della destra.

- Mentre continua il processo agli indagati per le trame golpiste culminate nelle eversione dell’8 gennaio 2023 a Brasilia ( e circolano deliranti discorsi sull’amnistia dei colpevoli), ulteriore punto di tensione è la proposta condotta dal formalissimo e competente ministro della giustizia Ricardo Lewandowski di attivare un coordinamento centralizzato di informazioni fra le polizie militari degli Stati per fare fronte al rafforzamento della criminalità organizzata ormai saldamente impiantata in buona parte della Federazione e collegata con le reti internazionali. Ma molti governatori degli Stati, dei quali è la competenza e il comando delle polizie militari, si oppongono a questa misura che considerano lesiva dei propri poteri. La materia è, come evidente, della massima complessità e viene trattata con prudenza dal momento che essa concerne il rapporto cardine fra Unione e Stati.

(Apro una parentesi. Come sappiamo fra i protagonisti mondiali di primo piano della criminalità organizzata soprattutto in materia di sostanze stupefacenti e appalti pubblici vi è la ‘ndrangheta patria e a volte già emergono connessioni ad esempio fra quest’ultima e soprattutto PCC/Primeiro Comando da Capital. Si hanno anche notizie di azioni congiunte delle polizie dei due Paesi, cosa buona e che va coltivata. In questo contesto personalmente mi stupisce che la polizia italiana non abbia ancora ritrovato Carla Zambelli la deputata condannata per crimini comuni, uscita dal Brasile a fine maggio, da diverse settimane in Italia e inserita dal Brasile nella lista rossa di ricercati dell’Interpol. La vicinanza ideologica fra la ricercata e parte dell’esecutivo italiano si spera non influenzi l’azione di polizia. Chiudo la parentesi).

Nella politica internazionale

- Il governo ha di fronte alcune scadenze importanti e non facili. A luglio ci sarà a Rio la riunione dei capi di Stato e di governo dei 20 Paesi che aderiscono, a titolo pieno o come partner, al BRICS. È ovvio che il sodalizio è visto come un nemico dall’Occidente per il carattere multilaterale, per l’organizzazione non statutariamente ingessata, per l’inclusione di Stati fra loro diversi nelle forme di rappresentatività istituzionale e di profili economici. Tutte cose che presuppongono reciproco rispetto, metodo del dialogo e della trattativa, preferenza per i temi condivisi piuttosto che per quelli di contrasto. Il BRICS è visto come nemico non solo dagli USA, ma anche dalla sciocca Europa e dalla sciocchissima Italia che calpestano così i propri interessi e soprattutto quelli dei cittadini. Nel considerare gli accadimenti internazionali è bene quindi inserire fra le variabili anche il sodalizio del Sud Globale.

 

- Aggiungo un altro nodo internazionale che l’attuale governo deve gestire, cioè il comportamento della cupola di parte della comunità ebraica. L’immigrazione ebraica in Brasile risale ai primi decenni del XX secolo e aveva allora formato una consistente comunità raccolta attorno alla Casa del Popolo del quartiere Bom Retiro.  In anni più recenti il baricentro della presenza ebraica in San Paolo si è spostato nel più elegante quartiere di Higienopolis con un progressivo avvicinamento al sionismo in diretta prossimità con lo Stato di Israele. La cupola della collettività ebraica è stata molto vicina a Bolsonaro e soprattutto in questo terzo governo Lula ingerisce anche attraverso l’ambasciatore in modo pesante nelle faccende interne del paese.

- Altra scadenza di rilievo è la Cop 30 a Belém a novembre 2025. La preparazione procede con non poche difficoltà per raggiungere punti di convergenza, l’allontanamento degli USA da qualsiasi impegno ambientale pesa come un macigno, alcune opzioni del Brasile espongono il Paese a critiche. La scelta di avviare le prospezioni petrolifere lungo il Margine Equatoriale è oggetto di opposizione varie all’interno della Federazione e sono utilizzate dalle grandi ONG ambientaliste per rafforzare il proprio messaggio. La difficoltà di mantenere intatta la foresta amazzonica viene imputata da Paesi e organizzazioni terze alla inadeguatezza dell’esecutivo locale, trascurando le pesanti responsabilità di potenti soggetti internazionali che i rispettivi Paesi non hanno interesse a controllare. Insomma, nel complesso il clima non sembra ambito di particolare collaborazione, contaminato dai venti di guerra e dal negazionismo climatico.

Difficile interpretare se siamo nel corso di un ulteriore passo del cammino di decolonizzazione, certamente stiamo attraversando un momento da passaggi da un ordine internazionale a un altro, il che esaspera coloro che abitano lo spazio in decadenza, ciò che altre volte ha portato alla guerra. Ma la tecnologia dell’oggi non permette questa scelta che coincide con annientamento. Che fare? Sembra che a questa domanda centrale nessuno riesca a tracciare una risposta. Ma certamente vale anche oggi il richiamo di Antonio Gramsci: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza” (L’Ordine Nuovo, 1° maggio 1919).

*Immagine realizzata con IA

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